La situazione del Venezuela si aggrava di giorno in giorno, anche perché iniziano a registrarsi dissensi interni allo stesso potere, come l’intervento di Luisa Ortega, che ha definito la manovra giudiziaria che ha cancellato il potere dell’Assemblea Nazionale (definita l’auto-golpe di Maduro) come un’aperta violazione della Costituzione Bolivariana. Abbiamo intervistato l’ex Ambasciatore venezuelano all’Onu, Milos Alcalay, al quale abbiamo chiesto di spiegarci l’attuale situazione del Paese.



Quali saranno le conseguenze dell’auto-golpe di Maduro?

L’autogolpe costituisce una chiara dimostrazione della tentazione totalitaria del regime dittatoriale chavista che, con le recenti misure, si è tolto la maschera della “falsa democrazia” generando reazioni immediate sia a livello nazionale che internazionale. Riguardo le prime, il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Julio Borges, ha confermato ulteriormente la posizione ferma e categorica dei legislatori dell’opposizione, che detengono una maggioranza dei 2/3, nell’accusare questo nuovo atto come un golpe alla Costituzione, fatto per il quale non riconosce la sentenza del Tribunale Speciale di Giustizia che, in modo anticostituzionale, elimina i poteri del Parlamento e usurpa in forma cinica le facoltà legislative e di controllo che non gli corrispondono, oltre che delegare al Presidente un potere legislativo che non gli spetta. 



E per quel che riguarda le reazioni internazionali?

Per quanto concerne il livello internazionale, c’è stata una vera cascata di proteste: il Perù ha ritirato il proprio ambasciatore e molti Governi mondiali hanno sollecitato una riunione urgente dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) che ha condannato il golpe di Maduro. Tutto ciò aumenta a dismisura l’isolamento di una dittatura che si truccava da “pseudo democrazia”.

Quali errori sono stati fatti dalla Comunità internazionale che, anche se ha isolato il Venezuela dal resto del mondo, non è mai intervenuta energicamente?



La diplomazia ha i suoi tempi. Dal silenzio complice di molti Governi che si è protratto per anni si è passati a una solidarietà “automatica” con il Governo di Chavez nella stessa Osa a una tolleranza, al fine di mantenere una politica di “status quo”. A partire dello scorso anno, però, a causa della radicalizzazione crescente del regime, c’è stato un cambiamento che, come si consta dall’informativa del Segretario dell’Osa, Luis Almagro, è riuscita a rendere la realtà del Venezuela: fatto che ha prodotto chiari pronunciamenti da parte di organismi fuori dal contesto latinoamericano, come l’Ue e le Nazioni Unite. Però nessun organismo internazionale può toglierci le “castagne dal fuoco”, cosa che dovrà essere fatta attraverso un’unità dell’opposizione appoggiata dalla cittadinanza.

A questo punto le pare che la soluzione violenta sia inevitabile? Come vede il futuro più prossimo per una delle nazioni più ricche del pianeta portata alla fame?

La profonda crisi economica, politica, sociale, umanitaria e repressiva sta generando nella popolazione un clima di frustrazione crescente che, se non troverà una via di risoluzione attraverso i canali nazionali e internazionali, produrrà senza dubbio o un’implosione, come quella che si verificò nell’Europa dell’Est con la disgregazione dell’Urss, o un’esplosione modello “primavera araba”. In ambo i casi con risultati imprevedibili e anche irrimediabili.

(Arturo Illia)