Sta facendo discutere a livello internazionale il diario delle ragazze di Boko Haram, le prigioniere delle milizie islamiche in Nigeria che erano state rapite nel 2014. Oltre duecento ragazzi finite nelle mani degli integralisti, che come unica forma di evasione durante la loro prigionia potevano scrivere un diario in cui raccontavano la loro esperienza. Durissime privazioni, abusi sessuali e radicalizzazione di gran parte delle prigioniere, con alcune ragazze che hanno preferito restare al fianco dei miliziani, con cui erano state sposate forzatamente, piuttosto che tornare a casa. Le ragazze liberate hanno invece reso noti i loro appunti, raccontando di come i miliziani di Boko Haram le minacciassero: o la conversione all’islam, oppure avrebbero dato loro fuoco. Una volta passarono dalle parole ai fatti, ma le ragazze si accorsero che il liquido con il quale erano cosparse non era benzina, e vedendo che i miliziani si erano messi  a ridere, capirono che per quella volta se l’erano cavata.



BOKO HARAM E LA GUERRA IN NIGERIA

Ma altre non sono state così fortunate: alcune ragazze sono state utilizzate come bombe umane durante gli attacchi kamikaze che Boko Haram effettuava in alcuni villaggi. Altre hanno provato a fuggire senza successo, ritrovandosi poi riportate nella foresta e picchiate quasi a sangue per il loro tentativo di fuga. Le ragazze venivano controllate costantemente e il loro unico momento d’evasione era proprio la scrittura dei diari, che realizzavano sui quaderni che i miliziani affidavano loro per la scrittura dei versi coranici. I diari venivano poi nascosti sotto il velo o interrati, per non permettere agli aguzzini di ritrovali, e rappresentano oggi la testimonianza più efficace per comprendere la brutalità di Boko Haram da chi l’ha vissuta sulla propria pelle. Attualmente il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha affermato di ritenere Boko Haram “tecnicamente sconfitto”



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