Nell’omelia per la festa di san Lorenzo il cardinale Gualtiero Bassetti, al di là delle letture riduttive e delle presunte contrapposizioni fra presidenza della Cei ed esponenti del volontariato cattolico, ha coniugato accoglienza e responsabilità, solidarietà e rispetto delle giuste leggi, preoccupazione per la disoccupazione che interessa molti italiani ma anche per la sorte degli immigrati. Sulla stessa linea si muovono il magistero di papa Francesco e la Santa Sede, come si evince  dagli interventi dell’Osservatore Romano. C’è una condanna netta della “piaga aberrante” della tratta di esseri umani, della speculazione sulla pelle dei poveri e di ogni forma di schiavitù moderna, ma anche la rivendicazione di “un’etica del rispetto della legge”. 

Non c’è una presa di distanza dalla meritoria opera umanitaria delle Ong nel salvataggio in mare di molte persone, ma un invito al rispetto delle leggi nazionali ed internazionali per non “correre il rischio di fornire il pretesto, anche se falso, di collaborare con i trafficanti di carne umana”. La complessa sfida epocale dei migranti va affrontata sulla scia del magistero di papa Francesco “con profonda consapevolezza, grande coraggio e immensa carità”. E’ necessario promuovere la cultura dell’accoglienza e dell’incontro che si contrappone a quella dell’indifferenza e dello scarto”, con senso di responsabilità verso tutti, sia verso chi fugge da guerre e carestie che verso chi accoglie. Non a caso il cardinale Bassetti ha ricordato l’ospitalità offerta dalla diocesi di Perugia-Città della Pieve ad alcuni “migranti e rifugiati”.

Non si può alimentare una guerra fra poveri, ma impegnarsi per il rispetto della dignità di ogni essere umano. La tragedia delle migrazioni nel Mediterraneo scaturisce dalla violazione di un diritto primario dell’uomo di vivere in pace nella propria patria. All’origine di tale violazione vi sono le guerre, i conflitti interni, le carestie, lo sfruttamento delle risorse economiche e la loro iniqua distribuzione, il commercio delle armi, fenomeni dei quali non sono esenti di responsabilità i cosiddetti paesi sviluppati, che si rifiutano di accogliere i migranti. 

Chiudere le porte all’immigrazione senza impegnarsi per la rimozione delle cause è una  grossa ingiustizia. Spetta alle autorità politiche e militari contrastare i mercanti di morte, che impunemente solcano il “mare nostrum” vendendo cinicamente sogni di libertà a ignari migranti, traghettati verso l’Italia in condizioni di estremo pericolo, senza alcuna sicurezza, e facendosi pagare profumatamente. 

Spetta alle organizzazioni umanitarie non governative salvare il maggior numero di vite umane senza rendersi complici dei trafficanti di uomini. Il Mare Mediterraneo deve essere presidiato per tutelare le persone che non hanno altre vie di fuga in attesa di soluzioni nuove come l’organizzazione di corridori umanitari e di accordi migliori con la Libia nelle cui prigioni, come mi hanno confermato alcuni migranti che ho incontrato, sono presenti violenze di ogni genere e soprusi terribili. 

Bisogna adoperarsi per una nuova cultura che non consideri i migranti mezzi di produzione, ma uomini dotati della dignità di figli di Dio e soggetti di diritti inalienabili. C’è il dovere di salvare i migranti dallo sfruttamento che può essere fatto del loro dramma in Libia ma anche in Italia. 

Non possiamo immaginare che tutto il peso dell’immigrazione debba gravare esclusivamente  sull’Italia. La Comunità Europea e l’Onu devono farsi carico del problema delle migrazioni, che non si esaurirà nel breve periodo.