La situazione in Venezuela preoccupa ogni giorno di più: lo stato di oppressione del “regime” ormai instaurato dal presidente Maduro da settimane provoca scontri in piazza con le stesse forze dell’ordine divise al loro interno in uno scontro che alla guerra civile purtroppo non ha nessun elemento di diversità. Di ieri un simbolico ma gravissimo episodio avvenuto a Caracas presso la sede della Corte Suprema, adiacente al Ministero degli Interni: un elicottero della polizia scientifica venezuelana ha sorvolato l’intero centro della capitale lanciando granate e sparando contro il Tribunale supremo di giustizia, uno degli organi sottratti alla democrazia e messo sotto l’egida del potere di Maduro. Lo stesso presidente, sempre più sotto assedio e con la polizia che gli si rivolta contro, denuncia l’attacco come un «atto terroristico: hanno sparato contro il Tribunale supremo: è il tipo di attacco che sto denunciando da tempo», spiega alla nazione Maduro in queste ore.



Le immagini, il video e le tante foto hanno fatto il giro del mondo anche per quella bandiera esposta dall’elicottero ribelle “libertà 350”, che fa allusione all’articolo della Costituzione venezuelana che autorizza la rivolta contro l’autorità antidemocratiche. Il responsabile dell’attacco è un agente della Brigata di Azioni Speciali (BAE) della Polizia Scientifica, un certo Oscar Rodriguez, accusato di essere in contatto con l’ex ministro Interni del governo Chavez, Miguel Rodriguez Torres e al soldo della Cia. Scontri continui, attentati sparsi nel Paese e il Venezuela sempre più isolato dalle stesse altre regioni dell’Sud America: la comunità internazionale finora non è intervenuta ma i fatti tra Caracas e le periferie sono sempre più di una gravità allucinante.



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