La Russia prima diffonde poi non conferma del tutto la notizia-bomba della morte del Califfo Isis, Al Baghdadi dopo il bombardamento a Raqqa nello scorso 28 maggio. I prossimi giorni di approfondite ricerche diranno se effettivamente il califfo di Daesh sia ucciso oppure se si tratti dell’ennesima bufala da cinque anni a questa parte; secondo quando riporta l’esperto inviato del Sole 24 ore, Alberto Negri, la morte di Al Baghdadi avrebbe un doppio effetto strategico per la Russia ma non troverebbe ancora la fine della guerra in Siria, pre-scenario di una guerra mondiale strategica ancora più grande. « da quando è entrata nella guerra siriana il 30 settembre 2015 la Russia è riuscita a mantenere in sella il regime di Bashar Assad, a insediare nuove basi militari sulle coste del Mediterraneo e ora Putin potrebbe vantarsi di avere tagliato la testa ai vertici del Califfato», scrive il collega inviato di guerra.
L’Isis, a prescindere, sta perdendo sul campo e a breve potrebbe essere spazzato via dalla coalizione anti-Daesh ma questo non fermerebbe i conflitti sul campo mediorientale, purtroppo: «la guerra siriana è destina a continuare proprio contro il regime di Assad, l’Iran e gli Hezbollah libanesi, il cosiddetto “asse della resistenza” oggi alleato della Russia. Gli americani hanno abbracciato la tesi dei sauditi, appoggiata anche dagli israeliani, che l’Iran è un pericolo da combattere al pari del Califfato». (agg. di Niccolò Magnani)
È vero che viene organizzato dall’Onu che in quanto a contraddizioni non è secondo a nessuno, ma l’incontro e la conferenza contro la bomba atomica che coinvolge i principali Paesi coinvolti nel mondo con le testate atomiche è pronta a scattare. Un momento comunque importante per quello strumento che più di tutti rischia di far divenire qualsiasi scontro una potenziale terza guerra mondiale: i rappresentanti di 132 Paesi oggi iniziano a riunirsi per il secondo round sulla messa al bando della armi nucleari, una reale Commissione di disarmo delle Nazioni Unite che intende approvare una intesa vincolante il prossimo 7 luglio. Siria, Israele, Medio Oriente, Iran e poi ancora Corea del Nord, nord Africa e ovviamente lo scontro tra le sue massime potenze nucleari del mondo, Usa vs Russa; questi tutti i nodi in campo per una conferenza potenzialmente importante, da non sprecare malamente come spesso purtroppo accade nel grande mare-magnum delle Nazioni Unite.
Il testo, così com’è oggi all’avvio dei negoziati: «vincola infatti i firmatari a non usare mai armi nucleari» e a «mai sviluppare, produrre, altrimenti acquisire, possedere o inventare armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari». Le promesse sono ancora più roboanti – “non eseguire alcuna esplosione di armi nucleari o qualsiasi altra esplosione nucleare” – ma resta da capire cosa e se accetteranno i vari Paesi coinvolti in prima battuta sul disarmo nucleare. Un esempio? Gli Usa, ovviamente, che fanno sapere come sia del tutto ingenuo disarmarsi quando altri Paesi come la Corea del Nord minacciano di lanciare missili nucleari ai loro nemici. (agg. di Niccolò Magnani)
TERZA GUERRA MONDIALE: RIMPATRIATO STUDENTE AMERICANO IN COMA DALLA COREA DEL NORD – Il livello di tensione tra Stati Uniti e Corea del Nord resta alto, in molti temono che una Terza Guerra Mondiale possa scoppiare per le tensioni tra i due Stati. Per questo vengono fatti tutti i tentativi diplomatici possibili per riuscire ad ottenere un riavvicinamento. Ci sono attualmente quattro prigionieri americani detenuti nelle prigioni di Pyongyang. Uno di essi, Otto Warmbler, è stato rimpatriato proprio in queste ore. Liberato, dopo un anno di prigione vissuto praticamente tutto in coma. Otto è uno studente che è stato arrestato dopo aver strappato un poster di propaganda dall’albergo in cui risiedeva. Durante il processo, nel quale fu condannato a 15 anni di reclusione, gli fu somministrato un sonnifero che gli ha causato una reazione di botulismo. Otto non si è più risvegliato, e la gioia per il ritorno a casa negli Stati Uniti si mescola ovviamente alla preoccupazione per le sue condizioni di salute.
In questi giorni a fare da ambasciatore per gli Usa a Pyongyang c’è l’ex campione di basket Dennis Rodman. Vicino da tempo al leader nordcoreano Kim Jong Un, Rodman ha affermato di poter utilizzare la sua influenza per convincere la Corea del Nord a liberare i quattro prigionieri americani. Non è però al momento dato sapere se la liberazione di Otto Warmbler sia dovuta già all’azione diplomatica dell’ex cestista. Di sicuro si tratta del primo vero gesto di distensione da parte del regime di Pyongyang verso gli Usa da quando Donald Trump è diventato Presidente. Il capo del Pentagono, Jim Mattis, ha avuto parole di fuoco verso Pyongyang, definendo al momento la Corea del Nord la più concreta minaccia esistente alla pace nel mondo. In questo quadro la presenza di Rodman a Pyongyang appare quantomeno pittoresca, ma non si tratta della prima visita dell’ex asso del basket, che potrebbe rappresentare un canale aperto tra Usa e Corea del Nord per ottenere una distensione che pareva impossibile nei primi mesi della presidenza Trump.