Dopo diciotto mesi in mano ai terroristi dello Yemen, padre Tom Uzhunnalin è finalmente tornato in libertà, e come riportato dal quotidiano Il Messaggero, ha rilasciato la sua prima intervista dopo un’esperienza che ha sicuramente cambiato la sua vita, oltre a farlo tornare in libertà con circa 30 chili in meno. Era stato Papa Francesco in persona ad attivarsi per la sua liberazione, con padre Tom che venne rapito il 6 marzo del 2016 nello Yemen, unico superstite assieme a suor Sally in un massacro che portò all’uccisione di 16 persone. E proprio la testimonianza di suo Sally fu decisiva per comprendere che gli assaltatori erano miliziani del sedicente stato islamico, anche se padre Tom ha raccontato come durante la sua prigionia i rapitori non abbiano mai mostrato segni distintivi: “Non conosco il gruppo, erano vestiti come tutti gli altri,” ha spiegato. “Hanno sempre avuto il volto coperto, non capivo la loro lingua ma non mi hanno mai minacciato e non ho subito violenze.”



LA TESTIMONIANZA DI PADRE TOM

Padre Tom ricorda il terribile giorno dell’assalto, spiegando perché proprio lui è stato risparmiato da una morte terribile: “Ho detto che ero indiano e mi hanno lasciato in pace, ma non so perché mi hanno rapito. Penso che abbiano assaltato il centro missionario per i soldi. Non hanno mai provato, durante la prigionia, ad impormi la loro religione, ma io non parlavo la loro lingua e loro parlavano male inglese. Mi hanno solo consigliato di leggere il Corano, sapendo che ero un prete.” “Una volta,” continua padre Tom, “mi hanno chiesto quanti anni avessi. Ho risposto 58, e loro mi hanno detto di stare tranquillo perché avrei vissuto almeno fino a 85. Mi hanno persino procurato dell’insulina, visto che soffro di crisi diabetiche. Pregavo molto, ho pregato tutti i giorni anche per i miei sequestratori: sentivo il dolore per le persone che avevano perso la vita nell’assalto, ma non ho mai pianto”. Padre Tom ha anche incontrato e ringraziato il Papa, raccontandogli la sua esperienza.



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