La vita delle minoranze è diventata sempre più difficile in Pakistan, dove è in atto un’ondata integralista. Il 14 agosto scorso è nato, infatti, il partito che rappresenta un gruppo accusato di diversi attentati terroristici, Jamaat-ud-Dawa. Il programma è chiaro: rispolverare quell’ideologia islamica che si è persa in Pakistan a causa dei complotti dei “poteri ebrei”. Per le minoranze ciò vuol dire fare attenzione a qualsiasi gesto: si può essere accusati di blasfemia per un tweet, un post su Facebook o una parola di troppo. C’è una cristiana, Asia Bibi, condannata a morte per aver bevuto dallo stesso bicchiere di alcune donne musulmane. Basta anche un sentito dire per essere arrestato con l’accusa di aver insultato l’Islam: non servono le prove. Lo ha raccontato Omar Waraich, vice direttore di Amnesty International per l’Asia meridionale, a Io Donna: «Abbiamo casi di avvocati minacciati per aver difeso chi è sotto processo». L’ondata integralista colpisce tutte le minoranze, non solo quella cristiana (che rappresenta il 2,5% della popolazione pakistana). Nel mirino finiscono anche i sufi, gli islamici moderati che professano l’amore terreno e credono nell’ascensione attraverso poesia, danza e musica. Oggi in Pakistan non si suona più per paura dei raid degli estremisti.
L’ECCEZIONE DEI TRANSGENDER: SONO TUTELATI
In Pakistan le minoranze sono a rischio, fatta eccezione (forse) per i transgender. Gli “hijras” sulla carta si salvano, visto che sono considerate figure sacre. Nel 2011 la Corte Costituzionale ha riconosciuti ai transessuali il diritto di avere un documento senza la dicitura maschio o femmina: lo scorso giugno è stato emesso quindi il primo passaporto di genere “neutro”. Anche dal punto di vista legislativo la comunità transgender è tutelata in Pakistan, ma nella pratica le discriminazioni e le aggressioni non mancano. «Nelle prossime settimane il Parlamento approverà una legge sui diritti dei trans e degli intersessualità che è tra le più progressiste dell’area. Ma perché sia applicata vanno educate le autorità locali e gli agenti di polizia. Deve cambiare la cultura generale», ha dichiarato Waraich ai microfoni di Io Donna. Insomma, la situazione può migliorare, ma c’è ancora molto da fare. Del resto l’omosessualità in Pakistan è vietata: è totalmente illegale, i gay vivono bene solo se appartengono alla classe medio alta e sono protetti.