Anche questa volta il B777 Papale ha sorvolato la terra natale di Bergoglio, ma pure il promesso profondo messaggio alla sua Argentina si è rivelato un diplomatico telegramma di saluto e nulla più, provocando una notevole delusione. Nonostante siano passati più di quattro anni dalla sua elezione al soglio di San Pietro e che i suoi predecessori non italiani si siano comportati diversamente, anche in questo ennesimo viaggio nel Continente sudamericano, che ormai ha quasi completato, l’Argentina non è inclusa.
Il problema non è nuovo, ma questa volta viene risaltato dalle dichiarazioni del portavoce della Conferenza episcopale argentina, Jorge Oesterheld, che ha detto come risulti “un po’ doloroso che Sua Santità passi vicino al nostro Paese, ma dall’altra parte”. Commento lieve, ma che denota come il malessere per questo ennesimo rinvio investa ormai pure la Chiesa argentina.
Amato e anche sostenuto da manifestazioni di giubilo dopo la sua elezione al soglio di San Pietro, vista anche la persecuzione che i Governi di Nestor e Cristina Kirchner gli avevano dedicato, accusandolo di connivenze con la dittatura genocida degli anni Settanta, l’entusiasmo iniziale è scemato considerevolmente dopo la conversione quasi immediata di Cristina Kirchner e tutto il suo entourage a Bergoglio per convenienza politica e le continue visite in Vaticano di un mondo politico e sindacale che ora si trova nella quasi totalità rinchiuso in prigione.
Nella fattispecie a Buenos Aires sono in molti a notare che l’attuale Governo (pur nei gravi errori di certe sue politiche) ha intrapreso quella lotta alla corruzione e al narcotraffico più volte auspicata proprio da Bergoglio. Oltretutto quello che si sta vedendo oggi in Argentina è anche un cammino verso la pacificazione politica, condizione espressa più volte dal Papa, con un peronismo che in larga parte si sta evolvendo verso un’opposizione di stampo repubblicano, mai attuata nel corso della sua esistenza: il kirchnerismo, poi, oltre ai processi in corso per corruzione, è ormai isolato a una frangia minoritaria che, malgrado una temporanea alleanza con movimenti dell’estrema sinistra, nella sua posizione anti-sistemica pare non ricevere nessun appoggio considerevole.