C’è un discreto tasso di umorismo in tutto il caso Russiagate, se non fosse per l’esasperante odio americano nei confronti di Mosca, tutt’oggi considerato un “nemico”, anzi “il nemico” né più né meno di come lo era ai tempi del muro di Berlino. Tenendo conto di questo rimasuglio di guerra fredda, che coinvolge sia democratici (come Hillary Clinton ad esempio, visceralmente antirussa) che repubblicani, non ci si stupisce se gli americani in Siria, invece di occuparsi degli jihadisti, abbattono i jet militari di Damasco. Si grida all’impeachment nei confronti di Donald Trump, non tanto perché abbia cercato di usare materiale compromettente contro la rivale presidenziale, cosa che giustamente il figlio ha detto che hanno sempre fatto tutti e nessun componente della Commissione che sta investigando sul caso ha potuto dargli torto, ma perché si è avuto a che fare con “il nemico”. E le innumerevoli interferenze americane negli affari interni di altri paesi nel corso dei decenni, che hanno fatto cadere governi o eliminato fisicamente politici fastidiosi di tutto il mondo? Senza andare lontano nel tempo, grazie all’ex funzionario di Cia e Nsa Edward Snowen, infatti, è stato possibile finalmente rendere nota al mondo l’esistenza del sistema di intercettazione globale americano, che raccoglieva dati e intercettazioni su milioni di persone, dal venditore di frutta di Damasco ad Angela Merkel e anche a papa Francesco. Dunque in questa storia, chi è “il cattivo” e chi “il buono”? Ne abbiamo parlato con il generale Carlo Jean.
Generale, da quanto si legge non solo su giornali come il New York Times ma anche italiani, sembra che per Donald Trump l’impeachement sia quasi inevitabile. Che ne pensa?
Direi proprio di no, anche perché l’impeachment richiede un percorso parlamentare molto lungo e complesso, ma soprattutto perché gli ultimi sviluppi indicano che non c’è nulla di particolarmente rilevante contro di lui.
Intende il materiale che il figlio ha reso pubblico?
Ma sì, materiale che poi era ampiamente noto grazie a quanto il New York Times, giornale che ha fatto della campagna anti Trump il suo obbiettivo, continua a pubblicare ogni giorno, grazie anche al contributo di quella parte dell’Fbi che è contro il presidente americano.
Un gran gioco sporco da tutte le parti, si direbbe, con agenti segreti, servizi deviati, una situazione da guerra fredda.
Non siamo davanti a niente di nuovo, pensiamo all’uso di Radio Free Europe da parte occidentale in quegli anni o di Radio Praga da parte dei russi. Pensiamo a organizzazioni russe che supportavano i pacifisti francesi e inglesi dando loro anche dei soldi, o la propaganda fatta in Tunisia per indebolire la Francia ai tempi del colonialismo. O all’Organizzazione Prisma negli anni del dopoguerra a cui si unì il servizio di informazione militare tedesco che si muoveva per far eleggere chi era d’accordo con la Francia o con l’Italia nei rispettivi paesi.
Resta che per alcune sfere del potere americano aver trattato con i russi per influenzare le elezioni nazionali è il più grave affronto concepibile, perché Mosca è il nemico numero uno.
Questo materiale russo ottenuto dall’avvocatesca russa è stato utilizzato o no? Questa è la domanda.
No, perché come ha detto il figlio di Trump era di scarso valore.
Vede bene che c’è poco da accusare, tenendo poi conto che il primo materiale contro la Clinton lo tirò fuori l’Fbi. Sembra poi che Donald Trump Jr. sia stato consigliato da Edward Snowden a tirare fuori il suo materiale, dicendogli che l’Fbi lo aveva tutto intercettato. Se non lo avesse ammesso, allora sarebbe caduto definitivamente nella trappola.
Oltre all’avvocatesca russa, sembra siano coinvolti altri personaggi russi di oscura identità, magnati, imprenditori… Secondo lei Putin che ruolo ha giocato?
Sicuramente Putin avrà reso noto che non era di suo gradimento la vittoria di Hillary Clinton, decisamente schierata contro Mosca, a qualche funzionario del suo staff che poi avrà messo in moto questi personaggi poco chiari.
Dunque l’interferenza politica russa c’è?
Non più di quanto ci sia stata sempre da entrambe le parti. Per andare ai nostri giorni, come crede che siano nate le varie rivoluzioni colorate come quella di Kiev? Grazie al senatore John McCain che andava in Ucraina a smuovere le acque in funzione anti russa. Le primavere arabe non avrebbero avuto quell’impatto mediatico sui social network che hanno permesso loro di vincere, se l’America non interferiva versando soldi e quant’altro. La strategia dell’influenza che cerca di toccare i poteri di altri paesi è gioco vecchio.
Per concludere, come crede che andrà a finire?
Donald Trump Jr. avrà a disposizione i migliori avvocati d’America, non ha consegnato il suo materiale perché cretino. Vedremo come procederà il caso.
(Paolo Vites)