I campi di detenzione in Libia per i migranti sono da tempo nell’occhio del ciclone, ma le denunce di Medici Senza Frontiere rischiano di scoperchiare un calderone di abusi sui quali le autorità avrebbero spesso e volentieri voltato la testa dall’altra parte. Sono soprattutto gli stupri e le violenze sessuali a preoccupare le organizzazioni non governative e in particolare Medici Senza Frontiere, che ha scritto una lettera aperta ai leader degli Stati Membri dell’Unione Europea per aprire gli occhi riguardo la gravissima situazione in quelli che stanno diventando dei veri e propri lager. Joanne Liu, presidente internazionale di Medici Senza Frontiere, ha puntato l’indice innanzitutto sul dramma delle donne, le prime vittime degli abusi all’interno dei centri: “Le donne incinte vengono stuprate. Vengono particolarmente prese di mira, prese e violentate”. Un dramma sul quale però ancora non sono arrivate risposte in tema di prevenzione e punizioni per i responsabili.
LIBIA, CONDIZIONI DI VITA DISUMANE
Joanne Liu ha chiesto di fare qualcosa per quella che a suo avviso sta diventando una vergogna internazionale: “Avvengono crudeltà sistematiche e torture. So che non ci sono bacchette magiche, ma almeno bisogna smettere di rimandare le persone in quella terra da incubo che è la Libia. Ho visitato un certo numero di centri ufficiali di detenzione la settimana scorsa e sappiamo che questi centri di detenzione ufficiali sono solo la punta dell’iceberg – ha scritto la presidente internazionale di Medici Senza Frontiere nella lettera aperta – le persone vengono considerate semplicemente materia prima da sfruttare. Vengono stipate in stanze scure, luride, senza ventilazione, vivono uno sull’altro. Accecati dall’obiettivo di tenere le persone fuori dall’Europa,le politiche e i finanziamenti europei stanno contribuendo a fermare i barconi in partenza dalla Libia, ma in questo modo non fanno che alimentare un sistema criminale di abusi.” Una denuncia gravissima alla quale ora i leader europei dovranno rendere conto.