Mentre proseguono i delicati intrecci tra Usa, Corea del Nord e Sud Corea sul fronte non solo olimpico, si riaccende la miccia dei rapporti “in tensione” tra gli Stati Uniti e la Russia di Putin, negli ultimi giorni più “silenzioso” del solito sul fronte internazionale. Oggi torna a parlare il suo portavoce, Dmitri Peskov e proietta il senso del suo intervento sul recente report del senato Usa contro le possibili ed eventuali minacce che il Cremlino ha posto e sarebbe pronto a porre anche nel 2018 contro gli Stati Uniti. «Non possiamo fare altro che esprime il nostro rammarico rispetto a questa campagna (contro la Russia) e richiamare un’altra volta che al momento tutte queste accuse di ingerenza del nostro Paese (nelle elezioni americane ndr) non hanno alcun fondamento», scrive il portavoce di Putin dal Cremlino. Si tratta di un report di oltre 200 pagine – intitolato “Gli attacchi asimmetrici di Putin contro la democrazia in Russia e in Europa: implicazioni per la sicurezza nazionale americana” – con i democratici americani che accusano i russi di mettere a costante minaccia la sicurezza degli Usa. «Questo genere di dichiarazioni nuoce non soltanto alle relazioni tra gli Stati Uniti e la Russia ma anche agli stessi Stati Uniti», ha aggiunto ancora Peskov. «Nel momento in cui (la minaccia russa) diventa un’ossessione, non si creano le condizioni ideali perché ci sia uno sviluppo normale” delle relazioni tra i due Paesi».



MOON, “PRONTO AD INCONTRARE KIM JONG-UN”

Dopo Trump è Moon Jae-in a dare di nuovo “porta aperta” al regime di Corea del Nord, a poco meno di un mese dalle Olimpiadi già ridenominate “del Disgelo” tra i due Paesi divisa dal parallelo. «Sono pronto ad incontrare il leader della Corea del Nord, anche se alle giuste condizioni», spiega il presidente di Seul in una conferenza stampa, poche ore dopo aver parlato con Trump. «Non può essere un meeting fine a se stesso – ha precisato Moon – per un vertice devono crearsi le giuste condizioni e certi risultati devono essere garantiti», mentre ha poi commentato anche la positiva chiacchierata con il presidente americano tenutasi ieri sera. «li Stati Uniti hanno mostrato completo sostegno per i colloqui tra le due Coree ed hanno manifestato la speranza che il Sud contribuisca a risolvere la questione del nucleare della Corea del Nord». Prossimo appuntamento fissato il 20 gennaio quando le delegazioni delle due Coree si incontreranno di nuovo alla sede del Cio per definire in chiave finale le modalità di partecipazione degli atleti di Pyongyang alle Olimpiadi invernali.



TRUMP, “SI AL DIALOGO, MA A TEMPO DEBITO”

Donald Trump sembra per ora aver preso “bene” il momento di dialogo “positivo e costruttivo” tra le due Coree e non ha “forzato” la mano con altre provocazioni in questo momento utili solo a rinfocolare il clima da terza guerra mondiale, purtroppo sempre sullo sfondo e mai fino alla fine “eliminato”. Ieri sera il presidente americano ha chiamato il suo omologo in Sud Corea, l’alleato Moon Jae-in e ha espresso tutto il suo apprezzamento per la linea condotta finora da Seul nell’apertura dei negoziati di pace e denuclearizzazione con il regime di Kim Jong-un.



L’occasione delle Olimpiadi finora sta funzionando e – anche se la stessa Seul ha ribadito ieri di non volere per questo cedere di un millimetro rispetto alle sanzioni comminate dall’Onu contro Pyongyang fino a quando il regime diminuirà la minaccia nucleare – per Trump è tempo di pensare anche ad eventuali ipotesi di colloqui anche tra usa e Pyongyang: «lo faremo sì, ma a tempo debito e a condizioni ben definite», ha assicurato Trump al presidente sudcoreano nel colloquio telefonico. «I due leader hanno concordato di tenere consultazioni strette sulla direzione dei colloqui Sud-Nord» si legge infine in una nota diramata dalla presidenza di Seul. Terza Guerra Mondiale evitata? Questo ancora no, ma la strada aperta dal disgelo olimpico è presente e non (più) utopica.

INGENTE DELEGAZIONE NORD COREA ALLE OLIMPIADI

Trump ha poi ringraziato ancora Moon Jae-in per il suo ruolo di leadership nel rendere i colloqui con la Corea del Nord possibili e non più d’ostacolo. Il tema Olimpiadi è stato poi toccato dallo stesso presidente Usa quando ha ricordato come sarà Mike Pence – vice Trump – a guidare la delegazione americana agli imminenti Giochi Olimpici Invernali di Pyeongchang, che si terranno dal 9 al 25 febbraio nella località sudcoreana a 80 km dalla linea del cessate il fuoco con il Nord. A proposito di delegazioni, la giornata di ieri è stata importante anche per alcune conferme mandate dalla Nord Corea al Comitato Olimpico Internazionale: di fatto si avrà alle Olimpiadi tra meno di un mese un gruppo aggregato di giornalisti, atleti, tifosi, team di artisti e di performer e ovviamente anche funzionari statali che in tutto raggiunge le 400-500 persone in tutto.

Lo ha fatto sapere il premier di Seul,  Lee Nak-yon, nell’incontro con le società sponsor dell’evento: una presenza importante e decisiva sul fronte diplomatico che però non toglie alcune perplessità che i Paesi sul Pacifico hanno nei confronti di queste improvvise “aperture” del dittatore nordcoreano. Il premier giapponese Shinzo Abe, ad esempio, non è pienamente convinto del frutto positivo di questi colloqui: «il dialogo fine a se stesso non ha alcun significato, l’unica cosa che ha rilevanza è l’abbandono completo, documentato e irreversibile del programma nucleare». A corredo, lo stesso governo sudcoreano “imita” la linea di Trump: dialogo sì, ma solo a certe condizioni, «Non abbiamo alcun piano per allentare le sanzioni a Pyongyang in violazione degli impegni internazionali previsti dalle risoluzioni dell’Onu», conclude la nota del governo di Seul.