E’ stato un gesto deliberato, di coraggiosa ribellione contro il regime più dittatoriale e brutale del mondo, quello dell’Arabia Saudita, dove la sharia viene applicata in pieno, dove la polizia religiosa segue le persone soprattutto le donne per le strade per vedere se disonorano il Corano con i loro vestiti, dove non esiste libertà di parola e i blogger sono condannati a centinaia di frustate, dove per futili motivi si viene decapitati con il tasso di condanne a morte tra le più alte al mondo. Un regime dittatoriale religioso come quello dell’ormai sconfitto Califfato islamico, ma che siccome è comodo per il petrolio alle nazioni occidentali, è lasciato libero di ignorare ogni diritto umano, specie e soprattutto dal religioso presidente cristiano americano Donald Trump. che ha appena portato a casa un grosso assegno in cambio di forniture militari.
Khulood, una modella saudita, come tante donne prima di lei, ha deciso così di sfidare il regime passeggiando in mingonna e senza alcun velo per le rovine archeologiche del forte di Ushayqir facendosi filmare, una località che si trova nel cuore della provincia più conservatrice del paese, quella di Najd, dove è nato il fondatore dell’Islam wahhabista, quello dei monarchi sauditi, il più repressivo al mondo. E’ stata immediatamente arrestata e non si sa che fine farà. Non è la prima volta che le donne arabe cercano di sfidare il regime, mettendosi a guidare le automobili ad esempio perché le donne in quel paese non possono guidare o facendosi fotografare senza velo, senza cappotto palandrana nero, ma con una gonna colorata e le caviglie in vista. Ma non va meglio nel nemico Iran, storico rivale di Riad, dove anche lì una donna può finire in carcere se non si copre e mostra i capelli. Ma l’Iran, per il buon Trump con la moglie cattolica, almeno è il “nemico dichiarato”…
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