TERZA GUERRA MONDIALE. Nuove sanzioni contro la Nord Corea da mettere al voto entro lunedì prossimo. Le ha chieste ieri in Consiglio di sicurezza dell’Onu l’ambasciatrice americana Nikki Haley, secondo la quale con i suoi test e i suoi lanci la Nord Corea “sta implorando la guerra”. Parole durissime, che hanno ottenuto l’opposizione frontale di Cina e Russia. Intanto in Sud Corea aumenta la paura, anche in previsione di nuovi test e lanci missilistici che secondo fonti di intelligence sono in preparazione a Pyongyang. Kim Jong-un, spiega Francesco Sisci (columnist di Asia Times e già editorialista del Sole e della Stampa), ha raggiunto il suo obiettivo: incrementare la crisi di fiducia tra le due maggiori potenze mondiali. Forse una chance per evitare la guerra c’è ancora, ma non passa dal Palazzo di vetro.
Sisci, ci sono due possibilità. La prima: la Cina è ancora il burattinaio di Kim Jong-un. La seconda: nemmeno a Pechino sanno più come gestire la situazione.
E’ vera la seconda. Pechino vuole due cose. Meglio: non vuole questa Nord Corea, così minacciosa da spedire un missile sul Giappone poche ore dopo che Cina e India hanno trovato un accordo e da fare un test nucleare prima che cominci il summit dei Brics. Ma non vuole nemmeno una soluzione all’americana.
Cosa significa?
Basta fare tre nomi: Saddam Hussein, Gheddafi e Assad. In Iraq, Libia e Siria gli americani si sono comportati da perfetti guastatori degli equilibri, senza saperne costruire di nuovi. Anzi: si stava meglio quando si stava peggio, questo oggi è evidente a tutti.
Dunque la Cina non si fida né degli Stati Uniti né di Kim. Che cosa propone?
Attende una mossa lungimirante americana. Che però ancora non si vede. Non è inutile, anche se lo abbiamo fatto tante volte, chiederci come mai siamo arrivati a questo punto.
Ce lo dica.
Che cos’ha fatto lo stato islamico? Ha fiutato il gioco di interessi contrapposti e ha approfittato dello spazio che questi avevano creato. Kim Jon-un ha visto con chiarezza che il problema Nord Corea era — ed è — uno dei problemi più spinosi del rapporto bilaterale Cina-Usa. E ha giocato di sponda sull’indecisione e sulla crisi di fiducia delle due maggiori potenze mondiali.
Secondo gli analisti, le armi di Kim avrebbero fatto troppi progressi in troppo poco tempo. Chi lo aiuta? Alcune voci parlano di una pista ucraina, e forse russa. Tesi difficili da dimostrare.
Ciò che forse non è chiaro in occidente è che la Nord Corea, oltre ad essere uno stato totalitario, è uno stato criminale. Le sue entrate principali sono costituite da metanfetamine e dallo spaccio di dollari e yuan falsi, con i quali compra tecnologia negli ambienti criminali di mezzo mondo: Russia, Cina e anche paesi europei. Ci sono stretti legami tra Pyongyang e le mafie nordcoreane in Giappone, costituite da gruppi insediatisi un secolo fa e mai integrati.
E’ vero che la Cina ha cercato di rimpiazzare Kim Jong-un? Il Corriere ieri ha pubblicato una dettagliata ricostruzione in proposito.
Quella ricostruzione non è esatta, a quanto mi risulta. Il padre di Kim Jong-un, Kim Jong-il avrebbe voluto al potere il suo fratellastro, Kim Jong-nam, ma la Cina si oppose fino a che il padre optò per l’attuale Kim. Obtorto collo la Cina accettò. E’ anche vero che per anni aveva spinto per una successione non dinastica; come ci sono voci che abbia tentato di organizzare una sorta di partito delle riforme. Ma questo “partito cinese” è stato eliminato da Kim Jong-un una volta che Kim ha preso saldamente il potere. Dunque la Cina ha cercato di influenzare il suo vecchio alleato, ma con esiti sempre più scarsi.
Kim ha raggiunto il suo obiettivo?
Nella misura in cui cresce la sfiducia reciproca di Usa, Cina, Sud Corea e Giappone, sì.
Che cosa è cambiato dal lancio del missile sul Giappone all’ultimo test atomico nel sito di Punggye-ri?
Kim si è accorto di navigare sul burro. Forse persino lui si aspettava che qualcosa dopo il missile sul Giappone sarebbe accaduto, ma così non è stato. Trump e Xi Jinping potevano parlarsi e agire.
Come? Non con le bombe, evidentemente.
No, con altri mezzi. Isolando il paese, bloccandone i trasporti, i voli, le comunicazioni. La Cina non agisce da sola, Kim lo sa e alza il prezzo.
E la Russia?
Si gode lo spettacolo. Non ha interesse a schierarsi da una parte o dall’altra.
Le responsabilità degli Usa prima di Trump?
Le primavere arabe sostenute da Obama. Gheddafi rinunciò all’atomica, invece di essere premiato per questo ed essere ammesso al tavolo degli interlocutori normali, è stato scaricato. Ergo, rinunciare all’arma atomica vuol dire fare la fine del Rais. Non solo: perché mai oggi l’Iran dovrebbe accettare di venire a patti con l’America? Guai a rinunciare all’atomica, è un’assicurazione sulla vita. E questa diventa poi un’ispirazione per i tiranni gli aspiranti tiranni di tutto il mondo.
Secondo lei c’è una via di uscita?
Un tavolo con intorno Usa, Cina, Sud Corea, Giappone e India e qualche paese del Sudest asiatico. Ma la situazione si è molto, troppo avvitata.
Ieri in Consiglio di Sicurezza dell’Onu gli Usa hanno chiesto “le più dure misure possibili”, ma Cina e Russia hanno risposto che la via da seguire è quella diplomatica.
E’ la prova di quanto ho appena detto. L’ultima chance non è l’Onu ma la Santa Sede. E’ il solo attore che oggi ha la credibilità necessaria per chiedere la pace mondiale, cercando di agire su Cina e Usa.
(Federico Ferraù)