«Nelle elezioni di domenica in Baviera ha vinto di nuovo l’europeismo. I partiti favorevoli all’Ue sono al 70% e il trionfo dei Verdi indica che difendere a testa alta il progetto europeo paga. L’annunciata rivoluzione sovranista invece si è dimostrata una specie di fake news. L’Afd è rimasta con poco più del 10% dei voti e molto al di sotto delle aspettative»: a dirlo è la capodelegazione degli eurodeputati Pd a Bruxelles, Patrizia Toia dopo gli esiti delle Elezioni bavaresi. Mentre il board centrale del Governo tedesco, Merkel-Seehofer, tenta di studiare le prossimo mosse, l’onda Verde che si allarga su tutta l’Europa – assieme alla crescita parallela dei sovranisti – mette a nudo le grandissime difficoltà di popolari e socialdemocratici. In tanti a Berlino (e non solo) temono che il voto in Baviera possa essere un “sinistro” anticipo delle Europee di maggio, anche se il Pd fa un ragionamento diverso: «La sconfitta dei sovranisti in Baviera è un altro episodio, ultimo in ordine di tempo, di una serie di debacle o di risultati deludenti, dal fiasco di Marine Le Pen in Francia a quello di Geert Wilders in Olanda. L’onda lunga delle proteste antieuro, causate dalla crisi economica, sta perdendo forse la sua carica ‘eversiva’ e presto se ne renderanno conto anche i nostri leghisti e grillini, che sono gli ultimi arrivati nello scopiazzare i programmi e gli slogan degli altri Paesi e nel tentare di importare in Italia un euroscetticismo che è estraneo alla nostra storia e al nostro sentire, oltre che ai nostri interessi».
SCHULZE (VERDI) È LA VERA VINCITRICE
Si chiama Katharina Schulze ed è probabilmente lei la vera vincitrice delle Elezioni in Baviera: convinta ambientalista, 33 anni e donna forte dei Verdi in quanto capogruppo nel Parlamento Regionale bavarese (si distinse già tempo fa per la forte campagna contro la candidatura di Monaco ai Giochi Olimpici 2026, con successo). Si deve a lei il grande successo dei Verdi contro i partiti “tradizionali”, con relativo messaggio “sismico” fortissimo contro il Governo centrale: per lei il fenomeno migratorio va guidato e non solo “gestito”, il tema ambientale è decisivo per il futuro di tutto il mondo, non solo della Germania e soprattutto la Merkel deve lasciare dopo troppe stagioni impegnate nella politica nazionale. I punti della Schulze sono chiari e gli elettori l’hanno premiata: ancora non si sa se saranno proprio i Verdi a fare un Governo di coalizione con la Csu bavarese, ma l’effetto è a prescindere già vincente. «Non affronto neppure oggi alcuna discussione su di me», ha ribadito il Ministro Seehofer, vero “nodo” ora nella Grosse Koalition per chi lo vede come una mera “propaggine” dell’Afd (e quindi da scaricare) e chi invece gli imputa la sconfitta dell’intero sistema tradizionale tedesco dopo oltre 40 anni in Baviera (quindi sempre da cacciare si sta parlando). Lui non molla ma la Cancelliera è ancora in silenzio e sta già preparando le prossime, delicate, mosse..
LE ELEZIONI IN BAVIERA “SCUOTONO” LA MERKEL
La Grosse Koalition non è mai stata così a “rischio” come in questi giorni: le Elezioni in Baviera (qui tutti i risultati e i primi exit poll, ndr) danno il senso di come la Germania stia, velocemente, cambiando passo ancora più forte di quanto avvenuto solo qualche mese fa con le Elezioni Politiche che hanno riconfermato (seppur con più debolezza) la Cancelliera Angela Merkel. Il crollo verticale della Csu (Unione cristiano-sociale, partito bavarese “gemello” della Cdu della Merkel) che passa in soli 5 anni dal 47% al 37,2% di ieri è solo un elemento della crisi bavarese che rischia di estendersi anche a Berlino: niente maggioranza assoluta (cosa che manteneva intatta dal 1962) in Parlamento di Monaco e nessuna “sponda” dai Socialdemocratici della Spd che addirittura crollano sotto il 10% (9,6%) in un’emorragia di voti che sembra non avere stop. Grande ascesa invece per i Verdi che col 17,5% “vincono” le Elezioni, nel senso che rendono fragile e non più immune la corazzata Csu: buonissima prestazione per i Freie Waehler (“liberi elettori”) che hanno preso l’11,5% dei consensi, stracciando la “concorrenza” della Sinistra Linke e facendo meglio dei liberali FdP, comunque entrati in Parlamento. Sul fronte delle possibili alleanze in Baviera, in attesa dei risultati ultimati con le proiezioni reali, la Csu potrebbe formare un esecutivo con i Verdi oppure con i più “affini” Freie Waehler assieme alla Fdp. Per ora il candidato presidente Csu Markus Soeder annuncia di «voler parlare con tutti i partiti, ma non con l’Afd», il partito con tendenze neonaziste che entra con l’11% per la prima volta in Parlamento.
COSA CAMBIA ORA IN GERMANIA?
È chiaro però che il vero punto nodale di queste Elezioni riguarda il Governo nazionale di Angela Merkel in vista anche delle Elezioni Europee del 2019 dove in tutto il Continente si rischia (se non peggio) lo stesso crollo dei grandi partiti “classici”. «A penalizzare i grandi partiti nazionalpopolari sono state le liti a Berlino, lo stile sbagliato, i toni» (attacca la segretaria della Cdu Annegret Kramp-Karrembauer), divisioni spesso volute proprio da quel Ministro degli Interni bavarese, Horst Seehofer, che ancora non ammette grandi autocritiche per il crollo della sua Csu. Si dice “battuto” ma per nulla “eliminato” anche se ammette, «considererò il mio ruolo per il futuro», il che lascia aperte le porte di un clamoroso quanto comprensibile passo indietro del potente e discusso Ministro degli Interni. Il Segretario della Spd intanto ‘minaccia’, «il voto in Baviera pesa sulla coalizione di Governo, ci saranno forti conseguenze». Sarà veramente così? Dall’Italia, assai interessati a quanto succede nella Germania della Merkel, il primo commento di Salvini è eloquente: «Sconfitta storica per democristiani e socialisti, mentre entrano in tanti, e per la prima volta nel Parlamento regionale, gli amici di Afd. Arrivederci Merkel, Schultz e Juncker». Di contro Gentiloni del Pd commenta, «Comunque bello vedere i Verdi prendere quasi il doppio dei voti della destra sovranista. Un messaggio anche per noi»; ancora più duro il renziano Sandro Gozi che sentenzia, «La Baviera dà una conferma: dobbiamo avere il coraggio di dire che la social-democrazia tradizionale è morta. E che dobbiamo trovare nuove vie alternative per vincere la sfida contro la conservazione e il neonazionalismo».