E’ il diario di un dramma senza fine quello dell’Indonesia, dove il Paese continua a contare i morti (per ora le vittime accertate sono 1234) e allo stesso tempo prova a fornire aiuto ai sopravvissuti nonostante la lentezza dei soccorsi dopo la devastazione portata dai due terremoti e dallo tsunami responsabili del disastro. Come riportato da Il Messaggero, inizia a montare la frustrazione e di conseguenza atti di sciacallaggio come l’assalto al negozio di poche ore fa non destano particolare stupore. Kasman Lassa, capo dell’amministrazione della provincia di Donggala, un’area ancora per gran parte inesplorata dai soccorritori e dove si pensa possano trovarsi molte vittime, in un’intervista in tv ha detto:”Tutti hanno fame dopo diversi giorni senza mangiare”- “Dedichi attenzione a Donggala, signor Jokowi!”, ha urlato invece un residente rivolgendosi al presidente indonesiano Joko «Jokowi» Widodo. La sensazione è che le squadre di soccorso abbiano dedicato più tempo a scavare sotto le macerie dei grandi edifici come gli hotel di Palu, anziché pensare alle altre decine di migliaia di persone che hanno perso la casa: davvero tanti se si pensa che ad essere crollati, secondo le stime, sarebbero 67mila edifici.
ASSALTI AI NEGOZI: POLIZIA SPARA IN ARIA
Si fa disperata la situazione in Indonesia, presso l’isola Sulawesi, a seguito della devastazione post terremoto e tsunami. Il bilancio recita di 1.234 morti, con 799 feriti e 99 i dispersi. Gli sfollati sarebbero invece più di 61mila, mentre circa 200mila persone necessitano di aiuti. E sono proprio gli aiuti i problemi principali in queste ore post-disastro, viste le difficoltà nel raggiungere i feriti e gli sfollati a causa della distruzione causata dai due eventi. A Palu mancano i beni di primaria necessità come cibo, acqua e medicinali, e stando a quanto sottolineato da alcuni reporter della BBC, la polizia starebbe facendo fatica a presidiare i negozi rimasti, con la popolazione, disperata, che li sta assaltando per mangiare: le forze dell’ordine hanno sparato colpi in aria e lanciato lacrimogeni in segno di intimidazione. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
L’APPELLO DI UNICEF
Se 1234 sono già morti, sono circa 200mila le persone che necessitano al più presto di aiuti e soccorsi nella lande devastate dell’Indonesia: l’allarme lanciato dalla Croce Rossa è di quelli devastanti, e si somma a quelli di Unicef e Save the Children che denunciano il costante bisogno di sostentamento per i tantissimi bambini rimasti orfani, dispersi e lontani dalle proprie famiglie dopo tsunami e terremoti multipli. «Con ogni nuovo rapporto sul devastante terremoto e sullo tsunami, le nostre preoccupazioni per la sicurezza dei bambini a Palu, Donggala e altre aree colpite dal disastro, crescono. L’Unicef Indonesia, in collaborazione con il Governo, sta facendo tutto il possibile per rispondere a questa emergenza, che ha colpito il paese a solo un mese di distanza da un altro potente terremoto che ha causato migliaia di morti a Lombok», ha spiegato Amanda Bissex rappresentante Unicef in Indonesia. (agg. di Niccolò Magnani)
ALTRO SISMA M 5.9 SULL’ISOLA DI SUMBA
Si aggrava sempre di più il bilancio delle vittime a seguito del terremoto e dello tsunami avvenuti in Indonesia, sull’isola Sulawesi. Le morti accertate sono 1.234 ma il bollettino resta ancora in difetto, visto che vi sono alcune zone che non sono state ancora raggiunte dai soccorritori, a causa delle difficoltà derivanti dalla devastazione degli scorsi giorni. A peggiorare la situazione, un nuovo sisma che si è abbattuto questa mattina, di forte entità (magnitudo 5.9 sull’isola di Sumba), che ovviamente non ha fatto altro che complicare ulteriormente gli aiuti e la vita della popolazione locale. Come riferito dai colleghi di TgCom24.it, vi sono 200mila persone che necessitano di aiuti, ed inoltre, cibo, acqua e medicinali scarseggiano, anche perché moltissimi edifici sono andati distrutti, strutture ospedaliere comprese. Le onde dello tsunami si sono abbattute anche sulle tre carceri presenti sull’isola Sulawesi, provocando la fuga di circa 1.200 detenuti. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
NUOVO SISMA
