Chelsea Manning è una donna (in realtà è entrato in carcere uomo e ne è uscito donna) libera, stanno intitolando tutti i media del mondo. Nato Bradley Edward Manning, cioè uomo, membro dell’intelligence dell’esercito americano, ha cambiato sesso durante la prigionia degli ultimi anni, quando nell’agosto del 2013 è stata condannata a 35 anni di carcere. Ma non è il cambio di sesso che ha reso questa persona tra le più note al mondo negli ultimi anni, ma il caso di spionaggio in cui è stato coinvolto, unico che ha avuto a che fare con Wikileaks a subire una condanna, a parte ovviamente il caso del fondatore Assange da anni rinchiuso in una ambasciata a Londra perché se ne dovesse uscire sarebbe immediatamente arrestato per le miriadi di accuse che pendono su di lui. Ma che non ha sofferto minimamente quieto che Bradley ha sofferto in questi anni, lasciato al suo destino dal fondatore di Wikileaks.
Tutto inizia nell’ottobre 2009 quando l’allora soldato Bradley viene inviato nell’Iraq occupato dalle truppe americane come specialista di intelligence. I suoi guai però cominciano un anno dopo quando un hacker, Adrian Lamo, lo denuncia. Secondo il personaggio, Bradley gli ha confessato di aver dato ad Assange documenti confidenziali dell’esercito, tra cui un video poi reso noto in tutto il mondo in cui si vedono due elicotteri americani uccidere dodici civili iracheni disarmati. E’ uno shock per tutti, perché altri documenti parlano di episodi del genere. Immediatamente arrestato il 29 luglio viene rinchiuso nella prigione di Quantico (sì, proprio quella dell’omonima serie tv poliziesca).
E da questo momento cominciano le feroci polemiche sul suo trattamento e la violazione dei diritti umani, come la detenzione per ben un anno in isolamento con le luci accese 24 ore su 24. Si muovono gli avvocati che denunciano torture e altre violazioni e soprattutto il fatto che non sia ancora stato accusato e processato (violenze che non le hanno impedito comunque di fare tutto il procedimento necessario per diventare donna). Processo, anzi corte marziale, che inizia nel febbraio 2013: Manning si riconosce colpevole di parte delle accuse, di aver consegnato a Wikileaks dei documenti perché scandalizzato dalle violenze dell’esercito americano in Iraq. Il 21 agosto la sentenza: 35 anni di carcere, assolta solo dall’accusa di connivenza con il nemico che gli sarebbe costata la pena di morte. Dopo 7 anni di carcere, Barack Obama le concede la grazia: oggi è uscita di carcere. Decisione presa nella sua ultima settimana alla Casa Bianca e piuttosto sorprendente per due motivi: di solito un presidente uscente non prende decisioni così importanti perché ormai sono di interesse del suo successore, e poi perché durante tutto il caso Obama era stato molto duro con l’accusato.
Il caso ha portato notorietà mondiale a Wikileaks, mentre Assange e i suoi principali collaboratori hanno sempre smentito che l’ex soldato Bradley avesse passato loro la documentazione. Smentite smentite dalla confessione dello stesso Chelsea/Bradley. Wikileaks quando scoppiò il caso divenne il terrore numero uno del mondo, minacciando di pubblicare un numero infinito di documentazioni analoghe, ma oggi il suo ruolo di “rivelatori delle verità” come disse Assange, si è quasi del tutto sgonfiato e non rimane praticamente più nulla. L’ex soldato esce di carcere proprio nella giornata di difesa dei diritti Lgbt, probabilmente non a caso. Il suo avvocato ha commentato: “Chelsea era nell’esercito da quando era molto giovane ed è stata in carcere negli ultimi 7 anni. Per la prima volta ha la possibilità di decidere che cosa far succedere. Io e molti altri saremo presenti per sostenerla in qualsiasi cosa decida di fare”. Molto probabilmente l’ex soldato Bradley sarà dimenticato presto, meno sarà l’opera degli hacker che da allora sono diventati un fenomeno mondiale assai preoccupante.