Una violenta tempesta di neve ha provocato una tragedia in Nepal: sul monte Gurja sono morte nove persone, tra cui il Messner coreano, ovvero Kim Chang-Ho. Aumenta il numero delle vittime nell’alpinismo, con una valanga che ha tolto la vita al noto scalatore asiatico (aveva già scalato tutti gli Ottomila della terra) e ad altri otto professionisti. Sempre in Nepal, sul monte Everest, a maggio persero la vita altre due persone, tra cui il campione giapponese Nobukazu Kuriki. Qualche giorno dopo, il dramma coinvolse il nostro paese: l’italiano Simone La Terra morì durante la scalata del Dhaulagiri, una delle vette dell’Himalaya: il suo corpo venne rinvenuto a 6.100 metri di quota, con la sua tenda spazzata via dal vento. Una caduta risultata fatale, con il mantovano che era riuscito a stabilire record degni di nota in passato. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
CORPI DISPERSI
Era considerato una sorta di Reinhold Messner coreano Kim Chang-ho, il team leader della spedizione di nove alpinisti morti sul monte Gurja, nel Nepal occidentale, a causa di una valanga innescata da una violenta tempesta di neve a 3.500 metri di quota. Come riportato da Il Messaggero, tuttora persistono le condizioni meteo proibitive che nelle scorse ore hanno impedito il recupero dei corpi dei componenti della spedizione Koreanway Gurja Himal Expedition 2018. Gli abitanti dei villaggi della zona che sono riusciti a raggiungere il campo base sono stati in grado di individuare i corpi di quattro sudcoreani, di due guide nepalesi e di un’altra persona non identificata. Nel frattempo continuano le ricerche degli altri due nepalesi dispersi, ha detto un funzionario della polizia locale, Bir Bahadur Budamag. (agg. di Dario D’Angelo)
MORTO IL “RE DELLE VETTE” COREANO
Tra i nove alpinisti morti in Nepal durante la scalata del monte Gurja figura anche il “re delle vette” sudcoreano, Kim Chang-ho, diventato il primo coreano a scalare le 14 montagne più alte del mondo (sopra gli ottomila metri) senza l’ausilio delle bombole d’ossigeno, concludendo l’impresa in 7 anni, 10 mesi e 6 giorni. Le condizioni meteorologiche proibitive hanno impedito il recupero dei nove corpi (di cui uno è dato ancora per disperso) ma, come riportato da Quotidiano.net, una squadra ritornerà sul luogo domani nel caso in cui le condizioni di visibilità migliorino. Secondo quanto riferisce l’Himalayan Times, a causare la strage di alpinisti è stata più strettamente una valanga, innescata dalla tempesta di neve, che ha sepolto il campo base degli scalatori situato a 3.500 metri di quota. (agg. di Dario D’Angelo)
TRAGEDIA IN NEPAL, 9 ALPINISTI MORTI SU MONTE GURJA
Tragedia in alta quota: in Nepal si è infatti verificata una strage di alpinisti sul monte Gurjia e 9 persone sono morte nel corso di una tempesta di neve particolarmente violenta abbattutasi sul campo base in cui gli scalatori si trovavano insieme ai loro portatori. Come riferito da La Gazzetta dello Sport, a detta di Wangchu Sherpa, direttore della Trekking Camp Nepal, le vittime sono quattro sudcoreani della Koreanway Gurja Himal Expedition 2018, tra cui il team leader Kim Chang-ho, e quattro sherpa nepalesi che partecipavano alla stessa spedizione. Il conto delle vittime accertate è dunque di 8 persone, ovvero quelle avvistate nelle prime ore di oggi tra i resti devastati del loro campo da una squadra di soccorso. Nessuna speranza, però, di ritrovare in vita il nono componente della spedizione, che risultava inizialmente dispersa.
IMPOSSIBILE RECUPERARE I CORPI
Le operazioni di ricerca delle squadre di soccorso inviate sul Monte Gurja per tentare di recuperare i corpi degli alpinisti morti, come riportato da La Gazzetta dello Sport, sono state complicate dalle condizioni instabili e ghiacciate. Il portavoce della polizia all’agenzia francese France Press ha spiegato:”Riteniamo che l’incidente sia accaduto a causa di una tempesta di neve perché gli alberi sono rotti e le tende, anche i cadaveri sono sparpagliati“. Sul luogo della tragedia in alta quota si è portato anche un elicottero che però è riuscito ad atterrare appena sopra il campo, senza essere in grado di recuperare nessuno dei corpi. Il pilota del velivolo, Siddartha Gurung, ha descritto uno scenario apocalittico:”Tutto è sparito, tutte le tende sono state spazzate via, le condizioni erano troppo estreme per continuare la ricerca“.