Piove sul bagnato in Indonesia: dopo i terremoti e lo tsunami che nei giorni scorsi hanno provocato un bilancio che supera i 1200 morti, nelle ultime ore un nuovo sisma di magnitudo 6.3 sulla scala Richter si è verificato sull’isola di Sumba. Nel frattempo continua il lavoro dei soccorritori nella speranza di trovare persone vive sotto le macerie causate dalle scosse e dal maremoto ma ogni giorno che passa le possibilità si riducono vistosamente. Come riportato da Rai News, nelle ultime ore sono stati ritrovati i corpi di 34 studenti di teologia sotto le macerie di una chiesa distrutta dalla scossa di venerdì scorso. Stando a quanto riferito dalla Croce rossa, le vittime fanno parte di un gruppo di 86 studenti in ritiro nella Chiesa di Jonooge, nel distretto di Sigi, dato finora per disperso. Per ora non si hanno notizie degli altri 52 studenti e l’ipotesi che siano anche loro morti sotto le macerie non è purtroppo da scartare. (Agg. di Dario D’Angelo)
SAVE THE CHILDREN, “COLPITI 600MILA BAMBINI”
Il terribile sospetto dei sopravvissuti poche ore dopo il doppio terremoto e il successivo tsunami che hanno colpito l’Indonesia si è rivelato purtroppo azzeccato: è infatti un bilancio devastante quello dei morti, con 1203 vittime accertate e un conteggio che purtroppo è destinato ad aggiornarsi ulteriormente. Siamo insomma dinanzi ad una catastrofe umanitaria di proporzioni immani e a farne le spese potrebbero essere i più indifesi: i bambini. A lanciare l’allarme è Save The Children, secondo cui sono 600mila i piccoli che stanno subendo le conseguenze del disastro naturale. Tom Howells, direttore operativo di Save the Children in Indonesia, come riportato da cronachedi.it, ha dichiarato:”Stiamo ricevendo sempre più segnalazioni di bambini che sono rimasti separati dai loro genitori nel caos della fuga. Mentre gli edifici crollavano e le onde dello tsunami spazzavano via case e negozi. Purtroppo, molti bambini hanno perso i genitori nel disastro. Tutto ciò è straziante”. Howells è sceso nei dettagli:”Questi bambini stanno subendo traumi e angosce inimmaginabili, che nessun bambino dovrebbe mai provare. Alcuni di loro hanno già trascorso tre notti all’addiaccio o in ripari di fortuna, con scarso accesso a cibo, cure mediche e supporto psicologico. I bambini sono spesso i più colpiti da disastri come questo e dalle gravi conseguenze che ne derivano. E’ quindi fondamentale fornire loro immediato supporto fisico e psicologico”. (agg. di Dario D’Angelo)
SISTEMA DI ALLERTA TSUNAMI NON FUNZIONAVA?
Mentre nel Paese sta andando in scena il pietoso conteggio dei morti, e le immagini delle sepolture di massa dei cadaveri ammassati lungo e strutture all’aperto fa il giro del mondo, in Indonesia dopo il violento terremoto e il susseguente tsunami che ha messo in ginocchio centinaia di migliaia di persone adesso è il momento della polemica. Secondo quanto si apprende da fonti di stampa locali, il sistema di allarme per gli tsunami non era più in funzione da oramai sei anni e la motivazione sarebbe una reiterata mancata manutenzione: e con le tv che propongono continuamente le immagini delle vittime e gli allarmi degli esperti che paventano un rischio di epidemie, fa ancora più rumore il fatto che la locale agenzia meteorologica aveva emesso un allarme tsunami immediatamente dopo il sisma ma, come è noto, lo aveva subito fatto rientrare dopo appena 28 minuti. La motivazione? Non aveva ricevuto conferme affidabili dalle boe in mare che registrano fenomeni di questo tipo, un problema che si protraeva peraltro da sei anni a causa dell’assenza di fondi per la manutenzione, secondo alcuni ridotti drasticamente di anno in anno. (agg. di R. G. Flore)
IL RISCHIO DI EPIDEMIE
La regione di Sulawesi, in Indonesia, dopo il terremoto e lo tsunami si ritrova letteralmente in ginocchio, tra morti e distruzioni. Il bilancio delle vittime si è aggravato, al punto da superare i 1200 morti. Se in alcune zone sono ancora in corso le operazioni di ricerca di possibili sopravvissuti rimasti sotto le macerie, altre zone dello Sulawesi sono impossibili da raggiungere. Questo, ovviamente, porta a non sapere valutare con esattezza la portata della tragedia ed il numero esatto di vittime che, come affermato dal portavoce dell’agenzia per la gestione dei disastri, Sutopo Purwo Nugroho, “continuerà ad aumentare”. Lo stesso ha poi aggiunto in merito ai cadaveri recuperati: “Inizieremo le sepolture di massa delle vittime, per evitare la diffusione delle malattie”. I soccorritori, come spiega La Stampa, sperano di riuscire a recuperare altri superstiti sebbene sia ormai una vera e propria corsa contro il tempo. I sopravvissuti stanno per affrontare il loro terzo giorno senza più una casa, mentre i negozi continuano ad essere saccheggiati senza alcun intervento da parte della polizia. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
EVASIONI DI MASSA
