Un sacerdote cattolico nella Repubblica Centrafricana ha accusato le forze di pace delle Nazioni Unite di “abbandonare deliberatamente” la sua città e lasciare i parrocchiani ad essere uccisi dai ribelli. “L’Onu sa cosa sta succedendo, ma ha deliberatamente deciso di abbandonare questa città”, ha affermato padre Jean-Alain Zembi, rettore di Zemio, sul confine nazionale con il Congo. “Questa comunità viene sacrificata e vi riterrò responsabile di tutti i morti che si verificheranno”, ha scritto su Facebook il 20 agosto. Il sacerdote ha affermato che almeno 30 cittadini sono stati uccisi quando i gruppi armati hanno attaccato la sede della polizia e l’ospedale, bruciando case e rubando oggetti di valore. Ha aggiunto che le truppe marocchine della missione militare Onu, la MINUSCA, avevano inizialmente cercato di proteggere i civili locali, ma non erano stati in grado di impedire che “le donne innocenti e i bambini venissero lasciati al loro triste destino”. Un altro sacerdote cattolico, padre Desire Kpangou, ha dichiarato che gli aggressori potrebbero essere venuti dal vicino Sudan.



LA CITTA’ DI ZEMIO A FERRO E FUOCO

In una dichiarazione del 19 agosto, i funzionari delle Nazioni Unite hanno annunciato un nuovo programma umanitario, dopo che decine di civili sono morti in attacchi in quattro città nella Repubblica Centrafricana. Il quotidiano francese Le Monde ha riferito il 21 agosto come l’80 per cento del paese fosse ritenuto sotto il controllo di bande armate, tra le quali “una miriade di milizie locali e mercenari provenienti da Stati vicini”. Padre Zembi ha riferito all’agenzia France-Presse il 10 agosto che la sua città, a 625 miglia dalla capitale Bangui, è stata “messa a ferro e fuoco” dal 28 giugno scorso, quando le bande armate l’hanno raggiunta, tagliando linee telefoniche e costringendo la metà dei 50.000 abitanti di Zemio a fuggire. I cattolici costituiscono un terzo dei 4,5 milioni di abitanti della Repubblica Centrafricana e sono stati lodati per proteggere gli sfollati in tutto il paese. In una dichiarazione del 7 agosto, Stephen O’Brien, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, ha dichiarato di aver rilevato “segni precoci di genocidio” nella Repubblica Centrafricana.



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