NEW YORK — Come si fa a non storcere la bocca? Voglio dire, che Trump piaccia o no, che uno ami o meno la sua ostentata political incorrectness ed i suoi modi diretti, il licenziamento di James Comey sembra più l’infelice conclusione di una puntata de “The Apprentice” che un evento plausibile in una democrazia avanzata. Per chi non lo sapesse “The Apprentice” (“L’Apprendista”), è un programma tv che Donald Trump condusse dal 2004 al 2015, in cui si giudicavano le capacità di business di un gruppo di contendenti e che spesso si concludeva con Donald che tuonava un perentorio “You are fired!”, sei licenziato. Esattamente quello che ieri si è sentito dire James Comey, direttore del Federal Bureau of Investigation, la Fbi, quella degli X-files, ma anche quella che ha pestato Hillary Clinton durante la campagna elettorale per via di quel curioso guazzabuglio di servers ed email, e quella stessa Fbi che in tempi più recenti si è messa sulle tracce delle oscure trame che membri della squadra di Trump sembrano aver tessuto con la Russia sempre durante quella pasticciatissima campagna elettorale.
Licenziato perché? Per aver cacciato il naso dove non avrebbe dovuto? Per essere rimpiazzato da qualcuno più compiacente, qualcuno più allineato magari disposto a coprire cose inguardabili — in caso ce ne fosse bisogno?
Oggi la maggior parte degli americani storce la bocca, perché oltre a sembrare una mossa diciamo pure di sapore stalinista, il licenziamento in tronco di Comey riporta alla mente cose brutte degli anni 70. Oggi a tutti ronza nelle orecchie una parola che gli americani terrebbero volentieri sotto terra, tanto sotto terra da non ricordarsela più: “Watergate”, il grande scandalo che affondò Nixon e che si può riassumere in una espressione molto sintetica: abuso di potere.
Cosa vuol dirci Trump con quest’ultima uscita? Certamente che chi comanda è lui. Che è esattamente la stessa cosa che comincia a preoccupare un po’ tutti.