I prossimi Giochi Olimpici invernali in Corea del Sud potrebbero essere ricordati come quelli del disgelo e, forse, quelli che allontanano lo spettro di una Terza Guerra Mondiale. Ormai è certa, infatti, la partecipazione della squadra della Corea del Nord a Pyeongchang. Lo ha decretato il CIO, nella riunione di Losanna con i rappresentanti dei due comitati olimpici e dei due governi, stabilendo che nella sfilata inaugurale gli atleti delle due Coree sfileranno sotto un’unica bandiera, quella della Corea riunificata, che sarà portata da due atleti, uno per ogni Paese. La delegazione nordcoreana sarà composta da 22 atleti che prenderanno parte a tre sport e cinque discipline: pattinaggio artistico, short track, sci alpino e sci di fondo e hockey femminile. La novità più importante riguarda proprio questo campo: nell’hockey femminile, infatti, sfilerà una nazionale unica in rappresentanza della Corea del Nord e della Corea del Sud. Thomas Bach, presidente del Cio, ha dichiarato:”PyeonChang 2018, si spera, aprirà le porte a un futuro più luminoso per la penisola coreana. Lo spirito olimpico è fatto di rispetto, dialogo, comprensione: con questa scelta invita il mondo a una celebrazione della speranza“.
CINA ACCUSA GLI USA
Se nella penisola coreana la situazione sembra più distesa, lo stesso non si può dire della relazione tra Cina e Usa. Come riportato da sputniknews.com, infatti, il colosso asiatico ha accusato il cacciatorpediniere USA Hopper di aver violato le sue acque territoriali vicino all’isola di Huangyan nel mar Cinese meridionale. Il portavoce del Ministero degli Esteri, Kang Lu, ha dichiarato che “la sera del 17 gennaio, il cacciatorpediniere americano è entrato in acqua cinesi s 12 miglia nautiche dall’isola Huangyan senza il permesso del governo cinese. La marina cinese in conformità con la legge ha condotto un controllo “amico-nemico” nei confronti della nave USA l’hanno esortata a lasciare le acque nazionali”. In seguito a questa violazione da parte della nave americana, come ha spiegato Kang Lu, la Cina “ha espresso un forte malcontento e intende adoperare tutte le misure necessarie per garantire la propria sovranità”. Il rischio di incidenti in quella zona è elevatissimo se è vero che gli Usa non riconoscono alla Cina la sua sovranità e al contrario affermano il diritto alla “libera navigazione” in un’area come quella del Mar Cinese meridionale in cui la presenza di isole ricche di idrocarburi desta da anni diversi dissapori. Il portavoce degli Esteri cinesi ha dunque sollecitato “con determinazione gli Stati Uniti a correggere immediatamente il loro errore e a fermare tali provocazioni in modo da non danneggiare le relazioni bilaterali, nonché la pace e la stabilità regionale”.