Il vantaggio, se così si può definire, del carcere di Guantanamo è che si trova fuori degli Stati Uniti, in un piccolo lembo dell’isola di Cuba occupato dagli americani quando tentarono di rovesciare il regime castrista nei primi anni 60. Ciò lo rende un luogo del tutto inavvicinabile per chiunque, giornalisti o dimostranti e dunque quello che vi succede all’interno non lo sa nessuno tranne naturalmente le forze dell’ordine che vi operano. Fino al 2002 base militare, è diventato luogo di detenzione dopo l’attentato alle Torri Gemelle. Sono circa 800 attualmente i detenuti che vi sono rinchiusi, tutti accusati di attività terroristica, quasi nessuno è imputato di alcun capo di accusa: i reclusi non sono classificati come prigionieri di guerra e dunque non godono delle garanzie della Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra né imputati di reati ordinarI, per questo non godono di alcuna garanzia legale e non vengono nemmeno processati. E’ una sorta di “buco nero legale” che tra l’altro non è mai servito a ottenere informazioni né a sconfiggere il terrorismo. (Agg. Paolo Vites)



LE ACCUSE DI TORTURA

Non è ancora tempo per la pensione per la prigione di massima sicurezza di Guantanamo. Il carcere doveva chiudere per sempre in tempi brevi, come da annuncio del 2009 dell’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ma in realtà resterà aperta per almeno altri 25 anni. Ad affermarlo è stato John Ring, l’ammiraglio responsabile della prigione militare, su ordini precisi di Donald Trump. Il tycoon americano aveva infatti firmato durante lo scorso mese di gennaio un ordine esecutivo che ribaltava la precedente direttiva Obama, «Ci hanno detto che staremo qui per 25 anni o più», ha detto Ring, con il Pentagono che ha aggiunto: «Il presidente ci ha inviato un promemoria che dice che il programma è aperto».



INSTALLATO NEL 2002

Il carcere situato a Guantanamo Bay, in quel di Cuba, è sempre stato additato come luogo di prigionia spietata e di torture, e stando a quanto sostenuto da Nils Melzer, relatore speciale delle Nazioni Unite sulle torture, il detenuto Ammar al-Baluchi, sospettato per gli attentati dell’11 settembre, e ancora oggi torturato nella struttura cubana. Il campo è stato aperto ufficialmente nel 2002 dall’allora presidente degli Stati Uniti George W. Bush, come risposta all’attentato alle Torri Gemelle avvenuto l’anno prima: da allora ha sempre ospitato terroristi provenienti in particolare dal Medio Oriente.