Donald Trump non ci sta a passare per una spia della Russia e dopo aver rivelato informazioni altamente riservate al Ministro degli Esteri Lavrov, ecco arrivare la replica -ovviamente a mezzo Twitter – che smentisce, oltre che l’articolo del Washington Post, anche il tentativo di mettere una pezza sull’intera vicenda da parte della Casa Bianca. Al presidente degli Stati Uniti bastano un paio di cinguettii per dire la sua sulla vicenda:”Come presidente volevo condividere con la Russia (in un incontro alla Casa Bianca programmato ufficialmente), cosa che ho assolutamente il diritto di fare, alcuni fatti relativi al terrorismo e alla sicurezza dei voli aerei. Per ragioni umanitarie, inoltre, voglio che la Russia faccia grandi passi avanti nella sua lotta contro l’Isis e il terrorismo”. Con questa presa di posizione Trump rinnega di fatto le dichiarazioni del Segretario di Stato, Rex Tillerson, e del consigliere alla Sicurezza Nazionale, che avevano assicurato in due note separate che nessuna fonte, metodo o operazione militare era stata oggetto dell’incontro con Lavrov. Dalla Russia, prima dei tweet di Trump, era stato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, a prendere le distanze dall’accaduto con l’agenzia Tass:”Non ci compete, non vogliamo avere niente a che fare con questa fesseria”, dicendo che si trattava di “qualcosa che non si può né confermare né smentire”. (agg. di Dario D’Angelo)
-Non bastava aver licenziato il capo dell’FBI che stava indagando sui suoi legami con la Russia: Donald Trump è nuovamente nell’occhio del ciclone per aver rivelato informazioni d’intelligence altamente riservate al Ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, e all’ambasciatore di Mosca negli Usa, Sergey Sislak. Le teorie circolate prima e dopo l’insediamento di Trump a Presidente degli Stati Uniti, che descrivevano The Donald come una spia della Russia, hanno oggi nuovo vento in poppa. Ma quali sono le informazioni altamente riservate che avrebbe rivelato Trump nel corso dell’incontro allo Studio Ovale risalente alla scorsa settimana? Trump, secondo quanto scrive il Washington Post, avrebbe detto a Lavrov che l’Isis sta progettando un attentato in una precisa città della Siria con una bomba che può essere inserita in un laptop e trasportata su un aereo civile. Un’ipotesi non nuova, ma che Trump avrebbe chiarito con una serie di dettagli che secondo il Washington Post “erano stati nascosti anche ai paesi alleati degli Stati Uniti e a moltissime persone dentro il governo americano”.
Le informazioni svelate da Trump alla Russia sono quelle che in gergo vengono chiamate “parola in codice”, quelle cioé che mettono a repentaglio le fonti e il metodo di lavoro dell’intelligence. In che senso? Nel senso che questa informazione potrebbe essere stata data agli Usa da un alleato o da un infiltrato nell’Isis. Significa, dunque,che il Paese che ha passato la notizia a Washington potrebbe non fidarsi più degli Usa come interlucori – vista la facilità con cui informazioni del genere vengono trattate – o che la talpa del Califfato potrebbe presto vedere saltare la sua copertura. Non è ancora chiaro per quale motivo Trump abbia deciso di parlare di queste informazioni così delicate con Lavrov, Ministro degli Esteri di un Paese che in Siria combatte sul fronte opposto di quello americano. Esclusa la teoria che vuole Trump una spia russa, in campo ci sono perlopiù due ipotesi: una è che non si sia reso conto dell’errore che stava facendo (e non sarebbe meno grave), l’altra che abbia voluto mostrarsi sicuro di sé in un incontro in cui veniva descritto in soggezione. Sulla fondatezza dell’articolo del Washington Post ci sono ormai pochi dubbi: a parte la blanda smentita della Casa Bianca, il WP ha detto di non aver voluto inserire ulteriori dettagli sull’incontro su preghiera dell’intelligence.