Lo ha deciso oltre il 70% degli aventi diritto: è Hassan Rohani, per la seconda volta di fila, il vincitore delle elezioni presidenziali in Iran. Il leader riformista moderato si è imposto al primo turno di una tornata elettorale che prevedeva 4 contendenti con il 57% dei voti (23,5 milioni), evitando così il ballottaggio. Sconfitto il conservatore Ebrahim Raisi, fermatosi al 38,99% delle preferenze (15,8 milioni di schede). Rohani, supportato dai giovani e dalle donne delle città, e anche dai ricchi della parte nord di Teheran che auspicano che l’Iran continui ad aprirsi al mondo occidentale, ha di fatto sconfitto il candidato della guida suprema, l’ayatollah Alì Khamenei che – come riporta La Repubblica – sosteneva Raisi insieme al clero conservatore, alle Guardie della rivoluzione e più in generale all'”apparato” dello Stato persiano che poteva perà contare sul supporto di milioni di iraniani facenti parte delle fasce di povertà lasciatisi convincere dai messaggi sull’economia, venati di propaganda populista, lanciati da Raisi.
La vittoria alle presidenziali di Rohani, più di ogni altra cosa rappresenta la decisione del popolo iraniano di rispettare gli accordi sul nucleare firmati da Rohani con l’allora presidente Usa, Barack Obama. In cambio della promessa di limitare lo sviluppo nucleare, riconvertendolo per scopi pacifici, l’Iran ha visto cessare il regime di sanzioni imposto dall’Onu tornando a respirare a pieni polmoni anche dal punto di vista commerciale e di scambi economici. Che la vittoria di Rohani sia una buona notizia per il mondo finanziario lo conferma anche l’andamento della Borsa di Teheran, segnalata in rialzo fin dalla comunicazione della vittoria del leader moderato.