Di Kos, dove ieri notte è tremata la terra, a causa di un forte sisma nel mare, tra Grecia e Turchia, è la Ibiza della Grecia. Quasi un milione di turisti l’anno, discoteche, ristoranti, pub (è proprio in uno di questi dove è crollato il soffitto che ci sono state le due vittime, un turista svedese e uno turco) è nota come “l’isola delle sbronze”. Spiaggia, movida, birra e tequila, anche risse. Anche adesso l’isola conta centinaia di migliaia di turisti, ma ci sono anche altre persone che non sono lì a godersi la vita. Fino a un anno fa qua sbarcavano decine di migliaia di profughi provenienti dalla Siria e dall’Iraq, era l’isola greca con il maggior tasso di arrivi e qua ancora oggi ci sono numerosi campi profughi. Ce lo spiega il presidente della Caritas greca, Padre Antonio Voutsinos, gente che vive ai margini del lusso e dello sballo, abbandonati a fare la fame negli angoli nascosti dell’isola. A Kos tutti i danni e i crolli si sono avuti nella zona vecchia della città: “Dopo il terremoto tragico del 1999 in Grecia per legge bisogna costruire in rigoroso modo anti sismico” ci spiega. Nella parte turistica di Kos infatti non ci sono stati danni e nessun ferito. Oltre alle due vittime a un altro turista svedese sono state amputate le gambe.
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Padre Antonio, come è la situazione nell’isola di Kos?
Fortunatamente non sono state segnalate altre vittime oltre alle due già note. I feriti anche gravi sono molti, sono stati tutti trasportati negli ospedali dell’isola di Creta.
Le vittime e i crolli si sono verificati tutti nella parte vecchia della città, è così?
Sì, sono crollate moltissime abitazioni della città vecchia, case molto antiche. Nella zona turistica dove sorgono i residence e gli alberghi non c’è stato alcun crollo. Dopo il terremoto del 1999 in Grecia bisogna rispettare la legge anti sismica.
Nel 1999 infatti ci furono centinaia di morti…
Qua ad Atene soprattutto, dove crollarono case antiche, ma anche case costruite da gente povera senza alcun criterio di sicurezza. Oggi non è più così, la scossa di questa notte qui ad Atene non l’abbiamo neanche sentita, lo abbiamo saputo accendendo la televisione stamattina.
I soccorsi sono stati veloci? Come ha reagito la sicurezza greca?
Molto veloci, si sono mossi subito. Ma il problema grosso che stiamo verificando è la situazione dei rifugiati che vivono nell’isola.
Ci sono ancora campi profughi a Kos?
Certamente, qui a Kos e a Lesbo e in tante isole greche. Sono sbarcati fino allo scorso anno, quando la Turchia in accordo con l’Europa ha chiuso il passaggio. Adesso vivono qui in condizioni pesanti, è difficile dare una vita degna a queste persone.
Come Caritas farete qualche cosa?
Stiamo cercando di capire se c’è bisogno del nostro aiuto. A Kos i cattolici sono molto pochi, c’è una chiesa ma non c’è un sacerdote stabile. Comunque faremo quello che sarà necessario con i nostri poveri mezzi per chiunque abbia bisogno.
La situazione in Grecia oggi come è? Non se ne parla più qua in occidente: la crisi è ancora dura?
La situazione è ancora molto dura. Mentre gli stipendi e le pensioni non aumentano o vengono ridotti, i prezzi dei generi alimentari e tutti i tipi di spese continuano ad aumentare. E’ difficile per la gente vivere come si deve vivere.