Cosa succede veramente in Cecenia? Dopo il reportage del quotidiano Novaya Gazeta giornale di opposizione per cui scriveva anche la giornalista Anna Politkovskaja, vittima della repressione putiniana, in tutto il mondo sono partite accuse e campagne di mobilitazione contro i presunti campi di concentramento per omosessuali. In realtà lo stesso giornale russo non ha mai parlato di campi di concentramento, ma di un comando della polizia cecena, dove i sospetti omosessuali vengono interrogati soprattutto per avere il nome di altri omosessuali, anche in modo brutale. Le vittime, in seguito a queste violenze poliziesche, dice sempre il quotidiano di opposizione russo, sarebbero in tutto tre. In realtà viene usata una strategia più subdola: essendo la Cecenia un paese in cui l’islamismo anche radicale e fondamentalista è molto radicato, si preferirebbe avvisare i parenti dei presunti gay perché “ci pensino loro ad allontanare” questi figli “degeneri”, permettendo anche di compiere nei loro confronti “delitti d’onore” tipici dell’Islam più radicale. Questo perché il dittatore Ramzan Kadyrov ha da qualche tempo imposto una forma di sharia, non perché lui abbia simpatie per l’islam (anzi, ha combattuto a fianco di Putin contro i ribelli islamici), ma per ottenere maggiore consenso dal suo popolo. Secondo la dottoressa Francesca Gori, conoscitrice ed esperta di Russia e ex Unione Sovietica, “per quanto la Cecenia sia legata a Mosca, misure di questo genere così estremo non possono essere approvate e sostenute da Putin, che pure conduce campagne anti omosessuali. Il problema è la follia di questo dittatore Ramzan Kadyrov, che da anni fa quel che vuole, grazie alla carta bianca che gli dà Putin”.
Dottoressa Gori, quanto è credibile l’inchiesta pubblicata dalla Novaya Gazeta? Come mai questo caso scoppia improvvisamente dal nulla?
L’inchiesta pubblicata è certamente credibile, quanto sta succedendo deve aver colto di sorpresa anche Mosca perché, pur non essendo Putin favorevole ai gay e ai diritti Lgbt, quanto sta accadendo in Cecenia va fuori da ogni immaginazione. Oltretutto finisce per danneggiare la stessa Mosca, viste le reazioni internazionali.
La Cecenia ha però forti legami con la Russia, specialmente con Putin stesso, possibile non se ne sapesse niente?
Non voglio difendere Putin, ma quanto sta accadendo ha sicuramente a che fare con il personaggio Kadyrov, un personaggio che da sempre agisce al di fuori di ogni regola.
La Cecenia è un paese in cui l’islamismo sunnita è fortemente radicato, che ci sia l’islam dietro a questa caccia ai gay?
Infatti questo è il punto. Pur non essendo un sostenitore dell’islam, avendo combattuto in prima persona proprio contro i ribelli islamici ai tempi delle guerre di Cecenia, Kadyrov da qualche tempo ha introdotto una forma di sharia non ufficiale.
Perché? Siamo davanti a una svolta islamista del paese?
Non credo proprio. Kadyrov usa questa strategia per procacciarsi un maggior sostegno della popolazione. E’ un nazionalista razzista, con questa mossa negando ufficialmente che in Cecenia ci siano omosessuali, dà alle famiglie il diritto di risolvere la questione, in quanto la sharia permette a ogni singola famiglia di salvare il cosiddetto onore. E un figlio gay disonora la famiglia. Le vittime ufficiali della polizia sono tre, ma chissà quanti sono stati uccisi dalle famiglie.
Secondo lei Putin cosa farà? Starà a guardare?
Putin e Kadyrov si sono incontrati a fine aprile. Putin ha detto che si tratta di una questione federale e che se ne occuperà una apposita commissione, non Mosca direttamente, ma in ogni caso gli conviene cercare di smorzare la cosa perché ormai oltre alle associazioni per i diritti gay si stanno muovendo anche personalità dei governi occidentali.