Una regione letteralmente in ginocchio, quella di Sulawesi, dopo il grave sisma di magnitudo 7.5 dello scorso venerdì e che ha generato un violento tsunami colpendo così un’ampia area asiatica. Il bilancio delle vittime resta altissimo e secondo la ong locale si parla al momento di poco più di 1200 morti, numero destinato tristemente ad aumentare. I loro corpi, spiega Il Secolo XIX sarebbero già stati recuperati ma si continua a scavare tra le macerie poichè molte persone rimaste sepolte sotto edifici crollati potrebbero essere ancora vive. Secondo alcuni testimoni, infatti, si sentirebbero voci e richieste di aiuto ma anche pianti di bambini. In queste ore si stanno diffondendo i video che immortalano ciò che resta dopo la tragedia. Abitazioni distrutte, ponti crollati e interi villaggi risultano ora completamente sommersi da acqua e fango: sono queste le immagini che emergono dalle riprese di un drone. E’ di questa mattina, infine, la notizia di una evasione di massa dalle carceri della regione nelle ore immediatamente successive al sisma e allo tsunami per un totale di circa 1200 detenuti fuggiti da Sulawesi. “Sono sicuro che sono scappati perché temevano che sarebbero stati colpiti dal terremoto, questa è sicuramente una questione di vita o di morte per i prigionieri”, ha spiegato ministero della Giustizia, Sri Puguh Utami. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
DETENUTI EVASI, “QUESTIONE DI VITA O MORTE”
Si aggrava terribilmente il bilancio dei morti in Indonesia dopo il terremoto e il conseguente tsunami che hanno colpito l’isola di Sulawesi: come riportato dalla stampa locale, sono stati rinvenuti 1203 corpi, molti non ancora identificati. La conferma, come vi abbiamo riportato, è arrivata dal vice presidente di Aksi Cepapat Tanggap, Insan Nurrohman. E non solo: sono 1200 anche le persone fuggite da tre diverse prigioni della regione devastata, con la fuga avvenuta dopo il violento maremoto. Sri Puguh Utami, funzionario del ministero della Giustizia, ha evidenziato che i detenuti “sono fuggiti perché temevano che sarebbero stati colpiti dal terremoto, è sicuramente una questione di vita o di morte per i prigionieri”.Come sottolineato da Repubblica, nel carcere di Donggala sono scappati tutti e i 343 detenuti a causa di un incendio: la maggior parte di loro sono stati incarcerati per reati di corruzione e droga. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
NUMERO VITTIME SALE
Con il passare delle ore si aggrava sempre di più il bilancio delle vittime dopo la forte scossa di terremoto alla quale ha fatto seguito lo tsunami, che hanno colpito l’isola di Sulawesi, in Indonesia. Secondo quanto riferito da Insan Nurrohman, vice presidente di Aksi Cepat Tanggap – una delle maggiori ong indonesiane – “In totale sono stati trovati 1.203 copri, ma alcuni non sono ancora stati identificati o recuperati”. Non si esclude dunque che il numero enorme finora evidenziato possa ulteriormente crescere nel corso della giornata. La maggior parte delle vittime, spiega Repubblica.it, sarebbe nella città di Palu, sulla costa occidentale di Celebes che conta in tutto 350 mila abitanti. A subire molti danni, soprattutto in termini di vite umane è stata anche Donggala, più a nord. Intanto le ricerche proseguono senza sosta anche alla luce della possibilità di trovare sotto le macerie ancora molte persone vive. E’ quanto emerge dal racconto del capo della protezione civile, Muhammad Syaugi, il quale avrebbe sentito richieste di aiuto provenire da sotto le rovine di un hotel di Palu, il Roa-Roa. Il sospetto è che all’interno del grande edificio di otto piani possano esserci almeno 50 persone rimaste intrappolate e in attesa di essere soccorse.
INDONESIA, MOLTI STRANIERI A PALU
Un intero complesso residenziale di Palu dove si stima abitassero circa 200 persone, è stato letteralmente raso al suolo dalla violenza del sisma e del conseguente tsunami che si è abbattuto. E’ questa una delle situazioni più gravi attualmente registrate e che non lascerebbe molte speranze sul numero dei sopravvissuti. Nella città dell’Indonesia colpita c’erano ben 61 cittadini stranieri al momento del terremoto che ha colpito l’isola di Celebes. Attualmente non si avrebbero ancora notizie di quattro di loro, tra cui tre francesi ed un cittadino sudcoreano. L’ipotesi più accreditata è che possano essere stati ospitati in un hotel andato poi tragicamente distrutto. Tutti gli altri stranieri sono stati invece identificati e si sono messi in salvo. Non risultano cittadini italiani, ma sarebbero in gran parte cinesi e tailandesi ma ci sarebbero anche dieci vietnamiti, un singaporiano, un belga e un tedesco. Le informazioni sulle vittime al momento giungono con enormi difficoltà dal momento che linee elettriche e telefoniche risultano essere notevolmente danneggiate e da quel che fa sapere l’ambasciata francese, ci sarebbero delle operazioni di verifica attualmente in corso.