Il Ministro nordcoreano degli Affari Esteri ha condannato la decisione del presidente Donald Trump di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul cambiamento climatico. «Decisione miope e sciocca», così l’ha definita in una dichiarazione pubblicata dall’agenzia di Pyongyang (KCNA), elogiando invece quei Paesi che intendono rispettare l’accordo. Per la Corea del Nord quella del riscaldamento globale «è una delle sfide più grandi che l’uomo sta affrontando oggi». Nonostante il suo noto isolamento internazionale, la Corea del Nord aveva firmato quell’accordo nel 2015. Il paese è, infatti, rischia in maniera significativa problemi legati al cambiamento climatico, per questo ha deciso di impegnarsi con il resto della comunità internazionale. La posizione statunitense è stata definita «egoistica», d’altra parte l’amministrazione Usa ha criticato il programma nucleare della Corea del Nord. (agg. di Silvana Palazzo)
Gli attentati avvenuti oggi in Iran potrebbero avere una foto componente e “movente” legata alle guerre in Siria e Iraq: l’appoggio della superpotenza sciita ai vicini siriani e iracheni (solo dopo Saddam ovviamente, il rais aveva instaurato un regime monocratico sunnita) ha sempre fatto storcere il naso ai movimenti e alle frange terroristiche sunnite. Al Qaeda prima, Isis ovviamente poi: Rohani non è gradito e il sostegno dato ad Assad e al governo di Baghdad nella lotta contro il terrorismo di Daesh non è mai stato digerito dallo Stato Islamico. In un video pubblicato a fine marzo, per la prima volta in lingua farsi, il Califfato ha dichiarato apertamente di voler colpire Teheran per il suo appoggio al governo iracheno e al presidente siriano Assad. La capitale iraniana oggi ha visto bene tre attentati coordinati con il chiaro obiettivo di gettare panico e terrore contro la popolazione e il governo di Rohani.
La recente chiusura di ogni rapporto diplomatico e politico con il Qatar da parte degli Emirati, l’Arabia e il Bahrein ha avuto lo stesso obiettivo “troppo sostegno al terrorismo e all’Iran”. Il rischio di un conflitto globale – ricordiamo che nella questione siriana sono implicata in prima linea Russia e Usa – è purtroppo sempre più maledettamente probabile. (agg. di Niccolò Magnani)
Con l’arrivo nelle acque del Pacifico del nuovo sommergibile nucleare Usa, Cheyenne, la forza immessa da Trump per contrastare le minacce della Corea del Nord sale ancora di grado. Una “terza guerra mondiale” sembra sempre più vicina: «la Corea del Nord «un pericolo imminente; Stiamo lavorando diplomaticamente, economicamente, e stiamo cercando di seguire tutte le alternative possibili per evitare questa gara allo sviluppo e all’uso di armi nucleari (…) Vogliamo fermarlo. Lo riteniamo urgente», spiega il segretario della Difesa Usa, Jim Mattis, durante un meeting in Singapore. Le tensioni sono altissime, anche se con un articolo apparso sul giornale di regime di Pyongyang si apre un piccolo ma significativo spiraglio per un nuovo dialogo tra Seul e la Corea del Nord: «Per eliminare la causa principale delle catastrofiche relazioni Nord-Sud e aprire un ampio sentiero per la pace e la riunificazione, occorre rispettare e attuare le precedenti dichiarazioni comuni», spiega l’articolo del Rodong Sinmun, come riporta AgcNews.
Non è molto, sia chiaro, ma non è neanche da sottovalutare questa “lieve” apertura di Kim Jong-un ad un possibile nuova discussione con la Corea del Sud, specie dopo le ultime dichiarazioni molto dure di Usa e Giappone (alleati di Seul) contro il regime nordcoreano. (agg. di Niccolò Magnani)
Il clima da Terza Guerra Mondiale si continua a respirare, con la crisi internazionale su più fronti a livello politico che sta diventando rovente tra Stati Uniti e Corea del Nord. In particolare il regime di Pyongyang nelle ultime ore ha emesso un vero e proprio annuncio shock, affermando di essere pronto a colpire una portaerei americana che staziona al largo della penisola coreana. Per la precisione di tratterebbe della portaerei Carl Vinson, e il regime nordcoreano avrebbe già effettuato una simulazione per capire se l’attacco sia fattibile, condotta direttamente dal leader Kim Jong Un in una giornata dedicata espressamente alle esercitazioni militari. Il lancio del missile che colpirebbe la portaerei sarebbe secondo Pyongyang imminente, e nel caso la minaccia andasse a segno, potrebbe rappresentare una temuta svolta nello stato di tensione che USA e Corea del Nord portano avanti ormai da anni e che si è acuito profondamente nel corso degli ultimi mesi.
E’ stato lo stesso leader della Corea del Nord, Kim Jong Un, a dichiarare come l’attacco alla portaerei USA sia stato simulato con successo, e Pyongyang sarebbe pronta a metterlo in pratica anche per rispondere alle recenti sanzioni dell’ONU, che stroncano di fatto sul nascere ogni possibile tentativo di armamento nucleare nordcoreano. Decisione maldigerita da Kim Jong Un che durante le esercitazioni ha avuto modo di complimentarsi con i suoi generali per la potenza che l’aviazione nordcoreana può ormai vantare. Un attacco alla portaerei Carl Vinson sarebbe però un vero e proprio atto di guerra nei confronti degli USA che potrebbe aprire più che mai un vero scenario da terza guerra mondiale. Al momento Washington non ha commentato questa possibilità, lasciando intendere come la simulazione possa essere l’ennesima sbruffoneria del regime nordcoreano. Il rischio di un’azione imprevedibile tiene però tutto il mondo con il fiato sospeso, visto che la reazione americana ad un attacco alla portaerei Carl Vinson potrebbe essere irrefrenabile.