Davanti ad una terza guerra mondiale “a pezzi” Papa Francesco ha sempre tentato nel corso del suo magistero di “opporre” una pace anch’essa fatta di piccoli “pezzi”. Nello specifico, riprendendo le parole proprio di Bergoglio di un anno fa ad Assisi: «Per fermare la terza guerra mondiale a pezzi l’unica via è una pace mondiale a pezzi. Vissuta, testimoniata, cercata, invocata, creduta da uomini e donne, leader religiosi e semplici credenti che non si arrendono al «paganesimo dell’indifferenza». Sulla scia dei suoi diretti predecessori, il Pontefice anche oggi rilanciando la forte preoccupazione per una guerra nucleare pronta a scoppiare, ha voluto ricordare e riaffermare l’assoluta necessità di una pace duratura, certa e “libera”. Per ottenerla però i passaggi da superare sono tanti e non può certo avvenire in un “batter d’occhio”, come fosse una imposizione al momento fuori oggettivamente lontana dall’avverarsi: per questo la proposta di una “pace a pezzi” va nella giusta direzione: «nonostante il mondo sia sempre più squassato da guerre, odio, violenze, sfruttamento e povertà, ci sono tanti uomini e donne, tanti credenti appartenenti a tutte le religioni, che non si arrendono. Sono frammenti, pezzetti. Tessere minuscole di un puzzle alla cui composizione l’umanità anela. L’antidoto contro la Terza guerra mondiale a pezzi», scriveva giusto un anno fa Andrea Tornielli su Vatican Insider dopo il richiamo di Francesco a tutti i popoli della Terra. 



FERMARE LA VENDITA DELLE ARMI

Sono suonate come un monito in tutto il mondo le parole dette dal Papa sul volo verso il Cile: la foto del bimbo di Nagasaki regalata e l’appello per fare di tutto in modo da diminuire i rischi di una guerra mondiale nucleare sono di certo il simbolo forte di un impegno rinnovato della Chiesa come istituzione atta a cooperare per costruire un sostrato di pace, l’esatto contrario di quanto si può osservare negli ultimi anni di geopolitica. Quel “frutto della guerra” che Papa Francesco ha voluto far scrivere sul retro di quella cartolina straziante dei due bimbi giapponesi servono dunque a doppio monito. Non dimenticare mai il passato, anche se lontano, di quanto avvenuto come “frutto” dell’odio tra i popoli: e poi per il presente-futuro, con la Corea del Nord che ha acceso una miccia che Usa e Giappone hanno pericolosamente “raccolto”. La guerra, la pace di Cristo contrapposta e l’instancabile appello per una maggiore moderazione internazionale sono di nuovo al centro del pontificato di Bergoglio: con un obiettivo già più volte ribadito da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, per contrastare la guerra bisogna fermare assolutamente la vendita di armi. 



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“BISOGNA DISTRUGGERE LE ARMI NUCLEARI”

«Le armi atomiche vanno distrutte, già avvertiamo gli esiti devastanti della terza guerra mondiale a pezzi»: il copyright è proprio il suo e nell’ennesimo Viaggio Apostolico, questa volta nella “sua” Sud America, Papa Francesco ha dettato la linea in maniera forte, chiara e netta. Portando anche la foto del bimbo giapponese ha anche “suggerito” indirettamente l’origine di queste preoccupazioni nel intreccio delicatissimo tra Corea del Nord, Usa e appunto Giappone. Sulla scia dell’ultimo premio Nobel per la Pace all’agenzia impegnata in questa direzione, Bergoglio ha insistito sul concetto del «Bisogna distruggere le armi, adoperarci per il disarmo nucleare», con i giornalisti a bordo dell’aereo vaticano che hanno subito fatto rimbalzare la notizia ai quattro angoli del globo. Ha poi ricordato il suo impegnativo viaggio imminente in tera cilena e peruviana, raccomandando a tutti di pregare per lui e per la Chiesa unita: «Grazie per il vostro lavoro», e pregate perché la pace possa affermarsi. 



