TERZA GUERRA MONDIALE. “Come dice Crozza, io a queste cose qui non credo”. Così risponde il senatore Antonio Razzi quando gli chiediamo se è davvero convinto che nei suoi numerosi viaggi in Corea del Nord non gli sia mai venuto il dubbio che gli abbiano fatto vedere quello che volevano loro: “Io non credo a tutte queste storielle, avevano detto che un ministro era stato condannato a morte perché si era addormentato quando parlava Kim Jong-un, poi qualche settimana dopo l’ho incontrato vivo e vegeto”. La Corea del Nord, in sostanza, reagisce alle provocazioni dell’occidente: “Sono l’unico che può dialogare con loro, per questo ho scritto a Trump rendendomi disponibile, se lui lo vuole, ad aprire un dialogo con Kim Jong-un. Noi italiani siamo i campioni del mondo del dialogo, ho intenzione di portare Cristiano Malgioglio a cantare a Pyongyang, per dimostrare la nostra apertura e amicizia”. 



Senatore, la sua visita in Corea del Nord del prossimo 20 settembre era programmata da tempo, ci va in qualità di membro della Commissione esteri del Senato?

No, ci vado in qualità di presidente della bilaterale Italia-Corea del Nord. Mi hanno invitato anche come amico naturalmente, in vista di una manifestazione culturale che faranno nell’aprile del prossimo anno, la settimana della musica. Vorrei portarci dei musicisti italiani, sto pensando prima di tutti a Cristiano Malgioglio.



Lei è una delle poche personalità politiche occidentali che ha un rapporto privilegiato con il regime coreano, pensa che far cantare Malgioglio a Pyongyang porterà benefici alla causa della pace?

Mi rispettano come amico, magari qualcuno come Crozza ci ride su, ma il mio impegno può aiutare a dare un segnale di pace verso questo paese.

Lei si propone come interlocutore privilegiato per aprire il dialogo fra Nord Corea e Stati Uniti, un impegno non da poco. 

Ho scritto una lettera a Trump dichiarandomi disponibile, se lui lo vuole, a chiedere a Kim Jong-un di dialogare con lui, per raggiungere finalmente la distensione fra i due paesi.



Ma lei non ha l’impressione che sia Kim Jong-un a rifiutarsi di dialogare?

Se dicono di no anche a me, allora vuol dire che non dialogheranno con nessuno. Ma io dico che se glielo chiedo io, è probabile che mi dia retta.

Cercare il dialogo è una cosa bellissima, ma come si fa con un paese che ogni giorno o quasi spedisce in cielo un missile?

Proprio per questo vado in Corea, per chiedere loro che cosa vogliono in cambio di smettere di lanciare missili. E’ un paese stritolato dalle sanzioni e dagli embarghi. Se promettiamo loro di ridurre le sanzioni, in cambio loro dovranno smettere di lanciare missili.

Ma nessuno ha mai lanciato missili verso la Corea, sono loro che lo fanno. 

E la Francia quando faceva esperimenti nucleari nel Pacifico senza che nessuno dicesse niente? Se le altre nazioni non sono capaci di dialogare, solo noi italiani possiamo riuscirci, siamo i campioni del mondo della diplomazia. Se non tentiamo mai saremo sempre al muro contro muro.

Le sanzioni ci sono anche perché è un regime dittatoriale che chiude la gente nei lager e li fa morire di fame, non crede?

La Corea del Nord subisce provocazioni sotto al naso tutti i giorni con le esercitazioni dimostrative della Corea del Sud e degli americani. Così sono costretti a rispondere a loro volta con altre provocazioni. Poi mi spieghi: con tutta la tecnologia che abbiamo, come mai nessuno ha intercettato il missile che volava sopra il Giappone?

Non ha risposto alla domanda sul regime dittatoriale: solo qualche mese fa uno studente americano incarcerato con accuse ridicole è stato scarcerato dopo due anni di prigione per morire pochi giorni dopo per i maltrattamenti subiti.

Di queste storielle ne ho sentite tante, come quando dissero che avevano ammazzato il ministro che si era addormentato mentre parlava Kim Jong-un e qualche settimana dopo l’ho incontrato vivo e vegeto. Ci sono molte provocazioni fatte da turisti stranieri, sa? Ho visto con i miei occhi molti turisti americani nell’albergo dove alloggiavo, che poi vanno in giro a provocare per far parlare l’opinione pubblica mondiale. 

Pensa davvero che vengano spediti in Corea per provocare?

Magari sì, ci vanno apposta per dire che la Corea del Nord è il paese del diavolo, che sono tutti cattivi. Come direbbe Crozza, io non credo a queste cose qui.

In conclusione per lei chi è il vero pericolo, Trump o Kim Jong-un?

Ognuno di loro segue il suo metodo, è chiaro che se continuano a fare muro contro muro non si va da nessuna parte. E guardi che io ho fatto campagna elettorale per Trump, lo sostenevo perché aveva detto che la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata riaprire il dialogo con la Corea. Ero felice, perché io sono un uomo di pace. Ma adesso non è più così.

(Paolo Vites)