Un altro fronte caldo per quanto riguarda i delicati equilibri internazionali è l’Iran, dove la Guida Suprema su pressione dei Guardiani della Rivoluzione ha scaricato Mahmoud Ahmandinejad, il quale è stato arrestato e messo ai domiciliari con l’accusa di sedizione. Sin dall’inizio delle manifestazioni di piazza scoppiate a Mashhad si sospettava che ci fosse lui dietro, ma non erano state trovate conferme. Il suo arresto, come riportato dall’Huffington Post, è interpretabile come una sorta di regolamento di conti all’interno del variegato fronte conservatore. All’origine della rottura ci sarebbe una dichiarazione rilasciata dallo stesso Ahmadinejad durante una visita a Bushehr. «Alcuni tra gli attuali leader vivono separati dai problemi e dalle preoccupazioni della gente e non sanno nulla della realtà sociale», aveva proclamato. Pur non essendo stati nominati, gli uomini vicini alla Guida Suprema si sono sentiti chiamati in causa. Umberto De Giovannangeli scrive allora: «Ai Guardiani non interessa chi fa il Presidente. L’importante è che non intacchi la loro holding. Chi lo fa, deve guardarsi le spalle». (agg. di Silvana Palazzo)



PAPA FRANCESCO, APPELLO ALLA PACE IN COREA

Appello alla pace di Papa Francesco nel suo tradizionale discorso di inizio anno al Corpo diplomatico. Il Santo Padre ha affrontato in primis il delicato tema della crisi nella penisola coreana: «È di primaria importanza che si possa sostenere ogni tentativo di dialogo, al fine di trovare nuove strade per superare le attuali contrapposizioni e assicurare un futuro di pace al popolo coreano e al mondo intero». Dallo scacchiere della Corea del Nord è passato alla Siria. «È importante che possano proseguire le varie iniziative di pace in corso, perché si possa finalmente mettere fine al lungo conflitto che ha coinvolto il Paese e causato immani sofferenze». Dopo tanta distruzione per il Papa è arrivato il momento di ricostruire. Ma il pontefice non si riferisce solo agli edifici. «È necessario ricostruire i cuori, ritessere la tela della fiducia reciproca, premessa imprescindibile per il fiorire di qualunque società». Papa Francesco ha chiesto anche tutela delle minoranze religiose e che i profughi possano tornare in patria. È fondamentale che ci sia volontà di dialogo, «perché le varie componenti etniche e religiose possano ritrovare la strada della riconciliazione e della pacifica convivenza e collaborazione». (agg. di Silvana Palazzo)



NIKKI HALEY, “TRUMP PARLERÀ CON KIM SOLO SE…”

Chi sperava che le recenti aperture di Donald Trump a Kim Jong-un (“Voglio parlare al telefono con lui”) fossero il crocevia di un clima disteso che scaccia lo spettro di una Terza Guerra Mondiale, probabilmente si sbaglia. La sempre influente Nikki Haley, l’ambasciatrice Usa all’Onu nota per il suo pugno di ferro, all’ABC ha assicurato che non c’è “nessuna giravolta degli Usa sulla Corea del Nord”. La Haley, come riporta Politico, ha spiegato che “ciò che Trump ha detto fondamentalmente è: sì, potremmo parlare con la Corea del Nord, ma prima che questo accada devono verificarsi un sacco di cose. Devono smetterla di fare test, devono avere voglia di fermare il loro programma nucleare…Queste cose devono ancora accadere. Ciò di cui vogliamo essere certi è di non ripetere quel che è successo negli ultimi 25 anni, cioé: loro che fingono di voler trattare, che ottengono per questo un sacco di soldi e poi si rimangiano la parola. Vogliamo essere svegli questa volta. Vogliamo essere certi che qualunque cosa accada avremo un’America più sicura ed essere certi che avremo una pensiola denuclearizzata”.



SERVIZI SEGRETI USA, “COREA DEL NORD SOTTOVALUTATA”

Un semplice errore di calcolo alla base delle tensioni da cui potrebbe sfociare la Terza Guerra Mondiale. Un errore che ha sicuramente condizionato l’atteggiamento di Donald Trump nei confronti di Kim Jong-un in questo primo anno di presidenza. E’ quello commesso – e ammesso – dai servizi segreti americani, secondo cui sarebbe ormai un dato di fatto che la capacità della Corea del Nord di sviluppare il proprio arsenale nucleare è stata sottovalutata. A riportare la notizia – citando fonti governative e della sicurezza – è il New York Times, il resoconto inquietante. L’intelligence statunitense, infatti, avrebbe assicurato a Trump che ci sarebbero voluti almeno 4 anni prima che Pyongyang riuscisse a disporre dell’arma atomica. Quattro anni in cui, nel frattempo, Trump avrebbe avuto il tempo di stringere il cappio attorno al collo del regime. Così, evidentemente, non è. La prova è arrivata innanzitutto dai test missilistici susseguitisi in questi mesi, nonché dall’esplosione controllata della bomba a idrogeno. Il consigliere per la sicurezza nazionale, Herbert Mcmaster, ha dichiarato che Trump non è preoccupato dell’errore di calcolo dei servizi segreti e “comprende che non esiste un’intelligence ideale per capacità e intenzioni”. Sarà, ma nel frattempo per un anno ha giocato con il mazzo di carte sbagliato. Può ancora recuperare?