Macron continua a “dirigere” l’operazione Libia. Dopo lo storico incontro di Parigi con i due rivali al-Sarraj e Haftar che ha partorito un documento di cessate il fuoco e di elezioni nazionali, adesso annuncia la creazione di quei famosi hotspot che tutti vorrebbero da tempo, ma che nessuno è mai riuscito a fare. Se l’Italia ha “sopportato” l’incontro di Parigi, Alfano e Gentiloni reagiscono a questo nuovo annuncio denunciando “battute improvvisate” da parte del premier francese”. “Sono davvero frasi lontane da qualunque senso della realtà” ha detto al ilsussidiario.net il generale Carlo Jean. “Dove pensa di farli i suoi hotspot Macron? Haftar continua a dimostrarsi ostile con Sarraj e nessuno tiene conto della fratellanza musulmana che governa a Misurata”. L’interventismo di Macron, aggiunge Jean “ha al massimo il 5% delle possibilità di riuscire”.
Generale, torniamo indietro di qualche giorno. L’incontro di Parigi voluto da Macron è frutto della sua abilità politica o un fallimento di noi italiani che non siamo riusciti a fare quello che avremmo dovuto fare?
Abilità francese sicuramente. Disinvoltura però è una definizione migliore. Quanto ha fatto Macron verosimilmente è anche frutto dei suoi incontri con Putin e Trump. Il problema principale è capire se gli Usa lo appoggiano o no. Per quanto riguarda noi, continueremo a fare affari con la Libia, ma sicuramente abbiamo fatto la figura degli stupidi.
In che senso?
È dal 2015 che ci copriamo di ridicolo per quanto riguarda la Libia, quando il ministro Pinotti annunciò che avremmo mandato 5mila soldati in Libia a fermare i trafficanti.
Come ha fatto secondo lei Macron a tirare fuori una dichiarazione comune tra Haftar e Sarraji?
Non era la prima volta che i due si incontravano, era già successo al Cairo dove non si erano neanche stretti la mano. Poi a Dubai dove se l’erano stretta, ma non avevano rilasciato alcun documento ufficiale. Adesso Haftar si è deciso sicuramente dietro una spinta dell’Egitto, altro Paese di cui eravamo i principali interlocutori e che per via del caso Regeni non lo è più.
Ci saranno state anche promesse economiche di Macron ad Haftar per farlo firmare un tale documento?
Sicuramente, la Francia deve difendere gli interessi della Total, lo fa con questo mascherato impegno pacifista in tutto il nord Africa e anche a sud, tra Ciad e il Niger dove la presenza francese è molto forte.
Si dice che i soldati francesi in Centrafrica facciano passare i migranti diretti in Libia sotto al naso senza intervenire, è così?
E perché dovrebbero fermarli?
Per non farli arrivare in Libia.
Non c’è nessun accordo internazionale o tra Italia e Francia per una cosa del genere. L’Italia ha sempre pensato ai suoi affari anche nei confronti della Francia, non dimentichiamolo questo, che ha il dente avvelenato nei nostri confronti quando rifiutammo loro un aereo da rifornimento e uno da trasporto per le truppe francesi in Mali.
Macron ha annunciato che aprirà degli hotspot in Libia, è fattibile secondo lei?
Sono d’accordo con il ministro Alfano che parla di “battute improvvisate”. Dove pensa di aprirli gli hotspot Macron? Ancora in queste ore Haftar ha attaccato duramente Sarraj, a Misurata c’è un terzo governo libico di cui nessuno si ricorda mai, in mano alla fratellanza musulmana. Haftar è andato a Parigi senza neanche l’autorizzazione del parlamento di Tobruk, ma grazie a una formula inventata da Macron: Sarraj rappresentante politico e Haftar rappresentante militare, formula che non significa nulla.
Insomma Macron è un po’ poco credibile e poco realista?
Oggettivamente sì. Certo, se riesce nel suo piano per noi è un vantaggio perché abbiamo interesse alla stabilizzazione della Libia, Ma è una possibilità al massimo del 5%. È più facile si vada a una guerra civile che durerà anni che ad elezioni nazionali come promesso a Parigi.
Le nostre navi militari però adesso hanno l’autorizzazione a entrare nelle acque libiche.
In quelle controllate da Serraj, perché Haftar con noi non ci parla neanche più. Possiamo solo fare buon viso a cattivo gioco sperando che Macron non complichi una situazione già complessa.
L’invio di navi militari non le sembra una buona cosa?
È’ una scelta che ci incastra definitivamente con Serraj. Navi militari poi significa che queste abbiano punti di appoggio, basi fortemente presidiate da truppe di terra, il che significa un invio di soldati in Libia. Meglio sarebbe chiudere i porti italiani ai migranti. Non sappiamo dove ci porterà questa situazione.