Era prevedibile, lo avevano detto tutti gli esperti della situazione in Medio Oriente a proposito del dopo guerra contro l’Isis. Una volta vinto il terrorismo islamista (chela Turchia ha sempre appoggiato in modo esplicito nel folle disegno di Erdogan di diventare padrone di un Medio oriente sottoposta alla sua dittatura), resta da eliminare la presenza dei curdi siriani, tra i maggiori protagonisti della guerra contro l’Isis. Come si sa la Turchia ha sempre cercato di soffocare nel sangue l’esistenza del popolo curdo nei suoi confini, ma adesso Erdogan espande la sua strategia stragista anche alla Siria, dove ancora non esiste il ritorno di un potere centrale in grado di governare il paese, diviso in fazioni e zone di influenza varie. Con la grande ironia che contraddistingue i pazzi sanguinari, il califfo turco ha denominato l’operazione militare “ramoscello d’ulivo”: truppe turche hanno cominciato l’offensiva conte l’enclave di Afrin nel nordovest della Siria ieri pomeriggio. Essendo i curdi legati al Pkk, il partito curdo turco considerato terrorista, Erdogan si sente legittimato al massacro.
LA GUERRA DI ERDOGAN
Al momento si assiste a bombardamenti aerei dopo otto giorni di bombardamenti dell’artiglieria turca e il rafforzamento di reparti militari di terra nella regione. Benché i curdi siriani siano sostenuti dagli Stati Uniti, al momento non c’è stata alcuna dichiarazione da parte della Casa Bianca: la Turchia come si sa fa infatti parte della Nato. “L’operazione ad Afrin ha come obiettivo quello di porre fine alla atrocità delle organizzazioni terroristiche del Pkk, del Pyd, delle Ypg e di Daesh”, annunciano fonti governative turche e ha come scopo garantire la sicurezza delle province turche meridionali, ma si tratta in realtà di allargare i confini in un momento in cui il governo siriano centrale non può garantire di difenderli. Damasco ha comunque avvertito che abbatterà qualunque aereo turco violi lo spazio aereo siriano. Russia e Iran sono intervenute chiedendo moderazione, ma Mosca ha dato una lettura dei fatti alquanto bizzarra: “La reazione estremamente negativa di Ankara è stata provocata dall’annuncio di Washington della creazione di ‘forze di frontiera’ nelle aree confinanti con la Turchia e dalle altre iniziative americane contro la Siria come entità statale e a sostegno dei gruppi miliziani armati”.