E’ successo in Spagna, nel 2015, ma solo adesso è cominciato il processo, come riporta oggi il Daily Mail inglese, e si cominciano a conoscere pubblicamente i dettagli del fatto. Un caso terribile che dimostra una volta di più, se ancora ce ne fosse bisogno, la follia degli sport cosiddetti estremi, le cui vittime ogni anno sono numerose. Sfide alla morte, consapevoli o no di saperlo, che andrebbero semplicemente vietate. Nel caso in questione una ragazza olandese di 17 anni in vacanza in Spagna si preparava a effettuare il cosiddetto bungee jumping, il lancio con una corda elastica da un ponte nel vuoto, corda che poi riporta in alto il saltatore. Purtroppo l’istruttore parlava un pessimo inglese e non si è fatto capire: la ragazza non era ancora fissata con la corda e lui le ha detto “no jump”, non saltare, ma lei ha capito “now jump”, salta adesso.
Si è così buttata dal ponte di Cabezon de la Sal in Cantabria schiantandosi sul terreno sottostante. L’istruttore è accusato di aver causato la morte della giovane e anche di non aver controllato che fosse maggiorenne. L’istruttore avrebbe dovuto dire, secondo l’accusa, “don’t jump”. In realtà, aggiungiamo noi, dovrebbe contare anche il fatto che la ragazza prima di saltare non avesse controllato se era legata o no: chi si butta nel vuoto senza prima verificare la sicurezza del lancio? In ogni caso queste specie di divertimenti dimostrano ancora una volta la loro stupida pericolosità.