Nonostante recentemente anche il Governo di Macri si sia mostrato indeciso rispetto alla promessa di lottare contro la corruzione fatta nel 2015, la Mani Pulite argentina, chiamata “Cuadernopoli” perché basato sulla scoperta di sei quaderni compilati con grande precisione di fatti luoghi e situazioni illecite da parte di Oscar Centeno, autista di Roberto Baratta, numero due dell’ex ministro dello Sviluppo, Julio De Vido (recentemente condannato giorni a 5 anni di carcere in un’altra vicenda). Questi quaderni hanno fornito la spinta decisiva per indagare su un sistema di corruzione che nell’arco dei 13 anni di potere kirchnerista ha generato un flusso di denaro illecito per un ammontare, recentemente calcolato dall’Università di Buenos Aires, di 35 miliardi di dollari. Fin dal 2007 il giornalismo ha svolto un ruolo decisivo, sia a livello di investigazione che di denuncia: e anche in questo caso il giornalista economico Diego Cabot del quotidiano “La Nacion”, che per primo ha ricevuto copia dei quaderni, è stato il detonatore che ha fatto scoppiare l’intera vicenda. Lo abbiamo incontrato a Buenos Aires nella redazione del giornale.
Un bel giorno ha ricevuto questi quaderni… e poi?
Storicamente ho sempre lavorato su questi temi e ho scritto tre libri sull’argomento, il primo dei quali è uscito 11 anni fa. In Argentina si è sviluppata una relazione d’affari tra imprese e organismi dello Stato commissionanti estremamente sospetta. Quando ricevetti i quaderni le cose che descrivevano mi risultavano già note, come pure i personaggi menzionati negli appunti. Diciamo che il racconto mi risultò sommamente perfetto per crederci subito. Ho quindi dovuto effettuare dei controlli sia attraverso confronti con dati e situazioni che avevo che con sommarie descrizioni di quanto avevo letto durante incontri informali con i personaggi coinvolti, ovviamente senza che questi ultimi sospettassero di nulla. È così che sono arrivato alla conclusione che i quaderni in mio possesso corrispondevano totalmente alla realtà dei fatti.
E quindi cos’ha deciso di fare?
Avrei potuto pubblicarli in una serie di articoli, che sicuramente avrebbero provocato un clamore immenso. Ma sono anche avvocato e in base alla mia esperienza ho capito che, procedendo alla pubblicazione, avrei fornito ampi spazi per silenziare tutto e una volta passato un po’ di tempo le cose sarebbero finite nel dimenticatoio. Mi sono messo quindi in contatto con l’autorità giudiziaria fornendo copia dei documenti in mio possesso affinché potessero indagare. Terminate le indagini l’8 di agosto ho potuto iniziare a pubblicarli, anche perché a quel punto, con le prove fornite, a chi veniva citato si chiudevano gli spazi di manovra, in quanto o si confessava il reato e si andava al patteggiamento come pentito o si aprivano le porte delle carceri.
Gli scandali che hanno investito il kirchnerismo sono innumerevoli e le indagini su quelli legati alle opere pubbliche datano dal 2007: sotto la Presidenza di Cristina Fernandez de Kirchner si sono succeduti interventi di giudici amici o turbamenti nelle indagini stesse. Poi nel 2015, con l’avvento della Presidenza Macri, la giustizia ha ripreso a funzionare in maniera più indipendente, ma senza poter ottenere i risultati definitivi…. fino all’arrivo dei Quaderni. Com’è possibile che abbiano impresso non solo concretezza, ma anche velocità nei procedimenti?
In primo luogo perché, con le prove acquisite dalla giustizia, nessuno poteva dichiarare di non aver avuto nulla a che fare nella faccenda. È cambiato anche il Governo e bisogna tenere conto che il kirchnerismo, che ha la maggioranza dei casi di corruzione (ma le schegge dell’indagine riguardano tutte le forze politiche), non ha più il potere, quindi l’opzione che rimane aperta è quella di controllare e limitare i danni. Perché continuare a essere fedele ad un mondo politico che non ha più potere? Oltretutto la giustizia non riceve di certo le pressioni che esercitava il kirchnerismo, quindi è più indipendente. Inoltre, il Governo precedente ha perso la capacità di provocare danni: cosa pensa che succederà in Venezuela una volta che il regime di Maduro crollerà? Le denunce e le cause contro di esso, che ora sono bloccate dal suo potere, si moltiplicheranno.
Rispetto alla “Mani pulite” italiana qui c’è un Senato che difende a spada tratta gli imputati politici continuando a ostacolare la giustizia. Quando potrà cambiare la situazione?
La legge sui pentiti, che è stata ampiamente contrastata dal kirchnerismo, è passata e quindi esiste la possibilità per l’accusato di collaborare. Ma, giustamente, che succede con la politica? Questo caso la interpella in prima persona, viste le circostanziate e pesanti accuse. Molte volte i politici non possono assolutamente fornire spiegazioni sul loro tenore di vita che contrasta apertamente con i loro stipendi. Quello che fondamentalmente cambierà da ora sarà sicuramente il modo di finanziare una politica che si è abituata a un tenore di vita ingiustificabile normalmente, che però si spiega con i finanziamenti occulti e la corruzione. Per la politica le conseguenze non riguardano solo dibattere se togliere l’immunità parlamentare a Cristina Kirchner o no.
Cosa cambia quindi?
Bisognerà pensare che le prossime elezioni saranno sicuramente le più povere mai registrate a livello di finanziamenti occulti: chi mai sarà rischierà a pagare e chiedere tangenti dopo questa esperienza? Finalmente possiamo dire che tutto questo sistema correrà il rischio di non ripetersi come sempre è stato fatto. Il Senato continua a cercare di bloccare un fenomeno che è irreversibile, anche perché, dopo un inizio in cui i pentiti erano quasi esclusivamente imprenditori, ora si è aggiunta una fila di politici arrestati che stanno collaborando. Insomma, è un “si salvi chi può” nel quale la politica è immersa fino al collo, anche con una certa indecisione da parte dell’attuale Governo, che ha diversi personaggi a lui legati implicati nello scandalo, primo fra tutti il cugino del Presidente Macri.
Alla fine di tutto questo, com’è possibile che, dopo che la tempesta è scoppiata così fragorosamente, i sondaggi per la Presidenza del 2019 vedano Cristina Fernandez de Kirchner, definita con lo scomparso marito Nestor, capobanda del più gigantesco sistema di corruzione visto in Argentina, al 30% dei voti e che molti intellettuali legati al suo Governo definiscano i quaderni un falso?
Anche a me sono arrivate diverse critiche, ma posso senz’ombra di dubbio affermare che in questi anni in Argentina è sorto un grande disprezzo, da parte di alcuni settori della società legati a quella parte di mondo politico implicato, per i fatti, con l’esaltazione di un discorso e una dialettica al di sopra della realtà. Diciamo che si è instaurata una specie di credenza che definirei religiosa nel negare o manipolare la realtà. In generale in America latina i Governi populisti, che sono specialisti nel creare bolle di sapone a breve termine per continuare nell’esercizio del potere, non spariscono da un giorno all’altro, sebbene non siano più al potere. Specie se che gli subentra deve far fronte all’enorme quantità di gravi problemi, economici e sociali, lasciati in eredità. Anche perché la memoria della gente ricorda il potere passato: se prima potevi, ad esempio, comprare un televisore pagandolo con 40 rate, ora che ti tocca pagarlo in una tu protesti. Ma è anche vero che se Cristina ha attualmente in previsione il 30% dei voti, raccoglie pure un 70% di suffragi contrari.
(Arturo Illia)