Quante volte è già morto al-Baghdadi, l’uomo nero, il califfo dello stato islamico, il capo macellaio dei miliziani dell’Isis? Tante, stando agli annunci dati via via in questi anni da americani e iracheni. Adesso tocca dirlo ai russi, pur ancora con riserve, e anche questa volta si tratta di capire se sia propaganda, guerra di comunicazione tra Usa e Mosca o che altro. In ogni caso, come spiega Fausto Biloslavo al sussidiario, “la sua eventuale morte avrebbe un significato solo simbolico, un colpo al morale dei miliziani, ma niente di più”. Al-Baghdadi incarnava il simbolo religioso dell’Isis, “ma sul campo ci sono comandanti militari ben più strategici e abili di lui e inoltre morto un capo, come ne sono stati uccisi tanti in questi anni, l’Isis ne fa subito un altro”.



Biloslavo, sempre che venga accertata la morte, che significato ha l’uccisione di al-Baghdadi?

Se è davvero morto, non significa certo che è finito l’Isis e i miliziani si arrendono tutti con le braccia alzate. La sua morte però avrebbe indubbiamente un valore simbolico.

Quale?

Intanto siamo quasi all’anniversario della proclamazione del califfato nel 2014. Se è stato ucciso, anche se i russi come chi dovrebbe averlo ucciso prima di loro non sono molto precisi, sarebbe un colpo simbolico non indifferente.



Al-Baghdadi però incarna il simbolo religioso del nuovo islam, anzi quello antico, duro e puro, non quello militare. O no?

Non era un militare, era un riferimento religioso, ma era comunque il califfo, aveva voce in capitolo su tutto, era un despota. E’ chiaro che ci sono comandanti militari ben più validi sul terreno, più strategici e cruciali di lui e ancora vivi. Ma se fosse vero sarebbe un grande colpo simbolico anche sul morale delle truppe e dello stato islamico, o di quel che ne resta, ma non un colpo fatale e definitivo. L’Isis ne tagli una testa e ne spunta subito fuori un’altra.



Morto un capo, ne fanno subito un altro, ha detto qualcuno già anni fa.

Questo è sicuramente vero, ma è stato sempre così sin dall’inizio. Di capi dell’Isis ne sono stati ammazzati molti, anche in questo bombardamento che ci fosse lui o no c’era la struttura di vertice della difesa di Raqqa. Hanno comunque una struttura di comando e controllo non indifferente, che deriva dagli ex ufficiali di Saddam che come sappiamo sono passato all’Isis quando gli americani hanno sciolto l’esercito iracheno. Non basta un bombardamento che fa fuori alcuni capi.

Da parte della Russia potrebbe essere solo una mossa propagandistica, far vedere che Mosca lo stato islamico lo combatte davvero, a differenza degli americani?

Questa è stata sempre la linea dei russi fin dal primo intervento in Siria: “noi decidiamo veramente le sorti del conflitto, altro che gli americani che fra problemi con i gruppi locali e indecisioni non hanno fatto niente. Noi andiamo e tiriamo già tutto, anche al-Baghdadi”. Questa è la loro logica, sarebbe però interessante se in questo scontro propagandistico e strategico ci fosse un fondo di verità, cioè sapere se effettivamente lo hanno ucciso.

Dal punto di vista militare, com’è la situazione? Mosul è sotto attacco da mesi, Raqqa è circondata…

A Mosul ormai l’Isis controlla solo il 10 per cento della capitale proprio attorno alla moschea dove al-Baghdadi si proclamò califfo. Mosul è liberata, anche se ridotta a una Stalingrado. Rimane questa piccola parte, che magari lsarà presa per l’anniversario.

E Raqqa?

A Raqqa invece l’offensiva è appena iniziata. Le truppe siriane democratiche, in gran parte fatte di quei curdi che i turchi considerano terroristi, però appoggiati dagli americani con forze cristiane e arabe, stanno cominciando l’attacco. Quanto durerà non lo sappiamo. Ci sono poi altri capisaldi nella valle dell’Eufrate.

Che succederà dopo la liberazione delle città capitale dell’Isis?

Si sono già preparati da tempo. Perso il controllo delle loro capitali come Sirte, Mosul e Raqqa, e tutto il territorio che arrivava fino a Baghdad, si stanno preparando alla nuova guerra che in Siria e Iraq sarà guerriglia pura e in Europa terrorismo. Non è un caso che mentre perdono terreno in Siria, da noi gli attentati aumentano, e non è un caso che l’Interpol abbia detto che sono aumentati a dismisura gli arresti di jihadisti in Europa. Hanno cominciato a cambiare pelle, la guerra continuerà adesso in maniera più minacciosa per noi e andrà combattuta fino in fondo.