RETTIFICA DEL 17 OTTOBRE 2018 In merito a quanto riportato nell’articolo seguente occorre precisare che l’episodio in questione riguardava barattoli/contenitori che sono stati erroneamente identificati come “tupperware”. Tale termine, infatti, non identifica genericamente dei prodotti di uso comune, ma quelli a marchio Tupperware. Ci scusiamo pertanto con Tupperware Italia Spa e con i nostri lettori per le inesattezze riportate nell’articolo.



Nonostante le scuse dell’azienda che ha deciso di ritirare la denuncia, Émilie Guzzo non dimentica la disavventura vissuta con il padre. A causa di un banale errore alle casse automatiche, la giovane è finita in cella con il padre. A far scattare le manette è stato lo scanner che i due avevano sbagliato a passare sui barattoli. L’errore ha provocato l’intervento dell’agente della sicurezza che, a detta della ragazza, avrebbe trattato lei e il padre come due ladri. Attraverso Twitter, la ragazza invita tutti a stare attenti quando si utilizzano le casse automatiche perché, uscendo dal centro commerciale, si rischia di incorrere in una brutta sorpresa. “Fate attenzione alle casse self-service, passate bene i vostri articoli e non dimenticate che potete andare in prigione per dei barattoli”, ha scritto la ragazza su Twitter per poi raccontare l’accaduto. La vicenda, naturalmente, ha fatto il giro del web e provocato la reazione di molti altri utenti che hanno difeso il padre e la figlia che hanno trascorso delle ore davvero brutte (aggiornamento di Stella Dibenedetto).



LE SCUSE DEL MARCHIO

Tutto è bene quel che finisce bene! Un errore alle casse automatiche di Ikea è costato caro ad Émilie Guzzo e al padre che lo scorso 8 ottobre sono stati arrestati in un centro commerciale a Strasburgo. Padre e figlia, infatti, sono finiti in custodia cautelare per dei semplici barattoli di vetro. Una notizia che ha fatto il giro del mondo e che è stata trattata anche dal quotidiano francese le Figarò che parla di barattoli galeotti. Una semplice svista al momento del pagamento alle casse automatiche e padre e figlia si sono ritrovati in carcere. La cosa assurda è che Emilie e il padre non hanno potuto minimamente giustificarsi e raccontare cosa era realmente accaduto. Nel passare allo scanner i prezzi dei barattoli di vetro, Emilie non aveva fatto caso che bisognava scannerizzare sia il codice del contenitore di vetro che del coperchio. Una disattenzione che può succedere a tutti, ma che a Strasburgo si è conclusa con l’arresto. Una vicenda surreale a cui il marchio svedese sembra mettere in queste ore la parola “fine”. Con un messaggio pubblicato sui social, infatti, Ikea si è voluta scusare con Emilie e il padre: “Privilegiamo sempre il dialogo e ci rincresce sinceramente per questa situazione. Ci impegniamo a ritirare la nostra denuncia e presentiamo le nostre scuse“. Un messaggio che vede l’azienda scendere in piena difesa dei suoi clienti. Dalla sua però Emilie si sente di consigliare a tutti di fare attenzione alle casse automatiche! (agg. Emanuele Ambrosio)



IN CELLA PER SEI BARATTOLI

Una storia assurda, quella raccontata ieri su Twitter da Émilie Guzzo, finita in cella insieme al padre per un malinteso avvenuto alle casse automatiche dell’Ikea. Un momento di distrazione che i due avrebbero pagato a caro prezzo, almeno sul piano della pubblica umiliazione subita per la quale non basterebbero semplici scuse. Il racconto della Guzzo ha fatto esplodere una vera e propria bufera sui social e solo dopo numerose condivisioni e proteste online Ikea France si è oggi scusata ritirando l’iniziale denuncia nei confronti di padre e figlia. La “colpa”, se così possiamo definirla, sarebbe tutta da attribuire a dei semplici barattoli di vetro con i quali Émilie e il padre sono giunti alle casse self service. Il doppio prezzo – uno sul barattolo e uno sul coperchio – avrebbe tratto in inganno i due che, dopo essere stati fermati dall’agente di sicurezza si sono subito resi disponibili a pagare immediatamente. A quel punto però, sarebbe stato troppo tardi. Il direttore li considera dei veri e propri ladri e trattati come tali al punto da essere stati minacciati anche con il taser. Dopo tre ore di cella e un vero e proprio incubo, padre e figlia sono tornati liberi ma non dimenticheranno facilmente l’umiliazione subita. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

PADRE E FIGLIA IN CELLA: ERRORE ALLA CASSA SELF SERVICE IKEA

Ikea, arrestati padre e figlia: errore alla cassa self service e scattano le manette, una vera e propria Odissea quella vissuta da due persone in Francia. Un episodio veramente singolare, con il Corriere della Sera che ripercorre le tappe della denuncia di Emilie Guzzo, giovane di Straburgo finita dietro le sbarre insieme al papà per essersi sbagliata a passare degli articoli alla cassa self service dell’Ikea France. Emilie ha denunciato su Twitter la vicenda, con l’azienda svedese che ha porto le sue scuse. Una “umiliazione” per dei barattoli di vetro: “Avevamo da pagare i barattoli più qualche oggetto per la casa, andiamo alla cassa per pochi articoli e passo lo scanner su quelli che pago io e poi su quelli di mio padre tra i quali i quattro barattoli, mentre chiacchieriamo. Usciamo dalla cassa e l’agente della sicurezza ci ferma dicendo che abbiamo passato male lo scanner sui barattoli. Lo lasciamo controllare e in effetti c’erano un prezzo sul coperchio e un altro per il barattolo, io non me ne ero accorta dunque dico all’agente che è colpa mia, li ho presi assieme così com’erano e non ho controllato. Mio padre vuole comunque pagare subito i quattro barattoli”. 

LE SCUSE DI IKEA

La situazione degenera con l’arrivo del direttore, che definisce i due “ladri”, con uno scontro verbale che culmina con la chiamata alle forze dell’ordine. ”La portiamo via per furto organizzato, adesso arriva un’altra pattuglia per trasportare suo padre, lei viene con me” e aggiunge ”se provi a scappare ti sparo con il taser”, le parole della poliziotta rivolgendosi a Emilie. La ragazza di Strasburgo ha poi affermato di non essere stata ascoltata da nessuno delle forze dell’ordine, che dal canto loro avevano sottolineato “la permanenza in cella per 24 ore”. La situazione muta con il cambio del turno al commissariato, con il nuovo agente che ascolta la versione del padre e capisce che qualcosa non torna. Dopo aver avvisato giudice e superiori, padre e figlia escono dopo tre ore dietro le sbarre. Sono giunte successivamente le scuse dell’Ikea: “Privilegiamo sempre il dialogo e ci rincresce sinceramente per questa situazione. Ci impegniamo a ritirare la nostra denuncia e presentiamo le nostre scuse”.