TERZA GUERRA MONDIALE. Non era mai successo che un leader della Corea del Nord apparisse in televisione a pronunciare un discorso rivolto personalmente contro un presidente americano. “Il livello della sfida verbale tra Kim Jong-un e Donald Trump ha raggiunto un livello pericolosissimo” ci ha detto l’inviato di Repubblica in Estremo Oriente, Angelo Aquaro. “Un livello di insulti e provocazioni che allontana ogni possibilità di dialogo diplomatico, ma che allo stesso tempo dimostra che Kim Jong-un non è il pazzo in missione suicida come lo ha definito Trump”.
Trump e Kim Jong-un si sono scambiati pesanti insulti personali. A che punto siamo arrivati?
Bisogna sempre distinguere tra chi ha iniziato la provocazione e chi la subisce. La Corea del Nord è uno stato che provoca il resto del mondo a cominciare dagli Usa e in contrasto con una serie di risoluzioni dell’Onu.
Questo sicuramente, ma sembriamo tutti spettatori di una sorta di sfida personale, è così?
Questo tipo di linguaggio è sempre stato usato dalla propaganda della Corea del Nord, però era un linguaggio che veniva usato per scopi interni, per rafforzare il potere e per far vedere ai propri cittadini che la Corea non ha paura di nessuno. L’occidente lo sapeva e non si preoccupava. La novità di oggi invece è che il presidente degli Stati Uniti si è messo allo stesso livello dello sfidante usando un linguaggio altrettanto provocatorio.
E questo cosa significa?
Che nel momento in cui chiami “Rocket Man”, “uomo razzo” dal titolo di una canzone di Elton John, il leader di uno stato che nostro malgrado lo considera una sorta di semidio stai facendo una sorta di vilipendio, ma soprattutto non aiuti il dialogo. Gli analisti stanno sottolineando che alzare il tono anche verbale dello scontro non permette di usare le armi della diplomazia che significa proprio l’arte delle parole. Se non ci si intende su queste resta una sola opzione, la guerra.
Ma Trump è consapevole di questo?
Intanto Trump usa un trucchetto: quando deve dire qualcosa di ufficiale usa l’account twitter della Casa Bianca, quando dice cose sue personali usa il suo account privato, e questo già è importante chiarirlo. E infatti “Rocket Man” lo aveva scritto sul suo account privato. Ma quando sali sul podio delle Nazioni Unite e lo chiami ancora in quel modo stai destabilizzando la situazione. Tra l’altro andando contro l’etica non scritta delle assemblee dell’Onu.
Adesso ha cambiato insulto però…
Rispondendo agli insulti di Kim Jong-un, perché tali sono, Trump lo ha chiamato adesso “madman”, cioè pazzo, che è un insulto ma rimanda anche alla “Madman theory” che fu usata da Richard Nixon quando voleva dare l’impressione ai russi e ai vietcong di essere così pazzo da essere pronto a qualunque cosa per sconfiggerli.
Kim Jong-un nel discorso ufficiale lo ha definito un vecchio rimbambito e un gangster…
La cosa pericolosissima è che per la prima volta un leader della Corea del Nord ha risposto direttamente a un presidente americano dicendogli “sto pensando cosa fare, addomesticarti col fuoco”. Parla in prima persona, anche questo dà l’idea del duello quasi personale che è nato fra i due.
Lei pensa che l’ostentato test di una bomba all’idrogeno nell’Oceano Pacifico verrà fatto?
Una provocazione del genere potrebbe portare a una reazione, ma un conto sono le minacce un conto i fatti. Certo è che i coreani vanno avanti nel loro programma di armamenti nucleari. Gli esperti di deterrenza nucleare dicono che questo tipo di atteggiamento non fa che accelerare questo processo. Ma Kim sa benissimo che quel tipo di test sarebbe un atto che porterebbe a una reazione che lui stesso non vuole. Gli conviene continuare a perseguire il suo progetto di armarsi di missili sempre più precisi.
Non dobbiamo avere paura?
Era già stato minacciato un attacco a Guam che non c’è stato, Kim Jong-un sa benissimo che certe minacce non gli conviene attuarle. Checché ne dica Trump, non è un pazzo in una missione suicida, anzi si sta dimostrando molto più abile e intelligente di quello che potevamo pensare.