PAPA, “TEMO UNA GUERRA NUCLEARE”

Mentre è in aereo verso il suo 22esimo Viaggio Apostolico in Cile e Perù, Papa Francesco ha rivolto un appello molto serio e preoccupato per l’evolversi delle tensioni internazionali: «ho paura di una guerra mondiale nucleare, siamo davvero al limite», afferma il Pontefice rivolgendosi ai giornalisti in volo con lui nel consueto corteo papale. A tutti ha fatto distribuire prima della partenza un cartoncino con una foto stampata, quella del piccolo bambino giapponese che porta sulle spalle il fratellino morto dopo la bomba di Nagasaki nel 1945 (la famosa stampa di O’Donnell, ndr). «Questa immagine – ha detto il Papa – l’ho trovata per caso ed è stata scattata nel 1945. È un bambino col suo fratello sulle spalle morto, che sta aspettando per il crematorio a Nagasaki. Mi sono commosso quando ho visto questo è quindi ho voluto scrivere: “Il frutto della guerra”. Ho voluto stamparla e darla perché un’immagine commuove più di mille parole». Come riporta Vatican Insider, il Papa ha risposto così a chi chiedeva se fosse particolarmente preoccupato per la situazione mondiale attuale: «Sì, ho davvero paura. Siamo al limite, basta un incidente. Non si può far precipitare la situazione. Dobbiamo eliminare gli armamenti nucleari». 

TRUMP, “BUONI RAPPORTI CON KIM? FAKE NEWS”

Il presidente Trump non ci sta e le “aperture” dei giorni scorsi che avevano fatto pensare ad un disgelo contro la terza guerra mondiale ora subiscono un netto ridimensionamento. «”Probabilmente ho un’ottima relazione con Kim Jong Un”, non l’ho mai detto. Io ho detto “avrei” al condizionale, e fa tutta la differenza del caso», commenta il presidente Usa dopo che già la sua portavoce Sarah Sanders aveva smentito la ricostruzione fatta dal Wall Street Journal dopo l’intervista avuta con lo stesso presidente repubblicano. «Un fake news, l’ennesima», accusa la Casa Bianca contro il giornale liberal della capitale: «Ovviamente non ho detto una cosa del genere. Ho detto: ‘Avrei una buona relazione con Kim Jong Un’. C’è una grande differenza. Fortunatamente noi ora registriamo le conversazioni con i reporter. Loro sapevano esattamente cosa ho detto e cosa intendevo dire. Volevano solo una storia. FAKE NEWS!» commenta ancora Trump tutt’altro che disponibile ad ammettere rapporti finora mai avvenuti con il leader e dittatore di Pyongyang. Insomma, le aperture finora rimangono solo tra Seul e Corea del Nord anche se dietro ovviamente vi sta il bene placito di The Donald, con buona pace dell’Onu che si dice assai positivo per l’ultimo periodo di “disgelo” prima delle Olimpiadi.

NAVE DA GUERRA A NAGASAKI

Intanto, dopo aver bloccato le esercitazioni nel Pacifico nel Mar del Giappone tra Usa e Seul, torna di “moda” la presenza di navi americane nella zona. «La nave da guerra anfibia Usa ‘Wasp’ ha raggiunto le coste sud occidentali del Giappone, approdando al porto di Sasebo, nella prefettura di Nagasaki», ha rilanciato ieri sera l’Ansa citando fonti internazionali. Non sono previste particolari esercitazioni ma la tensione di una guerra mondiale potenzialmente sempre esplosiva non fa abbassare la guardia alla Marina di Trump. Sulla nave sono state disposte delle modifiche per dislocare i convertiplani Osprey, oltre a fornire appoggio agli aerei Stealth F35-B, già schierati nella base statunitense di Iwakuni, a ovest del Giappone: non solo, la nave può trasportare caccia di ultimissima generazione (F-35B) e imbarcare un equipaggio fino ad un massimo di 1100 tecnici e 1600 marines. Ufficialmente l’arrivo della nave americana coincide con lo stallo continuo dei rapporti tra Nord Corea e Usa ma di fatto rappresenta un “monito” lanciato a Kim Jong-un: Giappone e americani non scherzano e guardano con sospetto alle aperture con dialogo tra Seul e Pyongyang. Insomma, uomo (coreano) avvisato mezzo salvato…