Prima era la legge del figlio unico, imposizione governativa a tutte le famiglie cinesi a non fare più di un figlio nel tentativo di stoppare il sovrappopolamento miliardario del paese. Una legge disumana, che per decenni ha visto le donne vedersi strappare il secondo nato anche dalle viscere al nono mese. Adesso il partito comunista ha allargato le maglie e ne permette anche due. Ma evidentemente è un refrain fisso, così adesso ci si concentra sugli animali. Anche se le motivazioni in questo caso appaiono più che giustificate.
Nella città di Qingdao nella provincia di Shandog ogni famiglia non potrà avere più di un cane. E’ stata resa pubblica anche una lista di 40 razze vietate, i cani considerati più pericolosi come i cani lupo e i levrieri e il gigantesco mastino tibetano, i pitbull e i dobermann. Ecco questo sarebbe un buon esempio da seguire anche da noi, dove i casi di cani come i pitbull o i dobermann che hanno ucciso bambini, neonati e anche adulti non sono pochi. Per quanto la si rigiri con l’amore per gli animali (adesso poi che Berlusconi ha fondato il movimento animalista) sono bestie pericolose e assassine, portate in giro tranquillamente senza museruola e guinzaglio (obbligatori per legge) da quasi tutti i proprietari o lasciate nel giardino di casa insieme ai neonati. Ottima anche la motivazione, anche questa un esempio da seguire da noi, visto come sono lordi i marciapiedi per i bisogni dei cani che quasi nessun proprietario si guarda bene dal raccogliere come invece prevede la legge: «Troppi cani aggressivi provocano incidenti, inoltre c’ è un serio problema di igiene pubblica».
In altre città cinesi già si concede di possedere un cane solo di razza medio piccola. E pensare che fin ai tempi di Mao il cane era considerato una proprietà borghese, se le guardie rosse ne incontravano uno portato a spasso lo uccidevano sul posto. Adesso che molti cinesi sono miliardari, il cagnolino è diventato uno status symbol e piace farsi vedere alla sera portarlo a spasso.