La rappresentazione tenutasi ad Amburgo in occasione della riunione del G20 ha avuto come protagonisti la padrona di casa, Angela Merkel, e come comprimario il nuovo arrivato Emmanuel Macron. Donald Trump ha ricoperto il ruolo, inusitato per gli Stati Uniti, del “cattivo” di turno a fianco di Vladimir Putin. Il presidente cinese Xi Jinping ha approfittato della situazione per porsi al centro della scena, ma la vera new entry è stato il Primo ministro indiano Narendra Modi.
Al di là degli aspetti di facciata, come sempre il meeting potrà essere valutato solo in base alle sue concrete conseguenze. Per esempio, la reale tenuta della tregua in Siria concordata da Trump e Putin, che si spera possa essere un primo passo concreto per la soluzione della tragedia siriana. O la reale portata della cordiale entente tra Germania e Cina: solo una mossa tattica contro Trump o qualcosa di più strategico?
Un interesse particolare rivestono i complessi rapporti tra Cina e India e sotto questo profilo sono importanti alcuni eventi che hanno preceduto e accompagnato la riunione di Amburgo. All’inizio di giugno si è tenuta in Kazakhistan l’annuale riunione della SCO, Shangai Cooperation Organization, organismo di cui fanno parte Cina, Russia, Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan. Fondata nel 2001 con sede a Pechino, l’organizzazione ha come obiettivo la cooperazione militare, soprattutto nello scambio di informazioni di intelligence, nella sicurezza informatica e nella lotta al terrorismo. Non a caso è stata definita da alcuni una risposta sino-russa alla Nato e, come l’equivalente occidentale, è sottoposta a tensioni interne. Mosca teme infatti la concorrenza di Pechino sulle repubbliche centroasiatiche ex sovietiche, che gravitano ancora nella sua area di influenza. Ulteriori problemi sono stati aggiunti nella riunione di Astana, dove è stata comunicata l’adesione alla SCO di India e Pakistan.
La Cina ha ottime relazioni con il Pakistan, anche sul versante economico, ma le relazioni tra quest’ultimo e l’India sono molto tese per il conflitto sul Kashmir. La vertenza circa la sovranità su Jammu e Kashmir risale alla divisione nel 1947 dell’India britannica, cui seguì la prima di una serie di guerre e scontri armati tra India e Pakistan. Controversie territoriali dividono anche Cina e India e proprio in questo periodo stanno raggiungendo uno stadio piuttosto pericoloso.
In questi giorni militari cinesi e indiani sono schierati gli uni contro gli altri in un’area contestata tra Cina e Bhutan, che ha richiesto la protezione a New Delhi. Quest’area è rilevante anche per l’India, perché è contigua a uno stretto corridoio che consente la comunicazione fra gli stati orientali e il resto dello Stato indiano. I toni continuano a salire, con riferimenti alla guerra, persa dall’India, che negli anni ‘60 contrappose i due Paesi. Da allora si sono succeduti numerosi incidenti di frontiera, ma questa volta i contendenti paiono avere alzato la posta, anche se un nuovo conflitto armato non sembra nell’interesse di nessuna delle parti. Si può comunque ipotizzare la formazione di un’alleanza tra Russia e India per frenare l’espansionismo cinese sentito come una minaccia da entrambi i Paesi. Il che dimostra ancora una volta la disastrosa insipienza di un Occidente che ha deciso di dichiarare la Russia come il suo principale, o forse unico, nemico.
A lato del G20, si è tenuta una riunione informale dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) i cui toni sono stati sufficientemente distesi da far sperare in un possibile incontro diretto tra Xi Jinping e Narendra Modi durante il G20. Un incontro che è stato però ritenuto impossibile da entrambe le parti. Nel suo intervento al G20, inoltre, Modi ha sottolineato la necessità di rafforzare la lotta al terrorismo e ai suoi finanziatori, attaccando il Pakistan per la presenza di organizzazioni terroristiche nel suo territorio.
India, Pakistan, Cina a Oriente, Stati Uniti, Europa e Russia a Occidente, Stati Uniti, Russia e Cina in Medio Oriente: forse è giunta l’ora che la diplomazia diventi la continuazione della guerra, e non viceversa. Come tante volte in quella Storia che, piuttosto che finita, sembra dimenticata.