Saffie Roussos aveva 8 anni quando saltò in aria fatta a pezzi dal terrorista islamico alla fine del concerto di Arianna Grande a Manchester. C’era andata con la mamma e la sorella maggiore, un momento di festa per una bambina piccola, che voleva prendervi parte, probabilmente tanto quanto la mamma, come si va al circo o al cinema insieme, perché questo sono i concerti: momenti di gioia condivisa. Nonostante qualcuno si sia preso la briga di accusare i genitori di aver portato al massacro i figli perché educati “alla cultura del niente”. Gente che probabilmente ha speso vite noiose nelle sacrestie al fumo dell’incenso senza preoccuparsi dei desideri e della voglia di vivere delle persone. Altri si sono preoccupati di sottolineare lo scandaloso contenuto inneggiante al sesso spinto dell’artista americana.
Niente paura, succedeva già ai tempi di Elvis Presley, certe persone vivono ancora oggi corazzate all’interno di case protette dove il mondo esterno è proibito ai bambini, anche se accompagnati dai genitori, capace di spiegare loro che quello che vedono e sentono fa parte dello spettacolo (quanti scandali erotici nelle opere di Mozart e dei grandi classici, si spera spieghino anche quelli). Lisa, 48 anni, era invece rimasta gravemente ferita, e messa in coma indotto dai medici, da dove è uscita solo in questi giorni. In coma, ma evidentemente ben cosciente di quanto era accaduto. Ha infatti rivelato il marito che le sue prime parole sono state: “Saffie è morta, non è vero?”. Lui ha solo detto di sì con la testa, incapace di pronunciare parola, come poi ha raccontato alla Bbc. Oggi 4 luglio Saffie avrebbe compiuto 9 anni, è stata la vittima più giovane del massacro di Manchester che provocò la morte di circa due dozzine di persone e circa 100 feriti.