L’ultima versione “scelta” da Riad è quella di un Jamal Khashoggi ucciso da funzionari corrotti, o anche da criminali “qualunque”: insomma, una verità di comodo per salvare capre, cavoli, re e principi ereditari (oltre all’economia e commercio) che mette sul piatto una cosa che in pochi hanno sottolineato in questi giorni. L’Arabia Saudita ha cambiato clamorosamente versione: da “Khashoggi è uscito libero e vivo dal consolato a Istanbul”, a “forse ucciso in un interrogatorio andato male”, ad ancora “ucciso da funzionari corrotti e deviati di Riad”. Paurosa e imbarazzante come “spiegazione” di un giallo diplomatico che mette al centro un fatto inequivocabile: la morte di un giornalista “solo” per il suo essere ostile al regime di Arabia Saudita dovrebbe far riflettere l’intera comunità internazionale che invece assiste quasi “muta” davanti allo scempio saudita. 



TURCHIA: “PROVE DELL’OMICIDIO IN CONSOLATO”

La Turchia si dice certa: «abbiamo trovato prove certe dell’uccisione di Jamal Khashoggi durante la seconda ispezione al consolato saudita di Istanbul». Dei funzionari del Governo Erdogan, rimasti per ora anonimi, hanno riferito che tutti gli elementi per capire cosa sia successo al povero giornalista anti-Riad «stanno lì in consolato, è stato ucciso proprio lì». Non solo, il Presidente turco ha aggiunto nelle ultime ore che su fonti avute dagli inquirenti «alcune pareti dell’edificio sarebbero appena state ripitturate, forse per coprire le tracce». Nel frattempo, il colloquio tra Pompeo e i vertici di Riad è andato bene e non v’è stato, finora, lo strappo  tra i due alleati: «Ringrazio il re per il suo impegno a sostenere un’inchiesta completa, trasparente e tempestiva», ha spiegato l’inviato di Trump. Il principe MBS invece, considerato il vero mandante dell’operazione (ma senza prove per ora, ndr), ha commentato che i rapporti bilaterali Usa-Arabia sono più forti di prima: «Siamo forti e antichi alleati. Affrontiamo le nostre sfide insieme e così in passato, oggi, domani». 



NUOVE PERQUISIZIONI IN CORSO

Mentre aumenta la pressione della stampa internazionale, oltre che di Turchia e Stati Uniti (seppure con la dovuta cautela, visti gli storici rapporti che Washington intrattiene con Riad, alleato privilegiato nel Medio Oriente) sulla monarchia saudita in merito alla morte di Jamal Khashoggi, si apprende dalle autorità di Ankara che presto potrebbe essere disposta una nuova perquisizione nella sede del consolato arabo in Turchia, questa volta alla ricerca di eventuali materiali tossici dato che, come è stato avanzato da alcuni scoop degli ultimi giorni, il giornalista dissidente contro Mohamed Bin Salman potrebbe essere stato sciolto nell’acido dopo essere stato ucciso e fatto a pezzi al termine di un interrogatorio finito male. A parlare della nuova perquisizione è stato anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, aprendo un nuovo fronte polemico su Riad che, tuttavia, secondo alcune fonti, potrebbe presto anche cambiare la propria versione sulla sorte toccata a Khashoggi, vicenda della quale la stessa ambasciata continua a dire di non sapere nulla. (agg. R. G. Flore)



PRINCIPE MBS “INCASTRATO”

Gli Stati Uniti si ritrovano ad un bivio: continuare a fidarsi del Re Salman che continua a ritenersi estraneo ai fatti, oppure fare la voce grossa contro Riad e mettere in un angolo, “incastrandolo”, il principe ereditario Mohammed Bin Salman. Il “volto nuovo” dell’Arabia Saudita, promessa di un Medio Oriente islamico più “moderato” rischia di essere il capro espiatorio perfetto per tenere il Governo di Riad “al riparto” dalle critiche e gli stessi Usa potrebbero così continuare gli affari con Riad senza il “peso” di uno scandalo internazionale. Il problema è che la scomparsa di un giornalista così famoso non può essere “cancellato” e ogni giorno che passa che non si trova Khashoggi diventa un macigno in più per Trump, Salman e in parte anche per la Turchia. La scomparsa di Khashoggi, fino ad oggi, non ha ancora un colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio: chi sia stato non si sa ma le ultime novità emerse dal NYT potrebbero seriamente “accelerare” le nuove versioni che Riad sembra pronta a sostenere di fronte alla comunità internazionale. 

