Le ore continuano a passare e i rapporti tra Stati Uniti e Corea del Nord continuano ad essere molto concitati. E’ arrivata la risposta ufficiale da parte americana alla notizia che Pyongyang sarebbe pronta ad attaccare le basi americane sull’isola di Guam. “La Corea del Nord deve stare attenta, o sarà nei guai come pochi paesi sono stati prima d’ora.” Così il Presidente Donald Trump ha liquidato le minacce, rispondendo con un elusivo “Vedremo…” alla possibilità che gli Usa possano lasciar partire un bombardamento preventivo verso la Corea del Nord. Dunque la tensione invece che smorzarsi potrebbe aumentare ulteriormente, considerando che la Corea del Nord continua a minacciare il lancio di missili e neppure le raccomandazioni della Cina sembrano funzionare, considerando che invece dalla Corea del Sud si continua a indicare agli Usa come una risoluta reazione ad ogni possibile attacco possa essere l’unica soluzione per risolvere la crisi nordcoreana. (agg. di Fabio Belli)
TERZA GUERRA MONDIALE: COREA DEL NORD VS USA
SCAMBIO DI FAVORI TRA STATI UNITI E CINA?
TERZA GUERRA MONDIALE. Scambio di favori tra Stati Uniti e Cina? Questo in sintesi lo scenario descritto da Alexander Vorontsov, direttore del Centro di Studi coreani dell’Istituto di Ricerche Orientali dell’Accademia Russia delle Scienze, ai microfoni di Sputnik. L’esperto sostiene che il rinvio temporaneo delle sanzioni statunitensi contro le banche cinesi per i legami con la Corea del Nord sia arrivato per il sostegno di Pechino alle sanzioni dell’Onu contro Pyongyang. Uno scenario smentito da Wang Jinsheng, esperto del Centro per l’Asia-Pacifico e per la strategia internazionale dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali. Fonti anonime della Casa Bianca hanno fatto sapere che il comportamento della Cina verrà monitorato, perché c’è poca pazienza nei confronti di Pechino. Le sanzioni contro banche e imprese cinesi per presunti legami nei programmi militari della Corea del Nord restano al caldo. (agg. di Silvana Palazzo)
TERZA GUERRA MONDIALE: COREA DEL NORD VS USA
PYONGYANG: “TRUMP È FUORI DI TESTA”
Per ora i missili sono solo verbali, ma il clima sta diventando sempre più incandescente. Il notiziario della tv di stato nordcoreana ha sferrato un nuovo attacco a Donald Trump. Dopo le dure minacce del presidente degli Stati Uniti, è arrivata la replica anche dalla tv di Pyongyang, che si fa portavoce del personale della forza strategia nordcoreana: «Un dialogo sensato non è possibile con un tipo come lui, che è fuori di testa e sta perdendo colpi. Con lui può funzionare solo la forza assoluta». Intanto la Corea del Sud prova ad allentare la tensione, chiedendo di interrompere le provocazioni e di tornare a negoziare. Per Seul il dialogo è ancora possibile, «a patto che il Nord cooperi». La situazione per Park Soo-hyun, portavoce dell’Ufficio presidenziale, resta preoccupante. Ne ha parlato dopo la riunione del Consiglio sulla sicurezza nazionale, convocato per discutere di Guam, l’isola americana del Pacifico che è finita nel mirino della Corea del Nord. (agg. di Silvana Palazzo)
IN USA PARTE LA CORSA AI RIFUGI ANTIATOMICI
Scenari da Terza guerra mondiale in California e alle Hawaii: la preoccupazione per un attacco da parte della Corea del Nord è tale che è cominciata la corsa ai rifugi antiatomici. Le Hawaii, che non hanno dimenticato certo l’attacco giapponese di Pearl Harbour, si stanno muovendo da mesi. Da qualche settimana invece si è mossa la California, dove si stanno tenendo dei corsi per informare la gente sui rischi e per prepararla all’eventualità dell’attacco. Mentre il Pentagono rafforza la difesa aerospaziale, i sindaci e i governatori preparano la gente affinché non cada preda del panico. Come riportato da Il Messaggero, il presidente del Dipartimento Salute della Contea Ventura, a nord di Los Angeles, sta tenendo corsi per cittadini, scuole e associazioni: «Migliaia di vite possono essere salvate se nei minuti immediatamente dopo un attacco la gente cerca rifugio. Bisogna evitare di farsi ricoprire dal fall out radioattivo, che resta in aria per circa due settimane. Chi è stato più esposto, deve subito farsi una doccia, e disfarsi dei vestiti contaminati», ha dichiarato Robert Levin. Stessa raccomandazione fa Vern Miyagi, direttrice della Emergency Management Agency delle Hawaii. (agg. di Silvana Palazzo)
GUAM, ATTACCO COREA DEL NORD IMMINENTE?
