ATTENTATO A BARCELLONA. Caro direttore, vorrei premettere che non ho avuto un’esperienza diretta e personale dell’attacco terroristico a Barcellona e che le mie informazioni derivano dai notiziari. Le notizie sull’attentato mi sono giunte mentre stavo lavorando fuori Barcellona, ma è sorprendente come una simile tragedia possa colpirci da vicino anche quando si è lontani. E’ anche sorprendente come non si sia mai preparati a fronteggiare una situazione così terribile, pur ben sapendo che Barcellona poteva essere l’obiettivo di un attacco terroristico. Mi chiedo se reagirei in modo diverso di fronte a un disastro naturale, o a qualsiasi altro evento devastante, ma che avesse una sua ragione. Intendo dire una qualche ragione che si possa capire; far fronte a un’assurdità criminale come un attentato terroristico è qualcosa che mi lascia confuso.
Forse, quando conosceremo l’intera verità su quanto è accaduto, saremo in grado di vedere le cose in modo più sereno, ma in questo momento sento dentro di me una profonda amarezza che non riesco a superare. Tuttavia, la spontanea e generosa reazione dei cittadini di Barcellona per aiutare le vittime è in qualche misura confortante e di aiuto a recuperare fiducia nella natura umana.
Devo anche aggiungere che, secondo me, la polizia e gli altri corpi di sicurezza hanno reagito adeguatamente in questa difficile situazione e che anche molti componenti dei governi di Barcellona e Catalogna hanno reagito responsabilmente. Purtroppo, a mio parere, molti media si sono preoccupati di offrire titoli e immagini drammatiche più che informazioni valide, soprattutto a coloro che sono rimasti coinvolti nelle misure di sicurezza prese dalle autorità. Non mi è sembrato che i media abbiano contribuito in modo chiaro ad aiutare una società colpita a recuperare la calma, cercando nel contempo di fornire un’adeguata informazione e di trovare la verità dietro la drammatica situazione che stiamo vivendo. Mi è parso che molti, soprattutto nei media pubblici, siano stati travolti dai fatti (cosa che posso capire date le dimensioni della tragedia, ma che non toglie una certa mancanza di corretta focalizzazione del loro lavoro).
Per finire, vorrei tentare di spiegare una strana sensazione che ho in questo momento. Io non sono il tipo di persona che si può definire un appassionato patriota, ma amo comunque la mia città, Barcellona. Mi sento una (minuscola) parte di essa. Ho 54 anni e ho vissuto diverse bella storie nella mia città, che è cambiata molto in questi ultimi 25 anni, dalle Olimpiadi a oggi, e naturalmente alcuni di questi cambiamenti sono stati in meglio e altri in peggio. Negli ultimi tempi sono aumentate le critiche per i danni causati a Barcellona dal turismo di massa. In gran parte io non sono d’accordo con queste critiche, ma è vero che Barcellona ha perso una parte del suo carattere a causa di questo massiccio afflusso turistico. Tuttavia, non ho mai pensato che questi cambiamenti avrebbero potuto farmi “perdere” una parte di questa città che io amo. Oggi, ho la strana sensazione che qualcuno abbia rubato una parte di questa Barcellona che amo e, in questo momento, temo che ci vorrà molto tempo perché io possa riguadagnarla.
Certamente i tanti radunati in piazza Catalunya al grido “Non abbiamo paura” mi aiuteranno a superare questa sensazione, ma dubito anche che questo sia un messaggio adeguato. Forse dobbiamo invece accettare di aver paura e tuttavia gridare forte che vogliamo combattere per superare la nostra paura… Mi chiedo se chi ha votato Marine Le Pen o Donald Trump crede che, con loro al governo, non avrebbe più paura.
Spero che queste impressioni personali possano essere un minimo contributo per comprendere la situazione in cui viviamo.
Albert Herrero Martinez