Negli Stati Uniti resta aperto il dibattito sulla rimozione delle statue dedicate ai confederati. Un confronto diventato in alcune fasi particolarmente acceso, come dimostrano gli scontri scoppiati a causa della rimozione della statua di Robert Lee, eroe dei separatisti nella Guerra civile americana. Per qualcuno però risulta strano che la rimozione della statua del generale Robert Lee abbia generato numerose polemiche, mentre nel cuore di Washington resta la statua del generale Albert Pike. Per Bernand Antony, ex membro del Front National, si tratta di un chiaro esempio di «strumentalizzazione selettiva, revisionista e negazionista della storia». Per questo sul suo blog ha preso le difese del generale Robert Lee, definendolo un brillante ufficiale americano che è stato stimato e spesso ammirato dai principali rivali. «Dopo la pace al termine della guerra di secessione ha lavorato per la riconciliazione negli Stati Uniti», scrive Antony.
SCONTRI PER LA STATUA DI LEE, SILENZIO PER QUELLA DI PIKE
Difendere il generale Robert Lee non vuol dire allora difendere la schiavitù, perché per il nazionalista francese ha guidato l’esercito degli Stati Confederati della Virginia per difendere la libertà dalla minaccia dell’imperalismo: lo ha spiegato Bernand Antony sul suo blog. «In realtà difendeva meno di George Washington la schiavitù. Ha emancipato gli schiavi e ha sostenuto che avrebbe abolito la schiavitù al termine della guerra», prosegue Bernard Antony, secondo cui sarebbe in atto un’opera di revisionismo e negazionismo per fare del generale Lee un razzista. Sorprende allora che non si stia attaccando la memoria del generale Albert Pike, uno dei sette fondatori del Ku Klux Klan, la cui statua peraltro è collocata nel cuore di Washington. «Perché questa differenza di trattamento?», si chiede il politico francese, secondo cui bisognerebbe allora chiedere anche la rimozione della statua di Albert Pike.