Con l’allontanamento del magistrato Luisa Ortega Diaz da parte della nuova Costituente, il regime di Maduro ha definitivamente gettato la maschera sulla finta democrazia declamata ai quattro venti in questi ultimi anni: siamo “approdati” alla dittatura. Con gran pace di tanti intellettuali di sinistra (?) nostrani e non che però imperterriti continuano nella loro favola della democrazia popolare arricchendola di un fattore agghiacciante: non solo giustificando le violenze fin qui perpetrate (che hanno causato oltre 100 morti), ma anche ribadendo che l’errore di questa conduzione risiede nel non aver ammazzato nel passato gli avversari politici che si intromettevano nel radioso cammino del “Governo popolare”.
Chávez è stato quindi completamente digerito ed è già un ricordo del passato: sordo pure alle critiche mosse anche dal Vaticano e l’ulteriore isolamento del Venezuela dal mondo, Maduro ha quasi portato a termine il suo progetto di Costituente, con elezioni fraudolente, che ormai si è insediata in Parlamento. Rimane solo da vedere che fine faranno i parlamentari veri, quelli eletti nelle ultime votazioni democratiche, quasi tutti appartenenti all’opposizione, che hanno dichiarato di non voler abbandonare il Palazzo. Molto probabilmente il loro allontanamento forzato costituirà la scintilla di una feroce repressione che sfocerà in un conflitto sociale cruento. In pratica l’inizio di una guerra civile. Ed è notizia fresca che un distaccamento militare (la 41a brigata di blindati) nella città di Valencia si sia ribellato per “ristabilire l’ordine costituzionale”: subito condannati da Maduro che li ha definiti parte di un attacco terrorista, i ribelli hanno emesso un comunicato nel quale condannano “la tirannia assassina di Maduro. Abbiamo bisogno di politici onesti che stiano al di sopra delle dirigenze corrotte che tradiscono il popolo. Pretendiamo la creazione immediata di un Governo transitorio”.
L’unica a guadagnarci, da tempo, in tutta questa situazione è la vicina Cuba che, in cambio del suo intervento e anche grazie a un accordo firmato anni fa, riceve petrolio dal Venezuela a prezzi stracciati al punto tale che queste manovre portano nelle casse di Cuba entrate superiori a quelle del turismo, oltre ad aver esteso la sua influenza politica sul ricchissimo Paese vicino. Adesso che la frittata è fatta il Mercosur si è finalmente deciso a sospendere il Venezuela dall’organizzazione e le grandi diplomazie hanno isolato il Paese, anche a livello di collegamenti, riducendo le possibilità di salvezza a masse che vogliono scappare dall’indigenza più completa.
L’opposizione, che a quanto pare non si aspettava un così rapido cambiamento e soprattutto un’instaurazione della Costituente, avendo rifiutato di partecipare alle elezioni che l’hanno instaurata con la frode, appare quanto mai in crisi. Unico piccolo segnale positivo è il ritorno sia di Antonio Ledezma che di Leopoldo Lopez agli arresti domiciliari, ma ormai pare che il terreno per la diplomazia si sia completamente bruciato e che solo una grande protesta popolare potrà provocare un ritorno alle regole democratiche in un Venezuela ricchissimo, ma ormai destinato (credo per poco) a una dittatura che ormai si è instaurata e non solo formalmente.