La Corte d’Appello di Porto Alegre si è espressa ieri sulla condanna a carico dell’ex presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, che da tempo era pronto a candidarsi nuovamente alla guida del suo Paese. La condanna a suo carico con l’accusa di corruzione e riciclaggio è stata piuttosto severa: 12 anni ed un mese di reclusione a suo carico. Lula, presidente dal 2003 al 2010 è accusato di aver accettato come regalo un appartamento al mare da una impresa di costruzioni in cambio di assegnazione di commesse. La Corte d’Appello, come spiega il quotidiano Corriere.it, avrebbe non solo reso nota la severa condanna ma anche chiesto che la pena diventi esecutiva al termine dei possibili ricorsi. Una giustizia che si dimostra certamente ferrea, quella brasiliana, la quale già in passato non ha fatto sconti a nessuno. Per questo non appare affatto impossibile vedere presto in carcere anche colui che è stato leader politico del Paese, celebre in tutto il mondo. Ora però, il 35esimo capo di Stato del Brasile rischia di non potersi presentare alle prossime elezioni presidenziali che si terranno ad ottobre e che finora lo vedono come favorito con percentuali attorno al 35% nei recenti sondaggi.
LULA CONDANNATO IN APPELLO: SENTENZA INEQUIVOCABILE
La sentenza d’Appello giunta ieri ha rappresentato un momento cruciale del processo più simbolico dell’inchiesta Lava Jato, la “Mani Pulite” locale dopo tre anni e mezzo di indagini che hanno coinvolto l’intera classe politica del Paese. Alla sbarra un imputato illustre che ha diviso l’opinione pubblica tra colpevolisti e innocentisti. Per gran parte del Brasile, che in occasione del processo si è letteralmente fermato in attesa del verdetto, Lula non rappresenta solo un “ex” leader e lo stesso è pronto a tornare in pista certo di riuscire a recuperare una situazione di pessimo governo che dal 2011 sta portando avanti Dilma Rousseff. Basti pensare che quando lasciò la presidenza, la sua popolarità sfiorava l’83%. Il processo però potrebbe essere per lui e per la sua carriera politica decisivo. Secondo una legge d’iniziativa popolare denominata “Ficha limpia” (letteralmente, “Fedina Pulita”), un condannato in secondo grado non potrà più concorrere a cariche elettive. La sentenza giunta ieri, dunque, appare in tal senso inequivocabile in quanto tre giudici su tre hanno votato a favore della conferma della condanna giunta in primo grado. A Lula ora non resta che appigliarsi ai piccoli cavilli e ricorsi al fine di potersi iscrivere nelle liste elettorali prima che la sentenza possa essere ufficialmente esecutiva.