L’intervento a gamba testa di Donald Trump sulla Corea del Nord non ha fatto infuriare solo Kim Jong-un ma anche il resto del mondo. Gli stessi collaboratori del presidente degli Stati Uniti sono stati colti totalmente di sorpresa, stando ad una ricostruzione del New York Times. A tutto campo si sta provando infatti ad abbassare i toni e a calmare le acque, perché il rischio che scoppi una Terza guerra mondiale è concreto. A metà agosto la Corea del Nord potrebbe usare contro l’isola di Guam quattro missili a raggio intermedio Hwasong-12. Il Giappone però potrebbe intercettarli e abbatterli: lo ha fatto sapere il neo ministro della Difesa, Itsunori Onodera. Il portavoce del governo, Yoshihide Suga, ha assicurato che la vigilanza sarà massima, perché «non possiamo tollerare un così chiaro atto provocatorio per la sicurezza della regione e della comunità internazionale, incluso il nostro Paese». (agg. di Silvana Palazzo)
COREA DEL NORD: “SIAMO PRONTI A COLPIRE GUAM”
La Corea del Nord è pronta ad attaccare Guam. Kim Jong-un risponde così alle parole di Donald Trump, che aveva promesso «fuoco e furia» contro Pyongyang, se avesse continuato con le sue provocazioni. Dopo qualche ora arriva la minaccia di un attacco missilistico sulla base militare statunitense nel Pacifico. Per gli analisti non scoppierà una Terza guerra mondiale a causa delle ostilità tra i due Paesi, ma di sicuro quella verbale è già in corso. Un portavoce dell’Esercito nordcoreano ha annunciato attraverso l’agenzia Kcna che il Governo sta studiando attentamente i piani per bombardare l’isola di Guam. L’operazione potrebbe scattare in qualsiasi momento. L’aggressività di Donald Trump non ha intimidito il dittatore, anzi. Secondo Jean Lee del Wilson Center rischia così di fare il gioco di Kim Jong-un, che deve dipingere gli Stati Uniti come Paese oppressore agli occhi della popolazione. (agg. di Silvana Palazzo)
RAQQA SOTTO ASSEDIO
La situazione a Raqqa continua ad essere molto complessa, con la guerra in Siria che si sta avvicinando alle sue fasi potenzialmente cruciali. Questo comporta però anche grandi perdite e sofferenze verso i civili, e proprio in questi giorni Medici Senza Frontiere ha lanciato l’allarme riguardo i potenziali rischi che sta vivendo la popolazione, ormai priva della necessaria assistenza sanitaria anche mentre i bombardamenti e gli scontri si stanno facendo incessanti. Anche le cure salva-vita sono diventate difficilissime da ottenere, e MSF ha affermato di aver raccolto diverse testimonianze di cittadini che si sono ritrovati costretti a cercare senza successo accesso a cure fondamentali, senza peraltro avere l’opzione di poter lasciare la città, possibilità assolutamente proibitiva soprattutto per coloro che hanno scarse possibilità di deambulazione. Le uniche possibilità sono rivolte a cure clandestine che, oltre a non offrire garanzie riguardo la qualità dell’assistenza, espongono comunque a tempi che aumentano esponenzialmente i rischi per i pazienti.
SIRIA, CITTADINI SENZA CURE MEDICHE
Cure che sono comunque a disposizione solo di chi riesce in qualche modo ad allontanarsi da Raqqa, che resta una città del tutto sotto assedio. Ci sono pazienti che pur avendo bisogno di cure urgenti, sempre secondo la testimonianza di Medici Senza Frontiere, si ritrovano bloccati fra le linee di combattimento addirittura per settimane. Un problema che riguarda tutti i civili, che se riescono a sfuggire a bombardamenti, agguati e colpi di mortaio, si ritrovano a fronteggiare condizioni sanitarie estremamente precarie, dovute anche alla fame e alla scarsa igiene di acqua e alimenti. Una vera e propria emergenza sanitaria per la quale, secondo Medici Senza Frontiere, non si sta facendo nulla per intervenire a livello di comunità internazionale, con le superpotenze interessate solamente al fronte di combattimento e non alle drammatiche condizioni di vita dei civili rimasti a Raqqa.