La descrizione dell’evento, così come lo ha riportato Ian Bremmer presidente di Eurasia Group e come poi i giornali lo hanno descritto, ha tutti i contorni di una spy story. “Incontro segreto”, incontro che ha lasciato “straniti” gli altri leader del G20: “Mai ho visto i leader di due paesi con interessi così dissonanti fra loro fare il possibile per essere carini e vicini tra di loro” ha detto Bremmer. Intanto va detto che non c’è stato nessun incontro segreto in quanto Trump e Putin si sono solo seduti accanto una volta che la cena ufficiale era finita, davanti a tutti. Come spiega Andrew Spannaus, giornalista e politologo, autore del recentissimo saggio La rivolta degli elettori, “dovremmo essere tutti contenti che i leader di Russia e Stati Uniti abbiano un dialogo aperto e ravvicinato, invece che costruire barriere tra loro. Il problema è che in America oggi si assiste a una russofobia montante”.



Spannaus, leggendo i giornali si parla di leader del G20 “confusi, stupiti e straniti” alla vista di Trump e Putin che nel dopo cena chiacchierano tra di loro. E’ davvero un fatto così clamoroso, degno di attenzione come lo si vuol far passare?

E’ certamente degno di attenzione dal punto di vista di uno come Bremmer. Per lui è un episodio preoccupante visto che considera la Russia un nemico, per cui l’idea che Trump possa avere un buon rapporto personale con Putin gli fa paura. In altre situazioni di incontri bilaterali si è contenti quando i leader di grandi potenze hanno un buon rapporto. In questo caso risulta, fra virgolette, preoccupante perché molti hanno paura che Trump possa costruire davvero un rapporto positivo con Putin e la Russia. Un obbiettivo politico che buona parte delle istituzioni americane non condividono.



Chi fra i due in caso di un rapporto positivo e continuo ne avrebbe i maggiori vantaggi?

Penso che il cambiamento più forte in questo momento riguarderebbe gli Stati Uniti. La Russia ha messo in conto la possibilità di collaborare con gli americani già dai tempi di Obama sulla Siria, poi ovviamente c’è stato uno scontro molto duro quando si è aperto il caso Ucraina. Però Putin non ha mai smesso, almeno a parole, di offrire collaborazione agli Usa anche dietro le quinte e anche a livello militare.

Intende in teatri di guerra come la Siria e l’Iraq?

Ci sono tensioni preoccupanti in molte zone del mondo fra i due paesi e credo che la riduzione di queste tensioni sarebbe qualcosa di positivo per tutti, ma a livello politico lo scoglio più grosso per ridurre queste tensioni sono gli Usa.



Come mai?

Negli ultimi mesi si è creata una russofobia ostentata che vede qualsiasi contatto positivo verso Putin come indice del tradimento del paese da parte di Trump. Ma è una visione tutta di parte, non è obiettiva.

Secondo lei di cosa hanno parlato dopo la cena?

Ovviamente non lo sapremo mai, ma credo si sia trattato di una discussione informale, significativa per l’approccio, per il metodo, più che per l’affronto di contenuti veri e propri, come le azioni da intraprendere in Siria per esempio. Credo abbiano cercato di capire faccia a faccia, direttamente, quali siano gli spazi, quali le aree dove ridurre la conflittualità per costruire la pace. Una discussione su un piano politico generale più che su casi specifici. E’ possibile senz’altro che abbiano anche parlato di Kim Jong-un.

In un momento storico in cui i rapporti tra Mosca e Pechino si stanno rafforzando sempre più, gli Usa non possono permettersi di rimanere tagliati fuori, è così?

Direi di sì. La situazione è complessa tra le tre potenze e l’amministrazione Trump sta cercando di mantenere un dialogo positivo con la Cina e risultati accettabili in termini economici. Per questo il presidente non accetta il teorema che vede Russia e Cina insieme contro gli Usa. A Washington c’è chi incoraggia a mantenere rapporti con la Russia anche in questa chiave: rapporti positivi degli Usa con queste potenze non possono che essere un segno positivo per la politica mondiale. La cosa peggiore sarebbe creare di nuovo una visione di schieramenti, l’occidente contro Mosca e Pechino. Questo non significa che non ci siano interessi diversi, ma sappiamo bene che la chiusura diplomatica nei confronti di un altro paese non è il modo migliore di promuovere certi interessi.