POMPEO INCONTRA ANCHE IL PRINCIPE MBS

Mentre proseguono i complessi e delicatissimi “rapporti” diplomatici, il caso Khashoggi vede oggi un nuovo sviluppo sul mero fronte di indagine in Turchia da dove è scomparso il giornalista anti-regime Riad. I magistrati e gli esperti della polizia scientifica turca effettueranno oggi una nuova ispezione nel consolato saudita a Istanbul: si tratta della seconda dopo che già nei giorni precedenti non avevano trovati elementi bastevoli per affermare che Khashoggi fosse effettivamente eliminato nell’ambasciata. In realtà, secondo Al Jazeera, nuovi elementi ci sarebbero e “prove dell’omicidio” sarebbero pronte ad essere scoperte. Mike Pompeo è intanto arrivato a Riad e oltre al Re Salman pare che debba incontrare anche il Principe ereditario, quel MBS che secondo gli analisti potrebbe essere preso come “capro espiatorio” per salvare l’immagine del re e dell’intera Arabia Saudita. Col passare delle ore emerge una seconda via d’uscita per Riad, ovvero l’ammissione dell’omicidio puntando però il dito contro “servizi deviati” che avrebbero agito senza l’autorizzazione del Governo saudita. 

ACCORDO TRUMP-SALMAN PER SALVARE IL RE?

Molto non torna nelle versioni finora riportate ufficialmente dall’Arabia Saudita e dopo le ultime novità emerse dal New York Times si rischia un’autentico caso diplomatica internazionale, più ancora di quanto già non lo sia. Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, è arrivato a Riad dove incontrerà il re Salman sugli sviluppi del caso del giornalista dissidente Jamal Khashoggi: ciò significa che molto probabilmente Usa e Riad proveranno a preparare una “versione definitiva congiunta” il che aumenterà le tensioni internazionali di chi vede in Trump un solido alleato dell’Arabia, tanto da “sorvolare” sulla bestialità compiute contro il giornalista anti-regime. Finora il Presidente Usa ha promesso pene severissime contro Riad se scoprisse che sono coinvolti, ma nelle ultime ore emerge invece una mano molto più “morbida” per evitare caos economici e scontri con il principale alleato nel Medio Oriente, dopo Israele. MBS non poteva non sapere, scrive il NYT: il Re confermerà questa notizia sul figlio nonché principe ereditario? La frase del re, «non so che cosa è successo a Khashoggi» potrebbe a questo punto indicare che il principe ha agito senza consultare il padre e su questa “soluzione” si potrebbe chiudere il caso, ma aprendo un vero scontro internazionale con i nemici di Riad (e di Washington). 

“UCCISO PER INTERROGATORIO ANDATO MALE”

Un interrogatorio “andato male”: sarebbe questo il motivo costato la vita a Jamal Khashoggi, il giornalista saudita scomparso e con ogni probabilità ucciso all’interno del consolato di Riyad ad Ankara, in Turchia. Stando a quanto riferito dalla CNN, il governo dell’Arabia Saudita, che per il momento ha diffuso ogni coinvolgimento diretto nell’eliminazione del giornalista dissidente, sarebbe in procinto di diffondere un dossier – anticipato parzialmente dall’emittente Usa – in cui ammette la morte di Jamal Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul e la attribuisce appunto ad un “interrogatorio andato male”. Come riportato da La Repubblica, il vero obiettivo era il rapimento del giornalista per portarlo fuori dalla Turchia, ma – dovrebbe spiegare il report – “l’operazione non sarebbe stata autorizzata dalle autorità, sarebbe stata condotta senza trasparenza, e i suoi responsabili saranno giudicati”. Una versione che dovrebbe dunque ricalcare quanto detto da Donald Trump, che aveva parlato di un omicidio compiuto da “cani sciolti”, e che metterebbe al riparo le autorità saudite scaricando tutte le responsabilità su non meglio identificati personaggi all’interno del consolato. (agg. di Dario D’Angelo)

