Come sempre l’Europa sui problemi politici globali più spinosi dimostra di non avere una politica estera all’altezza del suo ruolo nel mondo. E’ significativo il fatto che l’Alto commissario per gli affari esteri e di sicurezza Federica Mogherini non era nemmeno presente al G20. Si è rimediato solo dopo, richiedendo frettolosamente un incontro a Bruxelles l’11 luglio al ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov.



Durante tale incontro, l’Unione Europea non solo ha dimostrato di non avere una propria posizione in merito alla spinosa questione del Medio oriente ma il nostro rappresentante europeo ha mentito spudoratamente sull’annoso problema delle sanzioni inflitte al popolo siriano.  

Infatti, nell’incontro tra Federica Mogherini ed il suo omologo Sergey Lavrov,  il rappresentante russo si è rivolto così alla controparte europea: “Forse è giunto il momento di guardare le conseguenze umanitarie delle sanzioni che l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno imposto contro la Siria”. Lavrov ha sottolineato quanto pesantemente le sanzioni gravino sulle attività produttive del paese, compresa l’industria farmaceutica (molto sviluppata un tempo) e “direttamente sulle necessità quotidiane dei siriani”.



In risposta, Federica Mogherini ha dichiarato che l’Europa “è orgogliosa di non aver preso parte alla guerra siriana” e che “nessuna delle sanzioni europee alla Siria colpiscono la popolazione civile. “Le sanzioni europee — ha proseguito la Mogherini — sono dirette contro coloro che hanno una responsabilità speciale per la guerra”.

E’ chiaro che quando asserito dalla Mogherini è completamente falso; forse nel suo caso “un falso d’autore”, ma pur sempre un falso. Tutti ricorderemo l’appello delle monache trappiste, seguito da quello dei vescovi siriani, contro le inique sanzioni inflitte al popolo siriano. Anche la Banca mondiale qualche giorno fa ha sottolineato che le devastazioni non sono solo diretta causa dei combattimenti ma sono decuplicati dalla condizione della sanità pubblica, dalla degradazione dei servizi e dell’impossibilità di reperire risorse all’estero. 
In merito alle azioni europee riguardo alla guerra siriana, sappiamo che la politica europea ha agito per l’acutizzazione del conflitto. Lo ha fatto sia politicamente che materialmente. Tramite la Nato ha curato l’addestramento dei miliziani anti-Assad in Turchia e in Giordania e nel 2013 ha rimosso l’embargo delle armi verso i ribelli.
In merito alla falsa affermazione della Mogherini che le sanzioni non colpiscono il popolo siriano, rimando all’ampia documentazione fornita dallo studio preparato a suo tempo dal Comitato italiano contro le sanzioni alla Siria “Cosa sono davvero le sanzioni alla Siria”, di cui riporto un estratto: “Quante le vittime delle sanzioni imposte dall’Unione Europea? Ci sono già — oltre ad innumerevoli, toccanti, testimonianze di siriani e di giornalisti — alcuni esaustivi studi (in particolare questo, purtroppo datato) sul come le sanzioni si impattano sulla società siriana e altri (tra cui questo e questo) che analizzano alcuni aspetti della disastrata situazione della Siria; ma, al momento, nessuna letteratura scientifica sugli effetti delle sanzioni sulla popolazione. Per comprenderli può, comunque, essere utile un raffronto con le sanzioni inflitte all’Iraq (si veda, ad esempio questo studio e questo sintetico documento) che, secondo un Rapporto Unicef, provocarono, tra l’altro, la morte per denutrizione  e malattie di 500mila bambini. Ma cerchiamo di delineare gli effetti delle sanzioni sulla popolazione siriana, suddividendoli per settori colpiti. Intanto quello medico-sanitario. Uno dei principali effetti delle sanzioni alla Siria è oggi il dilagare di infezioni che non possono essere adeguatamente affrontate. La Siria, prima del 2012 aveva una fiorente industria farmaceutica (con l’eccezione di quelli per il cancro, la Siria era autosufficiente al 95 per cento in termini di produzione di farmaci) ed un soddisfacente sistema ospedaliero, il cui fiore all’occhiello era certamente il Centro oncologico “Al Kindi” di Aleppo, il più grande del Medio Oriente (e fatto saltare dai “ribelli” con un camion bomba, qui il video dell’attentato postato dai “ribelli” su Youtube). Oggi, senza elettricità e con i gruppi elettrogeni anch’essi privi di combustibile (e quindi con frigoriferi e apparecchiature di sterilizzazione fuori uso) quello che resta della rete di presidi ospedalieri scampati alle distruzioni è praticamente al collasso. Ne consegue un numero elevatissimo di infezioni  ospedaliere che, tra l’altro, non possono essere affrontate per la mancanza di antibiotici. Ancora peggio per altre infezioni quali tetano e il morbillo. Nel dicembre 2012, un’epidemia di morbillo, nonostante l’intervento di mezzi dell’Unicef, si portò via migliaia di bambini; da allora sono state registrate altre epidemie che non è stato possibile affrontare adeguatamente, soprattutto per la mancanza di carburante. Poi ci sono le infezioni gastrointestinali determinate dall’impossibilità di ripristinare acquedotti ed impianti di sollevamento idrico danneggiati dalla guerra o dall’usura. Sulle persone decedute in Siria negli ultimi anni a seguito di infezioni (anche per quelle che in Occidente non costituiscono un problema) non si hanno stime e così pure per persone morte per l’impossibilità di seguire determinate terapie (prime tra tutte quelle contro il diabete o il cancro) come documenta un articolo della rivista medica The Lancet“.



La domanda che si pone allora — escludendo che la verità dei fatti sia sconosciuta a chi esercita una così alta responsabilità politica — è su chi abbia dato mandato all’Unione Europea di non rispettare le sovranità nazionali ed il diritto internazionale.