TERZA GUERRA MONDIALE. La terza guerra mondiale a pezzi, profetizzata da papa Francesco senza essere preso sul serio da nessun leader mondiale, allarga sempre di più i suoi focolai. Viviamo in un periodo di transizione storica che ha visto frantumarsi molte delle certezze su cui era stato costruito il mondo dopo la fine della seconda guerra mondiale, con l’insorgere di popolazioni che vogliono distruggere quei confini e con il rafforzarsi di potenze mondiali destinate a soppiantare vecchie leadership come gli Stati Uniti e la Russia che cercano disperatamente di mantenere i loro ruoli storici. Come spiega il generale Carlo Jean, al momento Trump ha segnato una vittoria decisiva contro Kim Jong-un, ma contemporaneamente si annunciano all’orizzonte guerre di cui nessuno sa che prezzo potranno costare al mondo: Cina contro India e Iran contro Turchia.
La minaccia della Corea del Nord di bombardare l’isola di Guam si è risolta in un nulla di fatto. Perché e quali strategie sceglierà adesso Kim Jong-un? E cosa risponderà Trump, continuerà con la sua linea dura?
Gli Usa avevano promesso una ritorsione decisa qualora fosse stato colpito un territorio americano o uno dei loro alleati. La Corea del Nord da parte sua non è che avesse detto che voleva bombardare Guam, aveva detto che voleva fare un’azione dimostrativa lanciando quattro missili in grado di arrivare a qualche decina di chilometri dall’isola.
Tentativo che è stato abortito. Perché?
La Corea voleva testare i missili Hwasong-12, quattro per l’esattezza, missili che sono tutt’altro che affidabili. Gli esperimenti fatti hanno confermato che queste armi vanno un po’ dove vogliono loro. Il grosso rischio è che se anche la Nord Corea non vuole colpire il territorio della Sud Corea o del Giappone, questi missili poco affidabili possano sorvolare il territorio giapponese o sudcoreano il che significherebbe l’immediata ritorsione americana. Ciò che ha trattenuto Kim Jong-un facendogli capire che il gioco stava diventando troppo pericoloso è stato il voto del consiglio di sicurezza dell’ONU che ha stabilito nuove sanzioni e che ha avuto l’appoggio di Russia e Cina.
Quale sarà adesso la sua strategia?
Adesso che ha capito di essere rimasto solo, il suo obiettivo principale, come d’altro canto lo è stato sempre, è mantenere il potere della dinastia che governa il paese dalla fine della seconda guerra mondiale. Rimane aperto il problema delle minacce nordcoreane, ma Pyongyang ha scommesso sulla creazione di un nemico esterno, cioè gli Usa, per mantenere la coesione interna soprattutto sul dittatore e intorno ai militari. Sono loro quelli che si avvantaggiano di questo quadro perché hanno dei privilegi di molto superiori a quelli dei comuni cittadini che invece fanno la fame. In sostanza Kim Jong-un ha fatto una figura barbina, sarebbe interessante sapere fino a che punto Pechino ha premuto su di lui per addomesticarlo.
E la linea di Trump rimarrà la stessa?
Trump ha vinto questo scontro. Mantenendo la linea dura ha vinto, per cui la Corea del Nord ha dovuto dichiarare forfait.
Un altro focolaio di guerra che si è riaperto improvvisamente è quello fra India e Cina. Il piccolo stato del Bhutan è nelle mire di Pechino.
Non solo, la causa di questo nuovo focolaio è soprattutto la costruzione di un grande corridoio ferroviario e autostradale, che porta dal Tibet fino al mare arabico in Pakistan. Da parte sua, l’India dispone di ottanta testate nucleari e missili che possono raggiungere Pechino. A mio avviso ci sarà un grosso conflitto tra i due giganti asiatici, anche perché l’India pretende di avere un completo dominio su tutto l’Oceano Indiano e il Mar Cinese meridionale che gli indiani chiamano “Oceano Indiano orientale”. Nuova Delhi sta creando una serie di alleanze con Giappone e Vietnam e recentemente con gli Usa, che dovrebbero rafforzarla nei confronti della Cina. Chi è isolato davvero non è tanto l’India ma la Cina.
In che senso?
Il problema grosso cinese in questo momento riguarda la dirigenza del partito comunista che è in grave difficoltà. Xi Jinping sta facendo grosse riforme che però colpiscono alcuni capetti del partito. Inoltre la situazione economica, se dal punto di vista della crescita è ottima, dal punto di vista della stabilità, soprattutto del sistema bancario e del deficit delle province, è piuttosto grave. Ci sono molti dubbi sulla stabilità della Cina e l’enorme progetto della nuova via della seta assorbirà gran parte delle sue risorse, si parla di 7mila miliardi di dollari. E’ vero che Pechino ha una consistente riserva pari a tre trilioni di dollari, ma è vulnerabile perché è trainata dalle esportazioni e queste dipendono dall’atteggiamento dell’amministrazione Trump.
In Medio Oriente che scenario si sta invece raffigurando?
La situazione è caotica e continuerà a esserlo. E’ difficile che gli stati creati dalle potenze europee dopo il primo conflitto mondiale e dal processo di decolonizzazione possano essere costituiti con federazioni di popoli. La loro mentalità rende difficile fare stati federali con autonomie locali sul tipo del Kurdistan iracheno. La sicurezza di questi stati è data da un accentramento molto forte del potere e dalla militarizzazione, sono questi fattori che tengono insieme queste popolazioni. Tutto questo fino a quando giungeranno in collisione Iran e Turchia.
Perché? Un nuovo focolaio di guerra?
La questione curda è quella che le unisce, quello che le divide è la storia, il fatto cioè che il Medio oriente, la cosiddetta mezzaluna fertile, è stata sempre occupata a cicli alterni dall’impero ottomano e da quello persiano. Questo contrasto adesso che sono saltati tutti i confini e il potere di Damasco e Islamabad porterà prima o poi a una collisione.