MEDIA TURCHI: “SCIOLTO NELL’ACIDO”

Non solo una telefonata col suo omologo turco, il Presidente Recep Tayyip Erdogan che non ci tiene a sentirsi scavalcato in questa vicenda, ma anche con l’inquilino della Casa Bianca, Donald Trump: il re Salman dell’Arabia Saudita ha avuti due colloqui con i suoi più stretti alleati in merito al caso della morte di Jamal Kashoggi, il giornalista dissidente sul quale oramai ci sono pochi dubbi che sia stato ucciso dai servizi segreti del Paese arabo all’interno della loro ambasciata ad Ankara e poi sciolto orribilmente nell’acido, come rivela uno scoop del Washington Post e anche alcuni media turchi, dopo essere stato fatto a pezzi. Del suo colloquio con Salman, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha riportato alcuni passaggi, facendo sapere alla stampa statunitense che il sovrano saudita nega ogni addebito e ribadisce di non sapere nulla della sorte toccata a Khashoggi: posizione che lo stesso The Donald ha stigmatizzato negli scorsi giorni in modo insolitamente duro nei confronti dell’alleato “moderato” in Medio Oriente, soprattutto perché a suo dire la vicenda è ancora più grave perché la vittima è un giornalista. Intanto, pare possibile che nelle prossime ore la polizia turca effettua una nuova perquisizione proprio nella sede dell’ambasciata araba. (agg. R. G. Flore)

TELEFONATA TRA RE SAUDITA ED ERDOGAN

La situazione sul caso Khashoggi purtroppo continua a non dare punti fermi agli inquirenti internazionali che ormai da giorni investigano, assieme alla polizia turca, sulla sparizione e probabile omicidio del giornalista anti-regime: non solo, ogni giorno nuovi elementi fanno acquisire ancora più incertezza e “mistero” attorno alla possibile uccisione da parte dello “squadrone della morte” mandato forse da Riad per silenziare il cronista del Washington Post. Ieri l’attacco di Trump con possibili sanzioni all’Arabia Saudita qualora venisse appurata il loro coinvolgimento, oggi nuovi elementi emergono dai media turchi: «La polizia turca sta indagando seriamente sull’ipotesi che il corpo del giornalista dissidente saudita Jamal Khashoggi, scomparso il 2 ottobre dopo aver varcato la porta del Consolato del suo Paese a Istanbul, sia stato sciolto nell’acido»: lo scrive il quotidiano turco Haberturk a qualche giorno dagli altri indizi del NYT che parlavano di corpo fatto a pezzi direttamente nel consolato e poi trasportato a Riad per disfarsene.

KHASHOGGI, APERTO CONSOLATO A INQUIRENTI TURCHI

Intanto, ed è la seconda novità del giorno, dopo una telefonata tra il Re Salman e il Presidente Erdogan sarà aperto finalmente il Consolato per le perquisizioni delle autorità turche: l’ispezione comincerà alle 14 ora locale anche se dopo 13 giorni le probabilità di trovarle sono scarse. Salman aveva prima parlato con Trump provando a “rasserenarlo” sulla mancanza di colpevolezza del Governo centrale di Riad: ma allora chi davvero ha rapito e forse ucciso Khashoggi? Al momento tutti o nessuno, un vicolo cieco nonostante il tantissimo materiale a disposizione – sia ufficiale che ufficioso – sulle ultime ore del giornalista saudita: quello che si vuole evitare è una crisi internazionale, con la Casa Bianca che vuole mediare per evitare conseguenze negative economiche per un importante alleato in Medio Oriente. L’impressione è che se tutto il caso Khahoggi fosse avvenuto anche solo a Teheran o Damasco, l’esito e le reazioni potevano essere assai diverse..