Sono numerosi i Paesi che in queste ore si sono espressi in merito alla possibilità di una imminente Terza Guerra Mondiale. Il riferimento è naturalmente al lancio multiplo di missili balistici da parte della Corea del Nord. Una provocazione che non è per nulla piaciuta alla Cina che ha chiesto un lavoro di cooperazione al fine di evitare l’incrementarsi di un clima di tensione sempre maggiore tra i Paesi interessati. Ora, a scendere in campo è anche la Russia, come rivela il portale Sputniknews.com. “I metodi e le azioni militari sono una strada verso il nulla, sono un vicolo cieco. Per problemi di questa natura la soluzione militare non è praticabile”: queste sono state le parole riferite dalla portavoce del ministro degli Esteri russo Maria Zakharova nelle ultime ore. Una posizione molto simile a quella della portavoce ministeriale cinese che si è espressa anche lei sulla crisi nella Penisola Coreana e che sta mettendo in agitazione mezzo mondo. La strada militare, dunque, per molti è la via più impraticabile. Come risponderà la Corea del Nord? (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Il sentore di una imminente Terza Guerra Mondiale si fa sempre più forte, soprattutto dopo il lancio multiplo di missili anti-nave compiuto dalla Corea del Nord nella giornata odierna. E così, a commentare la vicenda è stata anche la Cina attraverso la portavoce del ministro degli Esteri, Hua Chunying. A darne notizia è l’agenzia di stampa Ansa che riporta le parole della portavoce ministeriale cinese la quale ha invitato a fermare le provocazioni reciproche tra i Paesi preoccupati, così come l’attuazione di azioni che possano amplificare ulteriormente l’attuale clima di tensione esistente. “I Paesi dovrebbero fare sforzi congiunti e lavorare alla stabilità della regione”, ha dichiarato. Attualmente sarebbero in corso le verifiche sui vettori testati, ma Hua Chunying ha ricordato come le risoluzioni Onu vietino “lo sviluppo di tecnologie missilistiche e le relative attività”. Una sorta di rimprovero, dunque, quello che giunge dalla Cina rispetto all’escalation di tensione registrata negli ultimi giorni e che dovrebbe essere evitata in favore di un maggior lavoro incentrato sulla stabilità reciproca. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
La terza guerra mondiale non è una bufala ma purtroppo un rischio reale: il giorno dopo che le due portaerei (su 3) americane hanno fatto dietrofront tornandosene lontano dalla Corea, Kim Jong-Un pensa bene di lanciare un multiplo missile balistico in grado di potere colpire proprio le basi americane. «Il lancio aveva come obiettivo “mostrare la capacità di attacco antinave dei diversi missili», ha detto un portavoce dello Stato maggiore della difesa sudcoreano. Il quinto test dall’inizio dell’anno spaventa il mondo intero, con il Giappone che ha commentato con il ministro degli Esteri, Fumuio Kishida in maniera netta e durissima.
«Non potremo mai tollerare questo tipo di azioni provocatori. I missili lanciati non sono atterrati in aree d’interesse nipponico e non hanno alcun impatto sulla sicurezza del paese». Ma questo non toglie la minaccia che il regime di Kim vuole coscientemente rimettere al centro delle provocazioni praticamente ogni settimana. (agg. di Niccolò Magnani)
Kim Jong-un l’ha rifatto: la provocazione, in senso multiplo questa volta, vede ancora un passettino in più verso la “terza guerra mondiale” con il regime di Pyongyang che a questo punto sembra non voler comprendere la minaccia reale che rischia di provocare. Nella nottata italiana, il regime ha effettuato un nuovo test missilistico, questa volta multiplo addirittura con più proiettili che hanno percorso traiettoria di 200 chilometri fin dalla base di Wonsan nel sud-est del Paese. Secondo quanto riporta oggi un portavoce del Ministero della Difesa Usa, Kim ha voluto dimostrare (qualora ce ne fosse ancora bisogno) di poter colpire un obiettivo in mare senza problemi, come ad esempio le portaerei americane presenti nel Mar del Giappone.
«La Corea del Nord ha lanciato una serie di proiettili non identificati, presumibilmente dei missili da crociera anti-nave, questa mattina dalle vicinanze di Wonsan, provincia di Ganwon», spiega il ministero Difesa della Corea del Sud, che ha ovviamente annunciato e convocato un nuovo Consiglio di Sicurezza per capire come e dove reagire. (agg. di Niccolò Magnani)
Donal Trump, Presidente degli Stati Uniti, ha contribuito ad alimentare il clima da Terza Guerra Mondiale che si respira a livello internazionale, parlando in un’armada, così da lui testualmente definita, che avrebbe raggiunto la Corea del Nord per essere pronta ad eventuali azioni di guerra. L’armada è stata effettivamente inviata nella forma di due portaerei, piazzate nelle acque della penisola coreana scatenando l’ira del leader Kim Yong Un, anche se Pyongyang a sua volta ha temporeggiato evidenziando come l’armada di Trump si fosse posizionata in acque doveva aveva il permesso di stazionare.
Una prova muscolare che sembra essere servita a poco, scaramucce poi non seguite da fatti tanto che alla fine Trump ha deciso di richiamare la sua “armada”, che ha terminato le esercitazioni che erano state stabilite al momento del suo invio nella penisola nordcoreana, riuscendo così a completare la sua missione senza però avanzare neanche minimamente le minacce anticipate da Trump.
Una delle due portaerei americane, l’USS Vinson, tornerà direttamente negli Stati Uniti facendo dietrofront verso San Diego. Un’altra, la Ronald Reagan, sarà a sua volta spostata anche se non di molto, trasferendosi nelle acque giapponesi, per la precisione nella base militare situata a Yokosuka. Da Pyongyang non sono arrivate comunque le risposte che gli USA attendevano, con i nordcoreani che nel periodo di permanenza dell’armada di Trump hanno comunque tentato tre test missilistici, ed inoltre ad inizio settimana hanno provato una simulazione che prevedeva proprio l’attacco ad una portaerei americana.
Al momento per gli USA la pedina strategica nelle acque nordcoreane resta il sottomarino militare Cheyenne, teoricamente in grado di rispondere all’istante ad una minaccia nucleare da parte di Pyongyang. Ma quello dell’invio dell’invincibile “armada” direttamente in casa dei nordcoreani si è dunque rivelata alla fine l’ennesima boutade in Trump, così come i test della Corea del Nord non possono ancora essere considerati il preludio ad una Terza Guerra Mondiale che lascia ancora il mondo con il fiato sospeso.