Si sono insultati a vicenda, sfidati, punzecchiati, minacciati e adesso – forse – tentano di evitare lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale. Nella storia dei rapporti altalenanti tra Donald Trump e Kim Jong-un è certamente uno dei momenti cruciali e allo stesso tempo più distesi da quando i due sono chiamati a ragionare in qualità di leader dei rispettivi Paesi. C’è la scusa delle Olimpiadi in Corea del Sud a favorire l’idea di un disgelo quanto mai importante, ma anche la volontà espressa da Donald Trump – lo stesso che ha ribattezzato l’interlocutore “Rocket Man” – di parlare al telefono con lui. Lo ha detto ai cronisti riuniti nella residenza del Presidente a Camp David, dichiarando di voler “assolutamente tentare di parlare direttamente al telefono con il presidente nordcoreano Kim Jong-un”. Un approccio da uomo d’affari, da imprenditore abituato a risolvere le questioni più spinose con un intervento diretto, pur ribadendo che la posizione americana sulla possibilità che la Corea del Nord si sieda al tavolo delle potenze nucleari resti sempre “molto ferma”. Bastone e carota per Kim da parte di Trump. Peccato solo che non sia un asino, ma il leader che – per sua stessa ammissione – ha il pulsante della bomba atomica a portata di mano, sulla sua scrivania. (agg. di Dario D’Angelo)



IL VERTICE TRA LE DUE COREE

L’ombra della Terza guerra mondiale si allontana: la Corea del Nord ha accettato di incontrare i rappresentanti del Sud in una riunione che si terrà martedì prossimo. Sul tavolo la possibile partecipazione degli atleti di Pyongyang alle Olimpiadi invernali di PyeongChang a febbraio, ma si discuterà anche del miglioramento delle relazioni. Si tratta di una prima importante apertura dopo mesi di altissima tensione per i test missilistici del regime di Kim Jong-un. Stando a quanto reso noto dal governo di Seul, l’incontro si terrà nel villaggio di Panmunjom, presso la cosiddetta “Casa della Pace”, un edificio sudcoreano dove le truppe di entrambe le parti si fronteggiano lungo la Zona Demilitarizzata, una delle frontiere più armate al mondo. I due Paesi, in guerra tecnicamente da 65 anni, non avevano colloqui da due anni. Questa può essere considerata allora una sorta di “tregua olimpica”, decisa su iniziativa sudcoreana durante un colloquio telefonico tra il presidente americano Donald Trump e il collega di Seul, Moon Jae-in. Quest’ultimo, da sempre a favore del dialogo, è l’uomo che sta cercando di trovare una soluzione pacifica alla crisi nordocoreana.



I DETTAGLI DELL’IMMINENTE INCONTRO TRA LE DUE COREE

Le Olimpiadi di PyeongChang sono sempre più vicine, anche per la Corea del Nord. In vista dell’incontro le due Coree hanno avuto un lungo confronto in giornata, che proseguirà oggi, per completare i dettagli mancanti, a partire dalla composizione delle delegazioni che siederanno attorno al tavolo. Nello scambio di documenti Seul ha ipotizzato un team di cinque persone guidato da Cho Myoung-gyon, ministro dell’Unificazione e negoziatore esperto per quanto riguarda le questioni nordcoreane, avendo avuto un ruolo primario nell’organizzazione del secondo summit tra leader del 2007 tra i presidenti Roh Moo-hyun e Kim Jong-il. La Corea del Nord per il momento non ha ancora risposto, quindi ha tenuto coperte le carte, ma è prevedibile che la controparte sia Ri Son-gwon, presidente del Comitato per la riunificazione pacifica del Paese che ha in carico i rapporti col Sud. Del resto è colui che mercoledì scorso ha annunciato la riapertura del canale diretto di comunicazione dopo due anni di silenzio. La settimana si è chiusa allora con un’accelerazione degli eventi.

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